Enrico Berlinguer,
storia di uno sconfitto

Se Enrico Berlinguer si fosse affidato a un sondaggio per dire o meno che si sta più sicuri “sotto l’ombrello della Nato”, quelle parole forse non le avrebbe mai pronunciate. Non mangiavano i bambini i comunisti italiani, e preferivano i film di Hollywood rispetto ai viaggi a Mosca ma, insomma, il Vietnam, il Cile, i colonnelli in Grecia: il sondaggio avrebbe registrato un sonoro “yankee go home”. Sul compromesso storico l’esito sarebbe stato analogo, perché il popolo comunista voleva, sull’onda lunga del Sessantotto, l’alternativa al “regime democristiano”, al suo potere inamovibile e ai suoi “forchettoni”, custode anche opaco di uno status quo, nell’Italia della strategia della tensione e delle stragi di Stato. E se, per concludere, il sondaggio fosse stato su trattare o no con le Br per salvare Aldo..

Troppe fanfare e ipocrisie attorno al ricordo di Falcone

Trent'anni, d'accordo. Io però, sono sincero, sento il rischio che un velo d'ipocrisia avvolga questa giornata. La prima ipocrisia: una memoria senza verità è solo liturgia. E noi su Capaci (e su via D'Amelio) abbiamo verità minime, consolatorie, inoffensive. E un fatto, giudiziariamente acclarato, che la morte di Giovani Falcone e Paolo Borsellino rispondesse a urgenze ed interessi non solo mafiosi. Eppure sul ruolo che apparati dello Stato ebbero in quelle stragi sappiamo poco, pochissimo. I vertici della nazione, che questa mattina si sono dati festoso e commosso appuntamento a Palermo, dovrebbero pretendere dalle istituzioni che essi rappresentano un atto di onestà morale e di verità. Così non è stato in questi trent'anni. Non conosciamo le catene di comando dei servizi che acconsentirono alla manipolazione delle indagini, né gli affidavit..

Addio alle armi. In Ucraina si celebra la fine della retorica

Fine della retorica. In italiano, come in ogni lingua, le parole hanno un peso: quella dell’Azovstal non è un’evacuazione. E’ una resa. Certo, non una resa umiliante, non ci sono forche caudine. Non una resa vile, c’è un ordine del Comando supremo, e ci sono 80 giorni di resistenza, alle spalle. Ma non è una resa con l’onore delle armi: si finisce caricati sui bus verso un ospedale o verso centri di detenzione, con un futuro da scrivere tra scambi di prigionieri e forse processi. Ma è la fine della retorica, come se l’eroismo fosse un destino rimasto nel ‘900, il secolo cui appartengono gli strenui nazionalismi e i relitti ideologici che in questa guerra affiorano ogni tanto. E’ la fine della retorica: il Corriere della Sera ancora questa mattina..

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