Giuseppe Sottile

Un reticolato
per la Sicilia

Ormai lo sanno pure le pietre: Palazzo Chigi ha giudicato inaffidabile la gestione del bilancio regionale. Altrettanto aveva fatto la Corte dei Conti che, non a caso, ha messo a nudo errori, omissioni e scempiaggini di varia natura. Vedremo lunedì che cosa avranno da dire i deputati riuniti a Palazzo dei Normanni per varare la leggina di assestamento e, con ogni probabilità, pure l’esercizio provvisorio per i primi mesi del 2020. Per il bilancio annuale bisognerà invece aspettare che Roma indichi al governo di Musumeci, ormai commissariato, gli adempimenti necessari per tenere i conti in ordine. Roma, come si ricorderà, ha concesso alla Regione di spalmare in dieci anni il disavanzo di oltre due miliardi ma ha preteso di fissare il reticolato entro il quale i bulli del Bilancio dovranno..

La Regione dei bulli
è stata commissariata

Per fortuna che a Roma c’è gente con la testa sulle spalle. Come il ministro Boccia o come il rappresentante di Italia Viva. I quali si sono finalmente resi conto che in Sicilia c’è un governo regionale composto da bulli impenitenti, pasticcioni e inconcludenti. La controprova sta nel fatto che Palazzo Chigi, dopo le perplessità avanzate dai renziani, ha consentito sì, alla Regione, di spalmare in dieci anni il pesantissimo disavanzo; ma al tempo stesso ha ricordato ai bulli di Sicilia che la pacchia è finita, che Palazzo d’Orleans dovrà adottare misure rigorose per ridurre il debito e che se le cose non dovessero andare per il verso giusto da qui a novanta giorni la clemenza di Roma svanirà. Con la conseguenza che il disavanzo dovrà essere tragicamente smaltito in..

La lezione di Boccia
a Musumeci e Armao

Il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, ha impartito al governatore Musumeci, e al suo vice Armao, una lezione di diritto costituzionale. I due sicilianuzzi, con il cappello in mano, chiedevano al governo di Roma la misericordia di spalmare in dieci anni il disavanzo di due miliardi che rischia di paralizzare il traballante bilancio della Regione. E pretendevano pure una norma, da inserire nel Milleproroghe, che consentisse loro di avviare un’altra stagione di spese incontrollate e di conti sballati. Una altra stagione, per intenderci, simile a quella già impietosamente censurata dalla Corte dei Conti. Boccia ha spiegato che la Sicilia avrà sì la proroga, ma all’interno di un decreto legislativo che fissi regole ferree e capaci, comunque, di imbrigliare il bullismo amministrativo di Palazzo d’Orleans. I due hanno incassato...

Regione inaffidabile,
salvataggio difficile

Non poteva che andare così. Il ministero dell’Economia ha cestinato la supplica con la quale il governo di Nello Musumeci chiedeva di inserire nel Milleproroghe il “Salva Sicilia”, una norma che consentisse alla Regione di spalmare il dieci anni il disavanzo di due miliardi di euro. Lo sapevano pure le pietre che il Mef avrebbe bocciato la proposta. La Corte dei Conti, la settimana scorsa, ha documentato l’inaffidabilità dei conti: l’assessorato al Bilancio non riesce a stabilire il valore del patrimonio immobiliare; ogni giorno compare a sorpresa un buco – l’ultimo di 50 milioni – che nessuna testa d’uovo aveva inserito nei documenti contabili; non esistono previsioni credibili né sul contenzioso né sulla voragine delle partecipate. Bocciata la via breve del Milleproroghe, per salvare la disperata Sicilia non resta che..

No, caro presidente,
il decoro non è tornato

"E’ tornato il decoro", ha detto Nello Musumeci l’altro ieri in conferenza stampa. E così dicendo intendeva rivendicare al proprio governo il merito di avere restituito alla Regione una patina di onorabilità. Ma il decoro non si può quantificare né in metri quadri né in metri lineari. E’ una parola vuota. Che il Governatore ha lanciato in aria per distogliere l’attenzione dalle accuse mosse dalla Corte dei Conti al suo governo. Altro che decoro: i magistrati contabili hanno individuato colpe, negligenze e illegittimità. E Musumeci avrebbe fatto bene a richiamare severamente al rispetto delle istituzioni quei vertici del Bilancio che, con spocchia, non si sono degnati nemmeno di consegnare ai giudici i documenti necessari per la parifica. Invece ha preferito, come sempre, difendere l’indecoroso bullismo di chi ha portato la..

Musumeci bussa
ma nessuno gli apre

Il governatore Musumeci ha avviato il suo pellegrinaggio nei palazzi del potere nel tentativo di trovare qualcuno che aiuti la Sicilia dopo il disastro finanziario creato dalla dissennatezza dei vecchi governi e dall’inconcludenza dell’attuale assessore al Bilancio. Ha bussato alla porta di Giuseppe Conte con la speranza di spalmare in dieci anni il disavanzo ma il capo di Palazzo Chigi non ha dato risposte soddisfacenti. A vuoto anche la ricerca di un interlocutore politico tra i leader dell’opposizione. Giorgia Meloni ha, come punto di riferimento per la Sicilia, Raffaele Stancanelli e non intende cambiare cavallo. Mentre Matteo Salvini è stato formalmente molto gentile ma, nella sostanza, ha risposto picche. La Lega non intende stringere alleanze con un presidente della Regione che si ostina a governare con gli uomini di Raffaele..

Chi pagherà il conto
del grande disastro?

Il presidente della Regione, Nello Musumeci, è un uomo a modo, una persona per bene, con una storia politica che gli fa onore. E’ un uomo delle istituzioni. Eppure è successa, in questa ultima fase del suo governo, una cosa molto grave. Quelli del Bilancio – assessore, dirigenti e funzionari – hanno avuto la spocchia e l’arroganza di prendere a pesci in faccia la Corte dei Conti: i magistrati contabili chiedevano informazioni e i satrapi di via Notarbartolo non si degnavano nemmeno di rispondere. Il risultato è quello che è: i conti sono saltati per aria e la Sicilia è rimasta nel mezzo della palude, con l’acqua alla gola. Che farà ora l’onestissimo Musumeci? Si impone, quantomeno un’operazione di pulizia e di trasparenza. Chi non ha fatto il proprio dovere..

Se Musumeci guarda
nelle storie del passato

Presidente Musumeci, si contenga. Non c’è più bisogno di calcare la mano. Le anime belle di Sicilia non hanno, come lei, alcun dubbio: la colpa del disastro finanziario nel quale è precipitata la Regione è esclusivamente dei governi che si sono succeduti a Palazzo d’Orleans prima del suo insediamento. Cuffaro, Lombardo, Crocetta: sono questi i reprobi che, con le loro spese dissennate, hanno stretto al collo della Sicilia la forca di un bilancio che non le concederà più alcun margine di manovra. Si fermi qui, onorevole. Perché se malauguratamente le venisse in mente di scavare a fondo nelle maleodoranti caverne del passato – per esempio in quella di Raffaele Lombardo – le comparirebbe il fantasma del bullo che oggi siede con affettata magnificenza alla sua destra. E lei, di conseguenza,..

Colpe vecchie e nuove
del naufragio finanziario

Troppo facile, presidente Musumeci, scaricare tutte le colpe sul passato prossimo e sul passato remoto di Palazzo d’Orleans. Certo, sprechi e privilegi dei precedenti governi hanno creato una voragine finanziaria di fronte alla quale ogni siciliano onesto dovrebbe provare sdegno e indignazione. Ma alle colpe antiche va aggiunto anche un disordine, nella gestione del Bilancio, certamente riconducibile all’attuale assessore. La Corte dei Conti, prima e durante la cerimonia di parifica, ha sottolineato arroganze e negligenze; e ha denunciato metodi e comportamenti che di sicuro non fanno onore a un governo che aveva puntato le proprie carte sulla legalità e la trasparenza. Chi pagherà il conto? Nessuno. Perché il Governatore ha paura della sua ombra e preferisce affrontare un altro anno di caos e carestia pur di non prendere a calci..

Il disastro della Sicilia
ha un nome e cognome

Ora che i magistrati hanno presentato il salatissimo conto che cosa dirà il bullo del Bilancio? Che è sempre colpa dei governi precedenti? La procura della Corte dei Conti è stata chiarissima nell’elencare le cose che si sarebbero dovute fare e non si sono fatte nel corso del 2018. Rosario Crocetta, che di guai ne ha pure combinati tanti, stavolta non c’entra: la colpa del disastro finanziario è tutta da imputare al governo presieduto da Nello Musumeci e in particolare al suo assessore: così spocchioso e così arrogante che non ha dato ai magistrati contabili nemmeno le carte necessarie per capire dove sono i buchi da rattoppare. Resta in piedi una domanda: che farà Musumeci, l’uomo dell’onestà-tà-tà? Difenderà ancora, perinde ac cadaver, il bullo che, piritolleggiando tra Roma e Bruxelles,..

Gerenza

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