Il Pennemercato. Ingaggi stellari nel campionato dei giornalisti. Il colpaccio lo fa Urbano Cairo. Il patron del Torino, con gli stadi chiusi e in mancanza di gol in campo, si assicura Carlo Verdelli, il Ronaldo delle edicole. L’ex direttore di Repubblica, cacciato dagli Agnelli, non cede alle lusinghe di Carlo De Benedetti che lo vuole con sé al Domani – il giornale che verrà – e torna al Corriere della Sera. L’editore di Rcs blinda il suo Ronaldo con un contratto gold del tipo “ora e sempre Resistenza” che onora ben tre liquidazioni.

Col grande calcio in sosta forzata fino al 20 giugno a causa del Covid-19, agli italiani non resta altro che l’avvincente campagna acquisti delle prime firme. A bordo campo si prepara Walter Veltroni che non è solo maestro di penna al Corriere ma anche – è la sua cifra distintiva – pronto alla nomina di direttore de La7 così da raggiungere, dopo la plusvalenza imposta dall’arrivo di Ronaldo-Verdelli, un monte ingaggi a lui più consono.

Tutti vogliono tutti ma nessuno vuole Gianni & Riotto detto Johnny. Come un calciatore a fine carriera diventa direttore tecnico, Joe Severgnini si propone per il ruolo di direttore galattico di tutto il campionato ma Cairo, per placarne il vorace sogno lo proclama Gran Mogol di via Solferino con delega alla consolazione di Johnny, ancor più disperato perché Marcello Sorgi detto Marcel, per godersi il mare di Lipari rifiuta non una bensì sette direzioni europee, cose tipo Frankfurter Allgemeine o The Guardian.

Ingaggi stellari, dunque. La sfida al tavolo dei procuratori è vinta da Cairo e lo spettacolo è assicurato. Mai come adesso ci sono stati tanti cambi, ritorni e cacciate nei giornali. Non più il pallone ma la redazione. Sky è già al lavoro per mettere il Pennemercato al posto del Calciomercato e così, ogni sera, per due mesi di fila – dalla metà di giugno fino ad agosto – gli abbonati avranno il commento sul passaggio dei campioni da una testata all’altra.

Il Pennemercato, infatti, non conosce soste e le proprietà delle maggiori squadre di calcio coincidono con quelle delle più importanti testate. L’arrivo del fratello di Lapo Elkann a Repubblica determina la fusione con La Stampa. Ancora qualche giorno fa, infatti, c’è stato lo scambio di maglie tra Francesco Bei e Paolo Griseri. Il primo lascia Torino per tornare da vicedirettore nel giornale fondato da Eugenio Scalfari e il secondo – sempre da vicedirettore – fa il viaggio inverso approdando appunto nel quotidiano oggi diretto da Zlatan Massimo Ibrahimovic Giannini, già editorialista di Repubblica e star radiofonica di Campo Massimo.

Il Pennemercato provoca un esodo di campioni verso altre squadre. La prima ad andarsene via, all’arrivo degli Elkann, è stata Lucia Annunziata. Dalla tolda di comando di Huffington Post – oggi diretto da Mattia Feltri, già Leo Messi de La Stampa – l’ex presidente della Rai, titolare della Mezzora di Rai3, è prossima a indossare la maglia del Domani, il sontuoso quotidiano in arrivo, fortissimamente voluto e munificamente finanziato da Carlo de Benedetti e alla cui direzione è stato chiamato l’ex Fatto Stefano Lautaro Feltri.

Il Pennemercato cambia il DNA delle squadre in campo. Con Maurizio Molinari al comando, il giornale della sinistra radical chic è diventato una sorta FoxNews del trumpismo global. Come il Milan con il fondo Elliott è diventato americano – e come l’Inter è cinese, dunque un’altra cosa – così Repubblica subisce una mutazione genetica.

Il Pennemercato va incontro ai lettori senza più un giornale. E siccome siamo amici di Platone ma ancor più lo siamo della verità, non possiamo non dire che la vera Repubblica, quella di un Eugenio Scalfari per capirsi, è oggi Il Fatto Quotidiano. Gad Lerner che pure è amico del Carlo fa marameo ai padroni e già firma su questo giornale. Come Verdelli neppure lui va con De Benedetti, rinuncia dunque allo yacht di quest’ultimo ma non alla barca di soldi e al bonus elicottero guidato personalmente da Marco Travaglio che, da par suo, lo pilota meglio di quanto sapesse fare Gianni Agnelli, l’avvocato.