Vittorio Sgarbi lo chiama “il vicepresidente di due vicepresidenti” e immaginare adesso Giuseppe Conte irritato con Matteo Salvini, cioè con quello che lo ha assunto, perché non lo fa comandare, ha lo stesso sapore incongruo di quando Roberto Fico faceva il contestatore muto di Luigi Di Maio. Non diceva mai nulla, Fico. Al massimo bofonchiava in napoletano. Eppure gli venivano attribuiti pensieri così complessi che il primo a stupirsene con un certo compiacimento doveva essere proprio lui. Leggi l’articolo completo su www.ilfoglio.it