Menomale che i giurati, alla Mostra del Cinema, vedono i film in solenne conclave e non in sala, alla proiezione serale, protetti dalla folla che mormora, si sventaglia, fa cadere borsetta-telefonino-programma con tonfi da vecchio sensurround e soprattutto acceca con il proprio smartphone lo spettatore della fila dietro pur di controllare ogni trenta secondi quanti like e commenti ha già ricevuto il selfie postato un quarto d’ora prima. Per fortuna, la presidente e i suoi accoliti sono tenuti lontano anche dal peggio di Venezia, ovvero da quella calca indistinta di pubblico e fans che si assiepa davanti alla transenne del red carpet, starnazzante nomi con la pronuncia storpiata e smanacciante quaderni e penne ad uso autografo. Si dovrebbe far camminare bendata, la presidentessa, la pasionaria Lucrecia Martel che ha tuonato contro lo stupratore Roman Polanski (prima che cominciasse la gara cui il regista era stato invitato) perché potrebbe chiedere, magari, chi sono quelle due attrici per le quali il popolo si sbraccia e urla e s’agita tanto e vaglielo a spiegare, poverina, che non sono attrici ma soltanto Ilaria e Nunzia, due uscite da «Temptation Island», due che devono la loro popolarità – e questo red carpet un tempo glorioso – al reality del brand Maria De Filippi, famose per aver lasciato nel vorticoso gioco televisivo di coppie e di corna i rispettivi fidanzati, Massimo e Arcangelo. La porterebbero via quelli del 118, Lucrecia, da coccolòn colpita. Ed ancora: spiegaglielo alla regista d’impegno antisessista perché su quella passerella – dalla quale sono stati estromessi gli dei del cinema, forse scivolati e caduti in Laguna – ciabattano su tacchi 14 o in mocassini di vernice senza calze, soprattutto modelle che è già tanto se hanno tenuto il broncio in un paio di pose nello spot di un profumo o di un aperitivo e modelli che è già un successo se han fatto bella mostra di sé nella pubblicità di mutande firmate. Al confronto la Ferragni – una che solo a fissare l’obiettivo di una macchina fotografica le si impenna il conto in banca – è Greta Garbo.

A proposito di mutande, sul red carpet pare non se ne portino quasi più, di quelle femminili almeno, perché lo spacco più audace arriva ad altezza fegato-cistifellea (al confronto la “farfallina” di Belen è da educande) e non si capisce proprio dove anche un minimo triangolino dovrebbe reggersi o aderire, e tanto varrebbe se il vestito fosse tenuto su da uno spillo da balia (magari in versione gioiello) fino all’attaccatura sotto il seno. E quelli che i comunicati stampa degli atélier che vestono le mannequin o le starlette che questi spacchi sfoggiano chiamano “inserti” (di merletto, di raso, di voile trasparente) hanno più che altro la grandezza di centrini, sottocoppe, fiches da chemin.

Di cinema, poi, non si parla quasi. Si parla sempre di coppie scoppiate e che qui a Venezia si riaccoppiano anche se dormono in camere separate. Quest’anno vanno tantissimo. E che se non declamano cinguettii di nostalgia, battibeccano sulla pazienza trascorsa e da anni esaurita. Vedi Bellucci (sontuoso paradigma di vestiti da gran sera che potrebbero viaggiare anche da soli sul tappeto rosso se lei non avesse quel po’ po’ di personale) e Cassel. E tutti a parlare dei loro uomini e delle loro donne, specie le donne dei loro uomini, sempre più giovani di loro e adoranti. Vedi Golino che rassicura che l’attuale fidanzato è molto più giovane di lei ma meno di quel che un tempo fosse stato Scamarcio. Perfino l’indomita Letizia Battaglia, 84 anni, che oggi sfilerà sul red carpet fotografata da centinaia di suoi colleghi in quanto protagonista del film in concorso di Franco Maresco, confessa a una collega de “il manifesto” di avere una relazione con tale Roberto: «Ha quarant’anni meno di me, ci vogliamo bene tantissimo ma non abbiamo rapporti sessuali perché non voglio più, ho il corpo vecchio, basta».