Giuseppe Sottile

Pd e Forza Italia
in fuga dallo scandalo

Il governicchio asserragliato tra le mura di Palazzo d’Orleans preferisce affogare il grande scandalo in una palude di silenzi e omertà. Ieri, mentre la commissione antimafia presieduta da Claudio Fava cercava di capire dove sono finiti i novanta e passa milioni pagati per un censimento mai visto e comunque ormai inutilizzabile, il presidente della Regione “discorreva di nulla”, per dirla con Mercuzio: ipotizzava, manco a dirlo, la creazione di una banca del Sud. Fuffa e nulla più. Ma hanno preferito girarsi dall’altra parte anche i partiti istituzionali di Palazzo dei Normanni, dal Pd a Forza Italia, che hanno puntualmente disertato i lavori della commissione. Dovevano ascoltare il bullo, che è stato consulente dell’avventuriero, autore la rapina, ed è ora l’uomo che ha in mano il bandolo della matassa. Invece sono..

L’arte di turlupinare
la Sicilia e i siciliani

Ormai amministrano solo la fuffa. Ieri le due macchiette più appariscenti della politica siciliana – l’inutile Musumeci e il bullo che lo sovrasta – hanno tenuto una conferenza stampa per annunciare che la Sicilia può contare su un altro piccolo carrozzone. Si chiamerà Osservatorio economico e sociale: un’idea nuova, folgorante, nata dalla collaborazione tra l’Irfis e lo Svimez, un istituto quest’ultimo che già dal pleistocene studia e analizza i guai del Sud. Ma a Musumeci e al suo bullo di fiducia lo Svimez non bastava. E non bastava nemmeno l’Istat e neppure l’Eurispes e nemmeno tutte le fondazioni e tutti gli istituti di ricerca cresciuti come funghi all’ombra del più salivoso e sostanzioso clientelismo. Serviva un altro osservatorio. E loro, per turlupinare la Sicilia e i siciliani, lo hanno prontamente..

Quell’antimafia che vede
pagliuzze e non travi

Hanno davanti uno scandalo grande quanto una casa, uno sporco affare che è costato alla Regione qualcosa come novanta milioni ma loro, le anime belle dell’antimafia, gli eroi della comoda Sesta Giornata, preferiscono strapparsi i capelli per una storia raccattata nella periferia palermitana; dove una poveraccia, travestita da cantante neomelodica, ha mandato – dal palco di una festa rionale – il suo saluto a un boss morto tre anni fa. Per carità, è sempre dovere della cultura indignarsi per i peccati della sottocultura. Ma l’accanimento che spinge i maestrini dalla penna rossa a flagellare con tanto zelo la peccatrice di Passo di Rigano, chiamiamola così, suscita qualche perplessità. E anche qualche interrogativo: è mai possibile che le anime belle della nostra antimafia si risvegliano solo per le pagliuzze e mai..

Tria, il Governatore
e il dente del giudizio

Ora che Giovanni Tria, il ministro del Tesoro tanto odiato da Salvini, ha lasciato gli uffici di via XX Settembre, che ne sarà del giochino politico grazie al quale il bullo di Palazzo d’Orleans ha fatto credere al presidente Musumeci di avere una solida sponda con il governo di Roma? Lui sosteneva che Tria fosse un suo fraternissimo amico e che grazie a questa amicizia l’interlocuzione della Regione avrebbe conseguito innegabili vantaggi. E non aveva pudori. Quando Palazzo Chigi gli sbatteva la porta in faccia e lo rispediva a casa con le pive nel sacco lui narrava la favoletta secondo la quale non c’era comunque da strapparsi le vesti perché “l’amico Tria” avrebbe aggiustato ogni cosa. E Musumeci finiva per crederci. Ora che Tria è uscito di scena e il..

Granitico, marmoreo
e inutile: è Musumeci

Antonio Fraschilla, autorevole cronista di Repubblica, ci informa che l’Unione Europea ha scoperto il trucco di alcuni progetti presentati dalla Regione e ha chiuso la cassa. Palazzo d’Orleans voleva farsi finanziare opere già in costruzione: dai depuratori delle Eolie al “passante” di Palermo. E Bruxelles non solo ha cancellato contributi per 160 milioni ma ha pure bloccato tutti i pagamenti. “Un disastro”, annota Fraschilla. Ma il disastro non sembra turbare Nello Musumeci. Né tantomeno i vari assessori ormai costretti a stringere ulteriormente la cinghia: dopo il buco di 400 milioni, registrato a sorpresa dagli uffici del Bilancio, la batosta dell’Ue proprio non ci voleva. Si prepara una stagione di lacrime e sangue. Ma il governicchio di Palazzo d’Orleans sopravvive, granitico e marmoreo, alla propria indolenza: l’acqua lo bagna e il..

Aridateci un Toninelli
di cenere e incenso

Aridateci Toninelli. Sì proprio lui, l’imbranatissimo ministro delle Infrastrutture, il grillino dalla gaffe seriale, l’uomo che credeva nel tunnel del Brennero e lanciava appelli per l’auto elettrica da un Suv alimentato a diesel. Aridateci Toninelli perché non è giusto che sia l’unico a pagare per la sua specchiata incompetenza. Ma avete pensato ai guai che ci arriveranno da Gigino Di Maio e dal suo pellegrinare nell’ignoto pianeta delle feluche? Avete pensato ai danni che ci pioveranno addosso dall’acribia legislativa di Alfonso Bonafede, il ministro di Giustizia per il quale la giustizia è anche un’emozione? Aridateci Toninelli. Al limite cospargetegli il capo di cenere ma rimettetegli i peccati; poi concedetegli pure due fumi d’incenso: messo a confronto con Bonafede, vedrete che finirà per troneggiare. Vi apparirà un gigante della cultura e..

Bonafede riconfermato
Oggi è giorno di festa

Oggi è un giorno di festa. Alfonso Bonafede, ministro di Giustizia, è stato riconfermato nel suo prestigioso incarico e nel pomeriggio rientrerà giubilante nell’ovattato ufficio di via Arenula. Varcherà il salone del Cinquecento tra due fitte ali di folla. Uomini di legge e giureconsulti renderanno omaggio alla sua imperitura opera sui codici e ai suoi luminosi progetti sull’avvenire di tutte le toghe. Lo stato di diritto tirerà un sospiro di sollievo e chi aveva tribolato per il futuro del garantismo avrà motivo di ricredersi: il Guardasigilli riprenderà ad horas la sua battaglia di civiltà e di sicuro raderà al suolo manettari e forcaioli. Procure e magistrati coraggiosi vivranno una nuova era e non ci saranno più indagati da sputtanare né imputati da appendere al palo della gogna. Ci aspettano anni..

Ma per questo scandalo
le antimafie non ci sono

Di antimafie ce ne sono tante: c’è quella sincera e quella farlocca, c’è quella istituzionale e quella forcaiola, c’è quella chiodata e quella da passeggio. Pur riconoscendo a ciascuno impegno ed entusiasmo, bisogna pur constatare che spesso movimenti e associazioni finiscono per bere la propria acqua e per restare lontane dal mondo che le circonda. Prendiamo lo scandalo che da settimane scuote l’opinione pubblica: quello dei 91 milioni pagati dalla Regione a un clan di avventurieri per un censimento dei beni immobili che nessuno ha mai visto. Avete sentito una delle anime belle che ogni giorno dibattono su Falcone e Borsellino, su Libero Grassi e Carlo Alberto Dalla Chiesa, spendere una parola per chiedere legalità e giustizia? E’ molto più facile chiedere alla politica, che insabbia le carte, contributi e..

Le lacrime bugiarde
di Nello Musumeci

Ha ricominciato a piagnucolare perché gli alleati del nuovo governo – Pd e Cinque stelle – ignorano il Sud e la Sicilia. Il governatore con la lacrima pret-â-porter è Nello Musumeci. Il quale comincia ormai a suscitare solo tristezza. Basta, presidente, con questa nenia. Diceva un grande suo predecessore, Piersanti Mattarella, che la prima condizione per farsi ascoltare da Roma è quella di avere le carte in regola; e il suo governicchio, su questo fronte, zoppica parecchio. Basta un esempio. Lei è il presidente che avrebbe dovuto dare una spiegazione sullo sporco affare dei 91 milioni pagati dalla Regione per un censimento dei beni immobili che nessuno ha mai visto. Ma, per un’opaca sudditanza nei confronti del suo bullo di fiducia, se n’è stato vergognosamente muto. Al posto di piagnucolare,..

Miccoli, Orlando
e le anime belle

Ci voleva un “débauché d’esprit” come Mario Bellavista, avvocato e musicista di altissimo livello, per smascherare l’ipocrisia delle nostre anime belle. I santoni dell’antimafia se ne stanno lì ad accanirsi su Fabrizio Miccoli – il giocatore del Palermo che, parlando con un boss, ha offeso la memoria di Giovanni Falcone – e impietosamente respingono ogni suo appello alla clemenza: lui insiste nel chiedere perdono ma i fustigatori gli negano la remissione dei peccati. A questo punto irrompe la provocazione di Bellavista. “Se è stato perdonato a Orlando Cascio perché non perdonarlo anche a Miccoli?”, scrive su Facebook. Già, chi non ricorda le nefandezze inventate da Orlando contro Falcone? Lo trascinò davanti al Csm e lo obbligò a difendersi dall’accusa di nascondere le prove nei cassetti. Ma questo oggi non è..

Gerenza

Buttanissima Sicilia quotidiano online è una testata regolarmente registrata. Registro generale n. 223.
Registro della Stampa n.5 del 24/01/2018 presso il Tribunale di Palermo

Editore: Salt & Pepper S.r.l. Tel +39 091 7302626 P.IVA: 05126120822

Direttore responsabile Giuseppe Sottile

Change privacy settings

Contatti

+39 091 7302626
www.buttanissima.it
Via Francesco Scaduto, 2/D – Palermo
Questo sito è associato alla
badge_FED