Noi palermitani non ci siamo mai pienamente resi conto della fortuna che abbiamo avuto. Sono cose che, peraltro, accadono raramente. Uomini con tali capacità politico-amministrative, culturali e creative possono infatti nascere ovunque. Sono troppo grandi per appartenere ad un singolo territorio. Non abbiamo meriti particolari, confessiamolo, a parte quello di averlo più volte votato ma non avevamo scelta e non c’erano alternative all’altezza. E’ così: Leoluca Orlando, uomo di mondo e del mondo, poteva tranquillamente nascere a Berlino, Chicago o Lione e avrebbe brillato ovunque e comunque, e invece, per motivazioni che non conosceremo mai, è venuto alla luce proprio qui, a Palermo, il primo agosto del 1947, con il preciso obiettivo di fare il sindaco più a lungo possibile, per accompagnare la crescita economica, culturale e civile della città.

Un traguardo che ha ampiamente raggiunto, eccome, se è vero come è vero che oggi, a 71 anni, è ancora primo cittadino del capoluogo siciliano, al suo quinto mandato non consecutivo. Se oggi Palermo è la città moderna, con servizi all’avanguardia, – in primis quello della raccolta dei rifiuti – con un traffico veicolare ordinato e regolare, con ampi parcheggi e con controlli adeguati da parte della polizia municipale, con un sistema dei trasporti da vera metropoli, con uffici in grado di dare risposte all’utenza on line, con una qualità della vita tra le prime nel Paese, con periferie senza alcuna forma di degrado e pienamente integrate con il centro città, il merito principale non può che essere suo, di Leoluca, uno nato per fare il sindaco al punto che, alla fine, ha imparato a farlo a nostre spese.

Un talento naturale. Un politico di razza: parlamentare regionale, nazionale ed europeo, professore di diritto, avvocato, saggista, attore e chissà quante altre cose ancora. Un prodotto di importazione mai esportato. Uno che sa fare il suo mestiere e anche quello degli altri – voleva infatti insegnare a Giovanni Falcone quello di magistrato – e che ha inventato nuove professioni come quella dell’antimafia militante h24. Uno che ha portato la vera cultura in città, facendone la capitale italiana della cultura 2018, con livelli di crescita mai visti prima, al punto che ormai ce la giochiamo con Parigi, New York e Barcellona. Un sindaco presenzialista più del prezzemolo: musulmano con i musulmani, bersagliere con i bersaglieri, buddista con i buddisti, gay con i gay, eterosessuale tra gli eterosessuali, ambasciatore Onu all’insaputa dell’Onu, con le sue consorterie, la sua claque, il suo sistema di potere, il suo giornale cittadino di riferimento, il vero Re di Palermo sino a quando un bambino o un vero intellettuale – e non quelli della sinistra al caviale e da sagrestia che gli girano attorno per una consulenza- non diranno finalmente che è nudo e che lo è sempre stato.