Musumeci e il salario minimo: se
l’ignoranza batte la propaganda

A un ministro della Repubblica si può benissimo perdonare la propaganda - del resto fa parte del mansionario di ogni politico - molto meno l'ignoranza. A maggior ragione quando il non sapere di cosa si parla riguarda tre milioni e mezzo di lavoratori italiani. Se infatti si prendono le ultime dichiarazioni sul salario minimo fatte da Antonio Tajani, che oltre a essere il ministro degli Esteri è anche vicepremier facente funzioni, e Nello Musumeci, ministro della Protezione civile, un iniziale senso di scoramento si trasforma rapidamente in chi legge in un afflato depressivo. Entrambi pur di negare l'utilità del salario minimo - che peraltro è voluto da ben due italiani su tre come segnalato dall'ultimo sondaggio di Alessandra Ghisleri - pensano che valga la pena buttarla in caciara, sommando pere..

Piddini su Marte. Va tutto a rotoli? Fondiamo due correnti

Con quaranta gradi all’ombra e il casino che c’è alla luce del sole, il principale partito della sinistra italiana – si diceva così, una volta – assurge all’onore delle cronache – udite, udite - perché a Cesena una sua parte è riunita per fondare una corrente, l’ennesima. E in verità neanche la fonda perché Stefano Bonaccini è più collaborativo con Elly Schlein (ci sono le Europee) rispetto ad altri. E a Roma, invece, un’altra parte organizza, dandola a Nicola Zingaretti, una fondazione. Ma non come un luogo di ricerca e di pensiero (già, il pensiero, chi era costui?) ma come l’ennesimo spazio, pure quello, correntizio. Presentato così, con quel linguaggio che ha reso il Pd estraneo a ciò che interessa gli italiani, e infatti perde e continua a perdere le..

Per riavvicinarsi a Borsellino
Meloni si allontana da Nordio

Non ci sta a farsi mettere nell’angolo su quel che considera probabilmente una delle principali figure del suo Pantheon d’ispirazione. Giorgia Meloni di buon mattino arriva a Palermo per partecipare alle celebrazioni del trentunesimo anniversario della morte del giudice Paolo Borsellino, dilaniato da una bomba della mafia. Viene anticipata dai sospetti e dalle polemiche per aver ridotto al minimo indispensabile la sua presenza nel capoluogo palermitano, dopo settimane passate a tra l'affaire Santanché e quello Delmastro, contrappuntate dalle fughe in avanti del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Meloni viene anticipata in Sicilia dalle parole di Sergio Mattarella, che è sembrato alludere all'opportunità di non intervenire sul concorso esterno in associazione mafiosa quando, ricordando anche lui Borsellino, ha invitato a "combattere le zone grigie della complicità con la stessa fermezza con..

Le verità farlocche che piacciono all’antimafia chiodata

“La luce taglia le tenebre ma le tenebre non l’afferrano”, annotava l’apostolo Giovanni in apertura del suo Vangelo. Si riferiva ai misteri dell’universo, all’eterna lotta tra bene e male, al difficile cammino della ragione per afferrare la verità. Un’annotazione terribilmente attuale per chiunque voglia capire che cosa è successo, da trent’anni a questa parte, attorno al mistero delle stragi. Mysterium iniquitatis, per dirla ancora una volta con le sacre scritture. La luce della Cassazione, con una sentenza che non si presta né ad equivoci né a interpretazioni, ha tagliato le tenebre di un processo durato quasi dodici anni, ha smontato le elucubrazioni di una boiata pazzesca e ha detto chiaro e tondo che lo stato non è mai sceso a patti con i boss di Cosa Nostra per sovvertire l’ordine..

La legge del mojito. Col caldo
Savini importuna premier e alleati

Non molla di un centimetro Matteo Salvini. La questione fiscale è quella su cui crede di poter recuperare terreno nei consensi, anche a scapito degli alleati di governo. Così, subissato dalle critiche delle opposizioni e da qualche imbarazzato silenzio degli alleati, a metà mattina torna all’attacco: “Sulla pace fiscale andremo fino in fondo”. I cronisti che lo seguono in una serie di incontri pubblici a Cagliari domandano se il vicepremier stia parlando a nome del governo: “Parlo a nome di milioni di italiani che hanno fatto la dichiarazione dei redditi e poi per i problemi che ci sono stati - pensiamo da ultimo al Covid e alla guerra - non sono riusciti a pagare tutti gli euro dovuti”. Quando segnalano i lanci di agenzie a Giorgia Meloni impegnata a Bruxelles,..

L’euforia è finita: gli underdog
di governo si ringhiano contro

Leggere l’ultima settimana del governo di destra con i criteri della razionalità è un tentativo encomiabile ma vano. Otto giorni dopo ancora non si è capito a quale logica ubbidisse la nota anonima stesa ai margini del Consiglio dei ministri, cioè il luogo dell’ufficialità protocollare, e con lessico da baby gang per accusare la magistratura di avviare indagini e istruire processi con lo scopo di far vincere la sinistra. Cioè per accusarla di eversione, nientemeno. Una reazione da guappi a due episodi marginali e completamente diversi fra loro: il primo è l’avviso di garanzia pubblicato dal Domani e non ancora ricevuto dal ministro Daniela Santanchè, il secondo è l’imputazione coatta per Andrea Delmastro, cioè la scelta del giudice di mandarlo a giudizio contro il volere della procura, propensa ad archiviare...

Quelle allegre comari che sfregiano i martiri dell’antimafia

Oggi, mercoledì 19 luglio, ricorrenza della strage di via D’Amelio, promette di essere una gran bella giornata di lotta. Non contro la mafia, ché quella può stare tranquilla, se la può perfino ridere. Sarà uno scontro duro tra le rumorose, combattive associazioni che scenderanno in campo l’una contro l’altra, per stabilire chi è più antimafioso, chi non ha i titoli per partecipare alle manifestazioni, chi può stare con chi, chi deve essere fischiato o allontanato. Tutto questo potrebbe avvenire in memoria di un uomo che fu sempre un severo, composto esponente delle istituzioni, un magistrato al quale tutti potevano guardare con ammirazione e fiducia e al quale non fece mai velo la propria posizione politica. Come è successo negli anni passati e ancor più dopo il prologo del maggio scorso,..

Dal Papete alla cravatta. Salvini, il sabotatore cortese

Miguel de Unamuno disse una volta che Cervantes era nato per raccontare la vita di Don Chisciotte e lui per commentarla. Qualche cosa di simile noi pensiamo del segretario leghista Matteo Salvini, del quale nessuno forse capirebbe le ragioni dell’esistenza, se non apparisse ormai evidente, ripensandoci, che egli è venuto al mondo per tenere d’occhio Giorgia Meloni. Grazie a Dio che c’è Matteo a controllarla! A maggio lei litigava coi sindacati, e lui allora dialogante la correggeva e dunque invitava la Cgil al ministero (l’ha fatto pure ieri, e quelli subito hanno dichiarato lo sciopero dei treni). Poi lei si è messa a litigare coi magistrati, e allora lui ha immediatamente indossato la toga dell’Anm impartendo opportune lezioni di moderazione istituzionale, qualità che a Salvini viene unanimemente riconosciuta sin dai..

La Meloni e l’effetto Mattarella
Dopo La Russa zittito pure Nordio

Si può dire così, per comprendere il senso. La politica, come noto, è fatta anche di segnali. Lo è l’incontro di circa un’ora tra Sergio Mattarella e Giorgia Meloni, a margine della riunione del Consiglio Supremo di Difesa. Lo è stato quello del giorno prima quando, negli stessi minuti in cui la premier da Vilnius riaffermava l’intenzione di tirare dritto sulla giustizia, al Quirinale sono stati ricevuti i vertici della magistratura italiana, che si sentono sotto attacco. Né nell’uno né nell’altro caso, come prevedibile, sono filtrate note roboanti o indiscrezioni, con conseguente ridda di interpretazioni che avrebbero aggiunto mortaretti ai fuochi di artificio già piuttosto allegri di questi tempi. Però un primo effetto di questi segnali, che vale più di un comunicato e di cento indiscrezioni, sono le parole con..

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