La sanità è un tema scivoloso su cui Renato Schifani ha scelto di muoversi d’anticipo. Arrivando ad annunciare, in campagna elettorale, una maggiore sinergia tra pubblico e privato per garantire le cure ai cittadini e, ove possibile, uno smaltimento delle liste d’attesa. Ne ha fatto motivo d’orgoglio e di vanto, e non è retrocesso di un centimetro neanche durante le dichiarazioni programmatiche all’Ars, lo scorso 1° dicembre. Peccato che oggi le toppe da mettere siano già tantissime, a partire dalla minaccia della sospensione delle prestazioni sanitarie in convenzione da parte degli ambulatori privati. “La nuova sanità – disse Schifani durante l’esordio a Sala d’Ercole – dovrà guardare senza riserve al privato convenzionato, sia ospedaliero che diagnostico, nella consapevolezza che l’assistenza sanitaria costituisce una pubblica funzione al di là del soggetto che la eroga, sia pubblico che privato. Occorre, quindi, abbattere ogni forma di pregiudizio sapendo coniugare una leale sinergia tra due mondi che stanno dalla stessa parte: la salute del cittadino. Soltanto così potremo anche abbattere le inaccettabili liste d’attesa di cui sono sottoposti molti pazienti che chiedono e hanno diritto ad una indagine strumentale e diagnostica immediata per la scelta della terapia”.

Durante i mesi di preparazione al voto aveva fatto discutere la presenza di Schifani a un convegno sulla sanità organizzato a Catania dall’ex assessore al ramo, Ruggero Razza. Era stato considerato da molti un bacio alla pantofola dei suoi predecessori, che come emerge in questi da un comunicato del Cimest (Coordinamento Intersindacale della Medicina Specialistica Territoriale) non sembrano avere ottemperato al rispetto degli accordi con gli ambulatori specialisti convenzionati, i quali, dal 18 gennaio comunicano l’interruzione delle prestazioni “fino a risoluzione dei danni e dei guasti subiti dalla categoria e in atto non più sopportabili”. Le associazioni di categoria lo hanno scritto a chiare lettere in un avviso a pagamento pubblicato su alcune testate giornalistiche. Dove fanno a pezzi la gestione del delfino di Musumeci, che Schifani ha rimpiazzato con una tecnica: l’assessore Giovanna Volo, l’unico, vero volto nuovo della sua squadra di governo.

Per il momento l’assessore sta prendendo le misure a un ruolo scomodo, zeppo di pressioni e criticità, figlio di promesse che la politica non sempre ha potuto onorare. Ora dovrà far fronte a una protesta che rischia di diventare endemica, se non fosse che gli ambulatori privati convenzionati contribuiscono, così come quelli pubblici (ma anche ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta) a garantire i livelli essenziali di assistenza ai cittadini: “Le risorse che il Ministero della Salute ogni anno assegna alla Regione, circa un miliardo e duecento milioni di euro, purtroppo – lamenta il Cimest – non vengono distribuite in modo appropriato”. Il 25% delle risorse, infatti, finirebbero “a chi eroga il 75% delle prestazioni ambulatoriali e il restante 75% a chi ne eroga il 25%. Altro importante punto dolente è il CUP (centro unificato di prenotazione), che dovrebbe comprendere tutte le prestazioni specialistiche ambulatoriali e che invece risulta essere centro unificato di prenotazione di sole visite specialistiche. Il resto non esiste”.

Da qui l’attacco diretto: “La Presidenza della Regione e l’Assessorato della Salute dichiarano di adoperarsi per l’abbattimento delle liste d’attesa, ma nella realtà ad oggi non sono stati rimossi i meccanismi ostativi o meglio non sono stati attivati i percorsi attuativi per un reale soddisfacimento delle esigenze dei cittadini”. La questione non riguarda soltanto i destinatari delle risorse pubbliche, ma soprattutto il reale fabbisogno delle prestazioni erogate e l’individuazione delle criticità all’interno dei relativi bacini d’utenza: “A quanto detto – evidenziano le associazioni – si aggiunge il devastante ritardo della firma dei contratti di budget annuali del 2020-2021-2022, a tutt’oggi ancora non firmati, dovuto alla ritardata e scellerata scelta di  emanare non uno ma numerosi decreti (circa 10) da parte dell’ex assessore Razza, avvenuta soltanto negli ultimi mesi  prima delle elezioni”.

Questo implica un esborso di denaro (mai risarcito, per altro) da parte degli ambulatori convenzionati, che erano stati pregati di erogare prestazioni prendendo come modello di riferimento il budget 2019, prima che Razza intervenisse con una ‘sforbiciata’: “A fine esercizio 2022 – si legge ancora nella nota del Cimest – l’emerito assessore Razza, tramite decreto, ha stabilito che alle strutture grandi doveva essere decurtato il budget di almeno il 15%  e questa percentuale doveva essere redistribuita senza nessun criterio se non quello puramente matematico alle cosiddette piccole strutture”. Il risultato? Aver “penalizzato le strutture di qualità che ad oggi hanno sempre erogato tutte le prestazioni, spesso erogando milioni di prestazioni in extrabudget”, mai pagate dalla Regione, finendo per curare i cittadini “anche gratuitamente”.

Un’ultima critica mossa alla precedente gestione è che Razza avrebbe “inserito una disparità di trattamento tra le strutture pubbliche e quelle private” anche sul mantenimento dei requisiti previsti dall’accreditamento al Sistema sanitario nazionale: “Probabilmente l’avvocato Razza aveva un solo obiettivo: arrecare danno alle strutture private accreditate e vessarle con i 10 decreti emanati appena un mese prima dalle elezioni Regionali, ma non ha tenuto conto della cosa più importante: che con il suo operato oltre che danneggiare gli operatori del settore della specialistica ambulatoriale territoriale accreditata, ha soprattutto danneggiato i cittadini più deboli e fragili privandoli dell’assistenza sanitaria”. Ricostruire un rapporto di sinergia e fiducia a partire da queste basi traballanti, nonostante le dichiarazioni d’intenti di Schifani, non è per niente facile.

Ancora una volta il governatore dovrà dimostrare di saper andare oltre le belle parole della campagna elettorale, che ancora riecheggiano, e raccogliere le macerie disseminate qua e là dai suoi predecessori. In Assemblea aveva ribadito che “occorrerà potenziare la medicina territoriale per evitare il pericoloso intasamento delle strutture ospedaliere, chiamate il più delle volte a prestazioni che avrebbero potuto essere evitate da un filtro di base (…) E poi, particolare attenzione intenderò porre sulle aree di emergenza territoriale, evitando al cittadino traumatizzato un’ulteriore sofferenza psicologica nascente da lunghe attese, a volte in situazioni logistiche che offendono la dignità umana. Su questo vigilerò, vigilerò con l’assessore Volo, vigilerò anche personalmente assieme a lei, uno dei miei impegni assunti in campagna elettorale che intendo mantenere e sui quali mi concentrerò personalmente”. Dovrà fare in fretta: le associazioni di categoria del Cimest hanno chiesto udienza prima di procedere all’interruzione delle prestazioni sanitarie in convenzione. C’è un problema da risolvere, e una paralisi da evitare. L’ennesima.