Cercatela e non la troverete. La parola mafia è sparita dall’agenda politica scandita ormai dalle dirette Facebook e dai lanci Twitter. In Italia esiste una sola e grande emergenza: l’immigrazione. Da giorni si parla sempre e solo del caso Diciotti, prima per gli immigrati bloccati per giorni a bordo della nave della Guardia costiera e ora perché Matteo Salvini è finito sotto inchiesta. Ogni altro tema è stato spazzato via.

Non si parla di più di ponti che crollano, di disoccupazione, di mafia e antimafia. Bisogna occuparsi dell’emergenza migranti, tutto il resto passa in secondo piano. Che poi, ad analizzare i dati, i numeri nell’ultimo anno smascherano un’emergenza finta.

Finta sì, ma molto social. Nel meraviglioso mondo della Rete la lotta alla mafia è démodé. E così ci si limita a sbandierarla in alcuni passaggi molto folcloristici. Come “la lotta senza quartiere” di cui ha parlato Salvini, che se l’è presa con i “bastardi camorristi e i mafiosi in Italia. Vediamo di prenderli veramente a bastonate”. Era luglio, prima che il ministro si tuffasse nella piscina di una struttura confiscata a Siena. Un gesto molto simbolico e per nulla pragmatico. Insomma, acqua fresca.

Il siciliano si ritrova fianco a fianco a Salvini nella crociata del #primagliitaliani mentre la Sicilia affonda nella disoccupazione. È la quinta regione dove si sta peggio in Europa. L’emergenza migranti è la nuova arma di distrazione di massa in una terra che ha tenuto sopiti sentimenti di odio che qua e là esplode nei casi di aggressioni contro gli immigrati. Roba di competenza della Procura che negli ultimi tempi, oltre all’ordinaria azione contro la criminalità comune e organizzata, ha dovuto misurarsi con i temi dell’immigrazione. È stato creato un apposito pool di pubblici ministeri che ora deve pure occuparsi del ministro dell’Interno che sfida l’Europa.