De Luca non molla. Si dimette il capo dell’Assostampa

Cateno De Luca, dopo i toni sguaiati e minacciosi di ieri, ha trovato un altro “colpevole”: Roberto Ginex. Secondo il candidato alla presidenza della Regione, che ha attaccato il Giornale di Sicilia e Giacinto Pipitone per la pubblicazione di una notizia ritenuta “falsa”, a orchestrare la rete della solidarietà nei confronti del cronista sarebbe stato il segretario regionale dell’Assostampa, al quale l’ex sindaco di Messina imputa un conflitto d’interessi grande quanto una casa: “Ginex è anche il responsabile della comunicazione di Renato Schifani. Chiedo ai colleghi giornalisti: è corretto che svolga un ruolo sindacale ritenuto super partes mentre è remunerato da Schifani? Questo per farvi capire che la lotta è contro i poteri forti. L’operazione – continua De Luca – è stata congegnata nell’ambito della logica dei pupari, tanto è..

Lo scrupolo di un mestiere bellissimo: scrivere notizie

E dunque ora tocca a me. Hanno parlato tutti. E in questi casi, lo confesso, provo un senso di imbarazzo, scopro la mia timidezza. Sono un tipo riservato, mi piace stare dall'altra parte del taccuino, non voglio essere la notizia. E invece oggi lo sono diventato. Capita, me ne devo fare una ragione. Dunque ricapitolando. Vengo accusato di non saper fare il mio lavoro. Vengo additato come un nemico della democrazia. Uno in grado di sovvertire il risultato elettorale. Vengo indicato come uomo dei poteri forti (ma esistono?). Mi viene dato del mafioso (sarebbero questi?). Vengo invitato a pratiche erotiche, passive, che manco in un film porno giapponese... Velatamente potrei perfino scorgere una minaccia in una serie di video qui su Facebook che hanno fatto di me una star. Non..

Le buche delle lettere
finanziate dall’Irfis
come fossero giornali

Sono giorni in cui chiunque abbia a cuore questo mestiere non può che dolersi per le lettere di licenziamento che rischiano di azzerare il futuro di Telegiornale di Sicilia e dei suoi giornalisti. Li ho conosciuti quasi tutti, quei ragazzi, e so di che pasta è fatta la loro professionalità. Hanno navigato in un mare sempre più difficile e melmoso. Vantano il merito di avere tirato la carretta in un tempo in cui l’informazione è diventata terra di conquista per avventurieri, leccaculisti e analfabeti di ritorno. Paccottiglia, insomma. Per rendersene conto basta leggere certe miserabili interviste in cui la domanda più pungente al reuccio politico di turno suona così: “Qual è la cosa di cui è più orgoglioso?”. Veline spacciate per interviste e perciò senza mai un accenno agli scandali,..

A ciascuno la sua trattativa: i tormenti dell’antimafia

Maria Falcone, il volto più gentile e cerimonioso dell’antimafia militante, ha scritto una nota dolente perché l’ex procuratore Pietro Grasso, miracolato da Pierluigi Bersani nel 2013, non è stato ricandidato al Senato della Repubblica. Ce ne faremo una ragione. A Grasso non è andata poi tanto male: per cinque anni è stato al vertice di Palazzo Madama; porta a casa le onorificenze che spettano legittimamente a chi ha ricoperto la seconda carica dello Stato e un ricco, ricchissimo vitalizio. What else? La sorella di Giovanni Falcone, il giudice dilaniato nel maggio del ‘92 a Capaci dal tritolo mafioso, avrebbe potuto consolarsi con il turn over messo in moto in queste ore dal Movimento Cinque Stelle: esce da Palazzo Madama Pietro Grasso e al suo posto entrano due campioni dell’antimafia, altrettanto..

Due o tre domande sulla candidatura dell’ex pm Scarpinato

È una vecchia storia, sin dai tempi di Tangentopoli. Ma come gran parte delle vecchie storie oscilla tra il diventare evergreen e lo scadere nella rottura di palle. Oggetto: candidatura di Roberto Scarpinato in politica coi 5 Stelle. Uno dice, vabbè almeno si fa avanti uno onesto, uno che ha combattuto la mafia, che ha cercato di svelare i legami tra cosche e potere istituzionale. Giusto. Ma non vi suona un campanellino? Non vi sembra che questa narrazione sia troppo bella per essere definitiva. Se non vi suona un bel niente, pensate a quanto sarebbe facile trovare l’elisir di lunga vita nella storia istituzionale della nostra repubblica. Basterebbe scegliere persone di specchiata onestà, possibilmente acculturate (e Scarpinato è uno coltissimo avendo scritto quasi più su Micromega e su giornali di..

L’ignoto Balilla
ospite della tv
che ha ricoperto di soldi

Al partito di Giorgia Meloni non mancano certamente i campioni – o i gladiatori – da mandare nei talk-show. C’è Guido Crosetto, uomo colto e di grande sensibilità politica, e c’è anche Daniela Santanché, una polemista di prim’ordine. Ci sono brillanti intellettuali d’area, come il giornalista Alessandro Giuli, e personaggi che vantano, come Giulio Tremonti o Marcello Pera, un prestigio internazionale. Ma l'altra sera Veronica Gentili ha invitato come ospite a Controcorrente, su Rete 4, un perfetto sconosciuto, tale Manlio Messina da Catania. “Come si chiama il signore di Fratelli d’Italia che ha appena parlato?”, ha chiesto a un certo punto Barbara Lezzi, ex ministro per il Mezzogiorno ed ex Cinque Stelle, presente anche lei al tavolo polifonico della Gentili. Rispondiamo noi alla domanda della Lezzi. Manlio Messina è il..

I boia chi molla resistono. Li guida un Trantino in orbace

Prima invocavano Nello al grido di #ioVotoMusumeci. Ora siamo già alla fase-due: la beatificazione. Su Facebook è diventato “il presidente galantuomo” che pianta gli ulivi per farli crescere dritti. Sulla stampa, invece, “un presidente noto per integrità morale”, “un galantuomo capace, incontaminato, irricattabile” e un “eretico” perché fa prevalere gli interessi del popolo rispetto “alle ragioni indecifrabili della politica”. E’ così che l’ha definito, in un’intervista a La Sicilia, Enzo Trantino. Avvocato e factotum della destra catanese. Il capo indiscusso della vandea musumeciana, di chi cavalca l’ideologia senza arrendersi all’evidenza: “Vi è una forte, fortissima assemblea che lo reclama alla testa di una battaglia, quella per tenere salda un’autentica comunità di destini”, dice Trantino, che impegna l’amico Nello a riorganizzare “un popolo di destra ancora smarrito”. I ‘boia chi molla’..

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