Prima di trovare soluzioni a questo sfacelo – ma il dialogo con Roma è tuttora aperto e si aspetta che un emendamento di Forza Italia venga accolto alla Camera – la Sicilia prova a individuare le responsabilità di questo enorme buco che costringerà a una manovra lacrime e sangue. Un’idea ce l’ha pure Claudio Fava, esponente dei Cento Passi e presidente della commissione regionale antimafia: “Il disastro dei conti della Regione ha radici antiche, che affondano negli anni di governo Cuffaro e Lombardo senza risparmiare Crocetta – spiega –. Stagioni durante le quali alcuni ruoli apicali erano ricoperti anche da illustri esponenti del governo Musumeci. Non partire da questo dato significa non voler affrontare i nodi politici di questo governo”. E il riferimento è a Gaetano Armao, assessore all’Economia di Musumeci, ma anche ai tempi di Lombardo. Uno che la materia la conosce bene. Così come gli sbagli perpetrati nel tempo.

Adesso urge un piano di rientro concreto, che permetta di spalmare la parte di disavanzo più clamorosa (540 milioni in tre anni) sul lungo termine: “L’eventuale ed auspicabile rimodulazione trentennale dell’intero debito dovrà essere utilizzata per fare fronte alle esigenze di tutti quei settori che sono in evidente sofferenza (tra questi, certamente i Consorzi di bonifica, l’Esa e la spesa sociale per gli interventi sociali) e non per alimentare il classico assalto alla diligenza da parte dei deputati della cosiddetta maggioranza”.