Vi spiego perché
noi del centro
sosterremo Schifani

Ogni appuntamento elettorale, soprattutto in tempi difficili, chiama a bilanci severi che interrogano le nostre coscienze e la storia che abbiamo attraversato. Il voto di fine settembre si carica di drammatici interrogativi che attengono al futuro del Paese, alla sua stabilità politica e istituzionale, alle sfide che vengono dalla questione sociale che nel Mezzogiorno incrocia antichi problemi e pretende soluzioni non demagogiche ma di lungo periodo. La Sicilia è chiamata alla doppia prova del rinnovo della rappresentanza parlamentare e a quella cruciale di Assemblea e Governo regionale. Si tratta di vicende, legate da stretta connessione politica, che chiamano in causa le ragioni e i valori che hanno guidato i nostri percorsi e le nostre esperienze. Soprattutto esigendo che sulla durezza dei conflitti e sulle divisioni ideologiche prevalessero l'equilibrio civile, il..

Ecco la parolina con la quale Chinnici criticherà Musumeci

No, nessuno pretende che Caterina Chinnici, Nostra Signora dell’Inconcludenza, si vesta da Robespierre e porti alla ghigliottina i responsabili delle malefatte di questi cinque anni alla Regione. Nessuno pretende che la vincitrice delle primarie del centrosinistra vada nelle piazze a denunciare i traccheggi del Bullo con Antonello Montante o con gli avventurieri come Ezio Bigotti o con gli intermediari d’affari come Giovanni Randazzo. Nessuno pretende che lei, immagine forte del Pd e di tutta la sinistra siciliana, convochi un’assemblea popolare, magari sulla piazza del Parlamento, per chiedere al neofascista Nello Musumeci conto e ragione sullo scandalo dell’Ente Minerario, orchestrato dagli amici degli amici per dirottare a Londra degli ultimi venti milioni raschiati nel fondo del mastodontico carrozzone siciliano. Nessuno pretende che lei, con la sua storia personale di magistrato integerrimo,..

Vedrete, Bulli e Balilla
torneranno in fretta
a Palazzo d’Orleans

Vedrete che alla fine i Bulli e i Balilla si ritroveranno tutti lì, felici e gaudenti, nelle dorate stanze di Palazzo d’Orleans. Pronti a riprendere le vecchie e consolidate abitudini, pronti a stringere nuovi patti con le lobby, pronti a traccheggiare con gli avventurieri, come Ezio Bigotti, che calano in Sicilia per rapinare risorse e trasferire il malloppo nei paradisi fiscali; pronti ad arruolare nuovi intermediari d’affari, pronti a sperperare altri milioni per eventi, come il Giro d’Italia o le sfilate alla Croisette, che non interessano a nessuno ma immettono tanti milioni in circuiti opachi dentro i quali non guarda nessuno: né le opposizioni, né i magistrati della procura, né le commissioni antimafia. Sì, torneranno. Nello Musumeci è uscito di scena nel peggiore dei modi: con livore e rancore. Ed..

Al Bullo, disperato, non resta che la sponda della Carfagna

Abbiate pietà per il lutto e la disperazione del Bullo. In vista del tragico 25 settembre, cerca in tutti i modi di restare sul palcoscenico della politica siciliana, ma non ha ancora capito che il sipario per lui si è chiuso definitivamente. Anche se, paradossalmente, Nello Musumeci, re delle piroette, dovesse rimanere al comando di Palazzo d’Orleans, non ci sarebbe più trippa per gatti. Fino a cinque anni fa il Bullo poteva contare sui suoi amici di sempre: da Antonello Montante, a Ezio Bigotti, l’avventuriero piemontese autore della più colossale truffa alla Regione, quella del censimento farlocco dei beni immobiliari, un inganno che gli ha consentito di portare nei paradisi fiscali un malloppo di oltre cento milioni. Fino a cinque anni fa poteva ancora turlupinare Silvio Berlusconi che, infatti, gli..

Nello Musumeci e il rischio di un suo gioco allo sfascio

Ha spento l’interruttore e sbattuto la porta in malo modo. Ringraziando Meloni e La Russa. E schifiando il resto della compagnia. Nello Musumeci se ne va due volte nell’arco di una settimana: prima da presidente della Regione, evitando il confronto con il parlamento. Poi da (ri)candidato in pectore, stanco di attendere le determinazioni degli altri partiti, che ormai non lo sopportavano. Ha usato un mezzo – Facebook – e dei modi che non si confanno granché al prestigio dell’incarico ricoperto. Ma Musumeci è così. Uno sceriffo di cartone, che non ha mai perdonato agli alleati di interessarsi alla cosa pubblica e all’azione amministrativa, che pensava fossero di pertinenza sua e della sua giunta. E di nessun altro. Un fascista perbene e con la schiena dritta, che non retrocede neppure di fronte agli..

Gerenza

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