“Palermo è donna perché è accogliente come un’amica che ti spalanca le porte di casa, come se fosse tua. Poiché ti mostra tutta sé stessa, con sfacciataggine e impudicizia, ti ci senti subito a tuo agio. Splendida e luminosa, a volte è sciatta e caotica, ma tu le perdoni tutto e torni a trovarla con piacere, sapendo che ti sorprenderà e ti conquisterà ancora”. Questo è l’incipit del libro-guida di Marilena D’Asdia, archeologa palermitana ma romana d’adozione (nella sua biografia specifica che “porta Palermo nel cuore e ci torna non appena può”), pubblicato da poco come ebook da scaricare sullo smartphone o sull’iPad, da portare con sé durante il viaggio nel capoluogo siciliano perché completo di mappa con la geolocalizzazione di tutti i luoghi citati. Oltre ai consigli su dove dormire, mangiare e cosa vedere, include anche una playlist a cura di Bruno Cirrone, da ascoltare per immergersi in quell’atmosfera che solo la musica riesce a creare e che, a volte, le parole non riescono a descrivere. Il libro continua la serie delle guide di viaggio pubblicate da www.permesola.com, che da vent’anni racconta un viaggio ideale pensato per una sensibilità femminile. Dopo Madrid, Venezia e Roma, solo per citarne alcune, anche questo vademecum evidenzia un approccio diverso all’esplorazione dei luoghi per sollecitare una visione emozionale del viaggio.

Marilena D’Asdia lo ha scritto durante la pandemia nella sua casa romana, attingendo ai suoi ricordi, senza raccontare i luoghi topici del turismo più classico, dai musei ai monumenti del percorso Arabo-Normanno che si possono trovare già ben descritti in molte guide “tradizionali”. L’autrice ha preferito privilegiare il racconto di siti più evocativi, dall’ex monastero di clausura di Santa Caterina d’Alessandria accanto ai Quattro Canti, aperto da pochi anni al pubblico dopo settecento anni di “vita separata”, a Palazzo Chiaromonte Steri davanti al quale si erge maestoso il grande Ficus di piazza Marina. Il maniero, oggi sede del Rettorato dell’Università, un tempo fu sede dell’Inquisizione spagnola e oggi si possono visitare le celle in cui i carcerati hanno lasciato testimonianze della loro sofferenza nei graffiti sui muri, nonché lo straordinario soffitto ligneo trecentesco della Sala dei Baroni, appena restaurato, dipinto con scene di “amor cortese” secondo gli stilemi del gotico internazionale.

Una sezione è dedicata alla visita della città con i più piccoli perché, “Palermo ha tutte le carte in regola per piacere ai bambini, prima di tutto per le leccornie in bella mostra nei forni, nei bar e nelle pasticcerie: la coloratissima frutta di Martorana, le iris ripiene di dolce ricotta, i gelati colossali. Ma qui i bambini avvertono anche l’atmosfera rilassata che rallenta i ritmi e dissolve le formalità, e sono attratti dalle mille storie affascinanti che la città sa raccontare”. Anche questa parte del libro, secondo l’autrice, sollecita la sensibilità tipicamente femminile di voler far rivivere ai figli le stesse esperienze piacevoli che le mamme ricordano di aver loro stesse sperimentato. Cosi si passa dall’esplorazione delle strade del centro storico la cui toponomastica ricorda gli antichi mestieri, dai Cartari ai Chiavettieri, dai Biscottari ai Maccheronai, all’opera dei Pupi. Palermo è la città in cui si può trovare al lavoro il più grande Maestro puparo e cuntastorie del nostro tempo, Mimmo Cuticchio, nel teatro della sua famiglia in via Bara all’Olivella, ma anche visitare il Museo Internazionale delle Marionette A. Pasqualino, che raccoglie pupi da tutto il mondo e mette in relazione questa tradizione locale con quella di altre culture.

L’autrice racconta una città inaspettata, dal centro alle periferie perché è in queste ultime che si possono cogliere i contrasti del luogo: dall’edilizia popolare dello ZEN (acronimo per Zona Espansione Nord) vicino al borgo marinaro di Mondello e le ville della Piana dei Colli, luogo di villeggiatura dell’aristocrazia del Settecento; dal quartiere di Brancaccio al Castello di Maredolce, costruito per l’Emiro Ja’far e poi abitato dai re Normanni che vivevano come dei sultani nel periodo d’oro del medioevo siciliano. Per visitare queste zone periferiche ci vuole tempo e pazienza, tipica dote femminile, perché ad uno sguardo più veloce e superficiale non si potranno cogliere le storie interessanti che anche questi luoghi possono raccontare al viaggiatore più curioso.
Poi c’è la Palermo dei fiumi, perché se è vero che si tratta di una città di mare, “non tutti sanno che è anche una città d’acqua dolce, che un tempo ha fatto di questa terra un giardino rigoglioso e profumato”. In questa sezione ci sono i link ipertestuali che rimandano alle opere video che si possono trovare su youtube di due artisti che lavorano anche con questo linguaggio, Alessandro Librio che nel 2017 ha realizzato l’installazione “Il suono dei fiumi”, rintracciando i due torrenti intorno ai quali è stata costruita la città dai Fenici, poi deviati e interrati nel Cinquecento; il regista Igor D’India autore del documentario “Oreto – The Urban Adventure” dove denunciava il degrado di uno dei fiumi più importanti della città che l’hanno scorso è arrivato al secondo posto tra i “Luoghi del cuore” del FAI e a breve dovrebbe partire un progetto di riqualificazione.

Infine ci sono le storie delle donne che raccontano una città diversa, fatta di piccole e grandi narrazioni personali: donne che sono fuggite da Palermo e altre che sono rimaste, dimostrando che si può fare tanto anche qui e che le situazioni possono cambiare anche contro gli stereotipi. Alcune storie sono meno note, dall’archeologa Jole Bovio Marconi, prima Soprintendente donna d’Italia che salvò le opere custodite nel Museo Archeologico A. Salinas durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, a Francesca Mirabile Mancuso, prima donna ad avere ottenuto la patente, rilasciata nel lontano 1913. Ci sono anche tante artiste, da Lia Pasqualino Noto il cui salotto di via Dante (oggi visitabile su appuntamento) era il luogo d’incontro dell’intellighenzia degli anni Trenta, alla giapponese Kiyohara O’Tama la cui estetica esotica influenzò l’arte cittadina a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Dalla cantautrice Rosa Balistreri la cui voce ha dato corpo ad una storia personale travagliata, divenuta metafora di quella dell’Isola, alla nobildonna dagli occhi viola Topazia Alliata, pittrice, scrittrice, e gallerista, moglie di Fosco Maraini e madre della scrittrice Dacia Maraini. Da Simona Mafai, storica dirigente del PCI, scomparsa l’anno scorso, che si è battuta per i diritti delle donne insieme all’amica fotografa Letizia Battaglia, classe 1935, fotoreporter che come nessun’altra è stata capace di raccontare la sua città, protagonista delle sue mostre fotografiche in tutto il mondo.

Tra le storie di donne dei nostri giorni, quella di Elvira Giorgianni Sellerio, la cui casa editrice fa parte della storia della città, alla quale di aggiungono i traguardi più recenti della giornalista Laura Anello, presidente della Fondazione Le Vie dei Tesori, manifestazione che dal 2006 apre i luoghi meno conosciuti della città e da poco coinvolge tutta la Sicilia con oltre 400 mila visitatori, e Stefania Auci che con il bestseller “Leoni di Sicilia” ha fatto conoscere internazionalmente la saga della famiglia Florio. Per ogni donna, l’autrice ha raccolto una frase che esprime il rapporto di ognuna di loro con la città, e che rivelano molteplici sensibilità che arricchiscono il racconto. Emblematica è la prima di queste frasi, quella espressa da Carlotta Orlando (1902-1997), figlia del Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando, che nel 1948 fondò la sezione palermitana dell’ANDE (Associazione Nazionale Donne Elettrici) per promuovere la partecipazione femminile con la conquista del voto: “Sono romana per errore, per incidente dovuto alla svolta che la politica ha dato alla nostra famiglia. Sono siciliana nel sangue e nel temperamento. Ho sempre considerato Palermo la mia pista di lancio nella vita”.