C’è un tempo in cui uno scatto è semplicemente uno scatto e uno in cui la fotografia assume una dimensione galattica ed entra a passi scalzi in un libro di storia. Pagine scritte su una pellicola che racchiude un semplicissimo e brevissimo istante che vale però premi, menzioni, riconoscimenti, fama. Come la foto scattata da Yasushi Nagao nel 1961 che immortala il momento in cui un socialista giapponese viene assassinato con una spada da un fanatico di estrema destra a Tokyo. Una foto che si aggiudica non solo il World Press Photo of the year, il più prestigioso concorso di fotogiornalismo al mondo, ma persino il Pulitzer. Così, per la regola dei corsi e ricorsi storici, del filo invisibile che lega a doppia mandata frammenti della storia contemporanea, è il caso che porta Burhan Ozbilici, fotoreporter turco dell’agenzia di stampa Associated Press, a trovarsi ad Ankara nel bel mezzo di un attentato. Di fronte a sé ha l’assassino che impugna la pistola, urla “noi moriamo in Siria voi morite qua, Allah Akbar”. Lo sparo, l’ambasciatore russo Andrei Karlow che si accascia a terra senza vita. La foto. Ozbilici tira fuori dallo zaino la sua macchina fotografica e scatta.

Il fattore estetico di un “bello scatto”, ambizione di ciascun fotoreporter, si mescola in un istante alla capacità di suscitare emozioni, di raccontare la storia, di mostrare il lato peggiore dell’uomo. Una foto essenziale, che non ha bisogno di didascalie, che vince ed entra di diritto nell’olimpo del giornalismo per immagini vincendo il primo premio del World Press Photo dello scorso anno e che sarà raccontata per la prima volta a Palermo dallo stesso Burhan Ozbilici nel corso della mostra a Palazzo Bonocore che porta gli scatti più belli del mondo per la seconda volta in Sicilia a partire dal 14 settembre. Saranno 135 le fotografie da vedere, realizzate da 42 fotografi provenienti da 22 paesi di tutto il mondo premiate in otto categorie tra Attualità, Ambiente, General News, Progetti a lungo termine, Natura, People, Sports, Spot News. Il ciclo di mostre, che ogni anno attrae più di 4 milioni di persone, ha inaugurato al De Nieuwe Kerk di Amsterdam il 14 aprile scorso e girerà per 100 paesi scelti in 45 paesi di tutto il mondo. 100 paesi, Palermo inclusa.

Fame nel mondo, guerre, conflitti e discriminazioni. Ma anche la natura in tutta la sua bellezza. Queste sono le tematiche che accomunano gli scatti in mostra per l’edizione del 2018. Una speciale lente d’ingrandimento che mette a fuoco non solo le trasformazioni del mondo, gli eventi più significativi dell’ultimo anno – e della storia -, ma anche il modo di percepire certi eventi, le emozioni che trasmettono. Come gli scatti che immortalano il dramma della migrazione che in questi anni l’Europa sta vivendo, o il volto di una bambina sfregiato da un’esplosione in Iraq e ancora una macchina che travolge la folla di manifestanti in Virginia, un soldato che ha appena ucciso un presunto attentatore suicida dell’Isis, il fuoco tra i violenti scontri in Venezuela.

Ed è proprio quest’ultimo frame a vincere questa edizione. Lo scatto di Ronaldo Schemidt cattura per sempre in una fotografia un ragazzo venezuelano avvolto dalle fiamme. Indossa sì una maschera antigas, ma anche una t-shirt bianca che racconta la quotidianità di un 28enne. La foto è dinamica, il ragazzo è in movimento. Si dimena mentre cerca di fuggire dal fuoco che lo travolge. Di fronte ecco che si staglia l’utopia su un muro di mattoni: “paz”, una scritta che invoca la pace viene però sparata da una pistola d’inchiostro. José Víctor Salazar Balza è uno dei tanti in fuga dalla polizia antisommossa durante la protesta a Caracas, in Venezuela. Il caso ha voluto che prendesse fuoco durante l’esplosione del serbatoio di una motocicletta. È rimasto miracolosamente vivo sopravvivendo all’incidente con ustioni di primo e secondo grado.

A Palermo però, fino al 7 ottobre, in mostra ci saranno anche gli scatti di cinque fotografi italiani e persino di un siciliano. Ci sarà la foto di Giulio Di Sturco che a Bangkok ha incontrato una donna alle prese il cambio di genere, quella di Luca Locatelli che documenta alcune innovative pratiche agricole olandesi che hanno ridotto la dipendenza dall’acqua riducendo la necessità di ricorrere a pesticidi e antibiotici, quella di Francesco Pistilli che racconta la vita dei migranti costretti ad affrontare il rigido inverno serbo dopo la chiusura della rotta balcanica, quella di Fausto Podavini sull’accaparramento dell’acqua nel deserto in Etiopia e infine quella di Alessio Mamo, ex chimico catanese che nell’ospedale Al-Mowasah ad Amman, in Jordania, ha fotografato una bambina di 11 anni vittima dell’esplosione di un missile caduto su Kirkuk, in Iraq. Manal indossa una maschera che le protegge il viso dopo un complicato intervento di chirurgia estetica. Storie su storie che, con il permesso del World Press Photo, non verranno dimenticate mai.