Dici Chinnici e subito
pensi a Crocetta:
il vecchio schema del Pd

Giuro che nutro il più sincero e profondo rispetto per la sua storia familiare, per il suo impegno di magistrato e per la tragica fine del padre, stroncato da un attentato mafioso il 29 luglio del 1983. Devo dire però, con altrettanta sincerità, che quando mi ritrovo davanti alla figura politica di Caterina Chinnici rivedo, tale e quale, lo schema di alleanze e di sottintesi che, nel 2012, portò alla nascita del governo Crocetta. Anche allora il Pd di Beppe Lumia e Antonello Cracolici ebbe il bisogno di nascondersi dietro la faccina pulita dell’ex sindaco di Gela, allora dotato anche di una appariscente e fuorviante aureola antimafia. Anche allora Crocetta conquistò la Presidenza della Regione col sostegno della cosiddetta società civile. Si scoprì poi che, dietro la società civile c’era,..

Crosetto dove lo metto? Giorgia e il falso del bodyguard

Non so se sarà una campagna elettorale terribile o – più probabile – terribilmente buffa. Un indizio sulla tendenza buffonesca arriva da un tweet del nostro amato e ormai un po’ sperduto Guido Crosetto, indeciso fra chi è e chi non è, dov’è e dove non è, e così via. Poi ci arriviamo. Torniamo al tweet. Crosetto riprende lo stralcio di un articolo scritto ieri per noi dal sublime Ugo Magri (lo stralcio: «… tutto questo non impedirà a Giorgia Meloni di vincere perché la sua destra populista, sovranista, sfascista è in contatto stretto con la gente. Vive nei ghetti. Affolla le metro. Affoga nella sporcizia. Soffre la delinquenza. Sconta il carovita. Incamera rabbie. Respira veleni. Esala pane e cipolle». E Crosetto ne trae la conseguenza che «a Huffpost non..

Regione. Perché Giorgia e Cesa vogliono trattare a Roma

Il punto non è decidere. Ma ‘dove’ decidere. Per questo, nel centrodestra, a ogni passo avanti ne corrispondono due indietro. Secondo Fratelli d’Italia, che in questo tira e molla non è disposto a cedere un metro, l’esito della partita siciliana dovrebbe decidersi a Roma. A un tavolo nazionale con Meloni, Salvini e Berlusconi. Perché, almeno lì, i patrioti sperano di poter fare la voce grossa, proiettando la partita siciliana in una dimensione ‘altra’. Dove non contano il merito (come ha lavorato Musumeci?) né il metodo (con quanti ha litigato Musumeci?); ma soltanto le impuntature e la geografia. E dove gli accordi tra i leader nazionali si baseranno soltanto sulla spartizione – un po’ bieca – delle regioni rimaste: il Lazio, la Lombardia, il Friuli… Tra i sostenitori di una soluzione..

La verità è che Draghi non c’entra nulla con questo paese

La verità, temo, è che Mario Draghi non c’entri nulla con questo paese. Non dico col Parlamento, lo spettacolo d’arte varia di ieri è stupefacente nella sua prevedibilità, e imprevedibile è soltanto lo spunto creativo: non se ci sarà, ma quale sarà. Il premio al miglior fantasista va senza incertezze a Giuseppe Conte, il Capitan Fracassa della sfiducia per sfuggire alla logica della sfiducia, come una settimana fa ha detto la sua capogruppo al Senato, Maria Domenica Castellone. E cioè, non una sfiducia aperta, votata in aula, ma una non fiducia in latitanza, tutti fuori dall’aula, di modo da non dare la fiducia e non dare la sfiducia: ognuno si interpreta come gli pare i Dieci comandamenti, figuriamoci la Costituzione. E così i Cinque stelle sono riusciti a non dare..

La politica suicida si libera di Draghi dopo averlo pregato

Se l’arrivo di Mario Draghi a palazzo Chigi è stato l’effetto del collasso del sistema politico, nel pieno dell’emergenza pandemica, la sua caduta (di questo si tratta) è l’effetto del suicidio dei collassati. Contro il sentimento popolare, manifestatosi in questi giorni, con la pressante richiesta, salita dal paese (senza retorica: imprese e lavoratori, sindaci ed eroi del Covid, poveri e ricchi) di non aprire una crisi al buio. Si possono provare a ricostruire, a mente fredda, i passaggi tattici che hanno indispettito il centrodestra, dall’incontro a Palazzo Chigi di Letta ai momenti del discorso del premier su catasto, scostamento di bilancio e balneari. Degno corollario di una sindrome da Papeete che, come una malattia infettiva, Salvini è riuscito a trasmettere a Berlusconi, forse perché a villa Grande erano tutti senza..

Gerenza

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