Dicono che ogni tanto l’avvocato bussi con timida discrezione alla porta del pubblico ministero, “dottore ma quando lo interrogate il mio assistito?”. E l’altro, il magistrato, con l’aria che hanno gli uomini da tempo rassegnati a monotoni e faticosi orizzonti di lavoro: “Eh, sapesse lei quanti fascicoli ci sono, impellenze, carte, verifiche. Ma stia tranquillo”. Intanto i giorni passano, le settimane sembrano secoli, il tribunale del riesame rigetta una prima istanza di scarcerazione. Le ore non si contano più quando… L’articolo completo su ilfoglio.it