Giuseppe Sottile

Palermo, il traffico
e l’oracolo di Carta

"Palermo non si aggiusta in un anno", ha detto ieri il sindaco Roberto Lagalla, tracciando il bilancio di un anno di lavoro. Ha rivendicato il merito di avere eliminato la vergogna delle bare accatastate in un capannone dei Rotoli; e ha elencato le cose che restano ancora da fare per ricucire le ferite lasciate aperte dalla precedente amministrazione. Non poteva mancare, data l’occasione, una nota dell’assessore Maurizio Carta, frontman della giunta. Tra le sue competenze c’è il traffico urbano: un disastro. Da un anno la città aspetta un progetto, un’idea o un’ordinanza per rimediare alle scelte talebane del suo predecessore. Ma l’assessore Carta dirama solo post. Quello di stamattina recita così: “Correre, percorrere. Sento ancora il dolore del fumo, i pianti, l’odore della tragedia”. Correre, percorrere: ricordate l’oracolo della Sibilla?..

Menzogne e fughe
dei gemelli di Sicilia

No, non sprecate il tempo a stabilire se uno è migliore dell’altro o se l’altro è peggiore dell’uno. Sono i gemelli siamesi di Sicilia. Ugualmente bugiardi, ugualmente rancorosi, ugualmente inaffidabili. Nello Musumeci, ministro della Protezione civile, è andato al Senato e ha raccontato un cumulo di frottole su ciò che avrebbe dovuto fare e non ha fatto per prevenire gli incendi che hanno distrutto boschi, case, aziende agricole, e terrorizzato milioni di abitanti da Palermo a Catania, da Enna a Messina. Nelle stesse ore, manco a dirlo, Renato Schifani, presidente della Regione, fuggiva a gambe levate dall’Ars per evitare di confrontarsi con il parlamento sulle responsabilità del suo governo non solo sugli incendi ma anche sul caos degli aeroporti che ancora affligge turisti e viaggiatori. No, non c’è confronto da..

La politica, Nordio
e la rosa dei venti

Fino all’altro ieri, quando ancora spirava il vento di scirocco, sembrava che l’unico problema per l’Italia e per il resto del mondo fosse Carlo Nordio. Il ministro di Giustizia agitava la bandierina – o lo spettro: fate voi – di due modifiche al codice penale e il dibattito si era subito trasformato in una guerra santa, dentro e fuori il parlamento. Con vampate di sdegno e di furori. Con accuse e sospetti che dividevano i garantisti dai giustizialisti, l’antimafia delle carriere dall’antimafia chiodata. Poi, quando il vento è girato e sullo scirocco si è imposto il maestrale, Nordio è improvvisamente scomparso dagli schermi e nessuno ha parlato più di abuso di ufficio o di concorso esterno in associazione mafiosa. Il dibattito si è spostato sul reddito di cittadinanza. E’ l’Italia,..

La metà del mondo
ignorata dal ministro

Antonio Tajani non meritava questo calcio del destino. Da ministro degli Esteri ha fatto molte cose buone in mezzo mondo. Ha affrontato con fermezza i giorni tremendi della guerra in Ucraina, ha esercitato la sua influenza su Bruxelles e ha sbloccato finanziamenti europei che contribuiranno non poco a tenere in piedi l’Italia. Poi, in un giorno di fine luglio, è sbarcato a Palermo per ottemperare ai suoi doveri di segretario di Forza Italia. E da qui, trascinato in una marchetta clientelare da Renato Schifani, ha chiamato al telefono Nico Torrisi, capo in testa di Fontanarossa, per complimentarsi di come è stata gestita l’emergenza all’aeroporto di Catania. Lui non se n’è accorto, ma la sua telefonata ha fatto ridere l’altra metà del mondo. Quella di migliaia di viaggiatori sballottati, da due..

Ma della Consulta
lui se ne infischia

Avete visto con quanta solerzia Renato Schifani ha detto che la sentenza della Corte Costituzionale non ha alcuna conseguenza sul bilancio della Regione? La Consulta ha fatto per l’ennesima volta a pezzi i metodi con i quali Gaetano Armao ha gestito per cinque anni i conti pubblici. Ma Schifani, incurante delle asinerie, ha richiamato l’ex assessore in servizio con uno spreco di 60 mila euro l’anno; e per tenerlo al riparo dalle critiche ha diramato una nota con la quale lo solleva da ogni colpa. Il Governatore, diciamolo, se ne infischia della Corte Costituzionale. Gli fanno da corona i dodici assessori della giunta, sempre muti come pesci. E non aprono bocca neppure quei campioni di moralismo che si sono acquartierati da pochi mesi dentro Forza Italia e che sono ancora..

Un mistero inglorioso
di questo centrodestra

Vi ricordate di Nello Musumeci che per cinque anni ha spadroneggiato in Sicilia con la favoletta appassita dell’onestà-tà-tà? Oggi compiliamo l’elenco di tutte le cose che avrebbe dovuto e non ha fatto per prevenire gli incendi e per attrezzare una difesa del territorio anche in vista della maledetta “tropicalizzazione” del clima. All’un tempo vi diamo la notizia della ventesima – o trentesima? o cinquantesima? – sentenza con la quale la Corte costituzionale certifica che per cinque anni i conti della Regione sono stati nelle mani di un avventuriero della politica, Gaetano Armao, che ne ha combinate di cotte e di crude. Un avventuriero coperto da Musumeci (era il suo braccio destro) e richiamato in servizio da Schifani che lo ha elevato al ruolo di suo consigliere personale con uno stipendio..

Qualcuno gli insegni
il mestiere di governare

Non siamo nati ieri. Nessuno crede che da un giorno all’altro possa scoppiare una crisi di governo; che Renato Schifani, sfiduciato, lasci Palazzo d’Orleans e torni alla sua tranquilla vita di pensionato. O di umarell, per dirla con Rosario Fiorello, innamorato pazzo di quei vecchietti che vanno in giro, con le mani dietro la schiena, a controllare i cantieri. No, nessuno crede all’eventualità di una crisi prossima ventura. Però una cosa è certa: così non si può andare avanti. Da Catania a Palermo, dagli aeroporti alle autostrade, dalla rete elettrica alla protezione civile, qui tutto sembra scivolare verso il baratro. Qualcuno tra gli amici più fidati – Totò Cuffaro, Raffaele Lombardo, Totò Cardinale: tutta gente di robusta e collaudata esperienza – prenda in carico il Governatore e gli insegni come..

Lì dove l’arroganza
abbraccia l’ignoranza

Anche i bambini dell’asilo sanno che un aeroporto si compone di due elementi: la pista, che consente agli aerei di atterrare e decollare; e il terminal, che garantisce i controlli e l’assistenza ai passeggeri. Ma in Sicilia, dove le sventure non finiscono mai, c’è un presidente della Regione che non conosce i principi basilari dell’aviazione civile. E che, non a caso, da quando è esplosa la crisi di Fontanarossa, non ha fatto altro che balbettare. Fino al punto di spacciare per un risultato positivo la disponibilità del ministero della Difesa ad aprire le porte di Sigonella. Dimenticando che la base militare ha le piste ma non il terminal. Proprio come l’aeroporto di Catania, dove l’incendio ha distrutto il terminal ma non le piste. Prendiamone atto: Palazzo d’Orleans non è la..

L’apocalisse che noi
non avevamo visto

No, non è l’apocalisse. Non si vedono nel cielo biancastro gli angeli vendicatori; il calice dell’ira non è stato ancora versato e non è scritto da nessuna parte che “le isole fuggirono e le montagne non si ritrovarono mai più”. C’è una emergenza, una gravissima emergenza. Che flagella Catania, diventata ormai una città da terzo mondo: senza aeroporto, senza acqua, senza energia elettrica. E che spaventa anche Palermo, soffocata da un caldo asfissiante e accerchiata da incendi che si estendono da Monreale a Bellolampo, da Capo Gallo fino alle montagne di Punta Raisi. No, non siamo alla fine del mondo. Ma se pensiamo che non c’è un governo in grado di fronteggiare gli inferni provocati in Sicilia da un’estate rovente e devastante, allora sì: possiamo dire che l’apocalisse ce l’avevamo..

Prima o poi finirà
per abbaiare alla luna

Finora i vincitori delle elezioni lo hanno tenuto al guinzaglio. Lui si è dimenato, ha cercato di liberarsi e alla fine ha sempre ubbidito. Ma ieri qualcosa è cambiato. Di fronte a una emergenza che sta dilaniando la Sicilia, lo stato maggiore di Fratelli d’Italia ha preso formalmente atto che Renato Schifani non è in grado di governare la Regione. Sa solo amministrare i suoi rancori, le sue permalosità, i suoi livori. L’oltraggiosa risposta al ministro Adolfo Urso, intervenuto per invocare interventi coordinati e urgenti sull’aeroporto di Catania, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Schifani è ormai una scheggia impazzita. Sbraita senza motivo contro Vito Riggio, impeccabile amministratore delegato dell’aeroporto di Palermo, e lo costringe alle dimissioni. E sbraita pure contro Urso. Presto si ritroverà..

Gerenza

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