Da sempre l’uomo ha guardato al cielo come un infinito di mistero. Non vi è religione che non lo abbia come luogo di ricongiungimento dell’umano destino. Come se la nostra vita fosse giunta dal cielo e lì dovesse ritornare. Quello scenario celeste, però, più è sondato con le focali di mille osservatori astronomici e più diventa misterioso. Tanto misterioso da indurre gli astrofisici ad intuire l’esistenza di un luogo dell’universo in cui ogni regola si spegne. Un buio cosmico, di grandezza e gravità infinite, chiamato orizzonte degli eventi. Un luogo in cui non si conosce ciò che accade e solo si può dire che ogni misura si annienta.

Strana definizione quella degli scienziati che contraddice l’immaginario umano nelle parole orizzonte ed evento. L’idea terrena del luogo tra cielo e mare dove si consolida il futuro del navigante ne è, nell’universo, il contrario.

Non vi terrò a lungo sullo scenario perché questo evento esplora la parte fotografica di questa ricerca. Ma il punto di congiunzione tra i due orizzonti dovrò pure indicarlo e lo evidenzio in questa Verità. Ogni sguardo esplora l’infinito e – con questo – il mistero che è dentro e fuori di noi. Non sbaglio se dico che negli occhi di una donna si riscontra appieno questa confluenza. Se così non fosse non avremmo avuto l’enigmatico volto della Gioconda leonardesca a raccontarci quel mistero. Lo sguardo della “Monna Lisa” non è (solo) nel quadro, ma in quello di colui che lo concepì.

Leonardo da Vinci intuì ogni segreto dell’universo che lo circondava e volle lasciarlo ai posteri con un enigma pittorico. Gli occhi della donna – è questo il paradosso – sono quelli di colui che riuscì a dipingerli in un volto che è un infinito.

Come sempre accade, a fronte di una moltitudine umana sospesa tra ignoranza e indifferenza al destino, c’è chi ha il dono poetico di intuire un codice universale e sintetizzarlo in un attimo che diventa eternità. L’intuizione diventa immagine posto che “transumanar significar per verba non si poria”. Perché – come afferma Dante – l’universo può essere spiegato solo attraverso un codice poetico. Non è questa una mia idea, ma l’ho presa a prestito dal più grande filosofo dei nostri tempi, Martin Heidegger: “Il compito che è dato al pensiero di oggi è un metodo del tutto nuovo di pensare che può solo essere usato nel dialogo diretto tra uomo e uomo, attraverso un lungo esercizio: quello di vedere pensando”.

Educare lo sguardo perché possa vedere e, diventando pensiero, comprendere la ragione finale del nostro destino…

Le opere di Paolo Morello saranno a Palazzo Branciforte di Palermo dal 12 novembre 2021.