C’è una logica nella politica regionale, una logica che quella di Aristotele è roba da dilettanti. Appena varato il piano dei rifiuti, Alberto Pierobon, assessore all’energia, è stato calorosamente ringraziato e bruscamente licenziato, malgrado, o a motivo della “serietà e competenza” che pochi giorni prima gli erano state riconosciute dalla maggioranza in Assemblea. Le ragioni che hanno spinto il suo partito, l’UDC, e il presidente della Regione a dargli il benservito, sono tutte politiche, nel senso ovviamente dei rapporti di forza e del posizionamento dei partiti che sostengono la giunta, non certo degli interessi dei siciliani. Quei partiti sono già in campagna elettorale con largo anticipo rispetto alla scadenza, ma è pur sempre bene pensarci per tempo, ché a governare davvero si vedrà. C’è da consolidare la maggioranza, già fortissima, rafforzandone il centro, che dovrebbe ricevere, pare, nuovi ingressi per organizzare meglio la propria presenza nelle diverse province.

E vi pare che a un obiettivo di questa natura non valesse la pena sacrificare chi, un piano, se pure contestato e imperfetto, l’aveva pur fatto? Su di esso vi sono state opinioni discordanti, com’è naturale quando si mettono le mani in un settore estremamente complicato al cui interno si muovono enormi interessi privati che, per molto tempo, hanno fatto il bello e il cattivo tempo, mentre la Sicilia è rimasta affogata nei rifiuti, con le discariche sature, la raccolta differenziata, specialmente nei grandi centri, a livelli molto lontani dalla media nazionale, con la necessità, spesso, di far fare lunghi viaggi alla spazzatura per raggiungere i termovalorizzatori. Dei quali, guai a parlare in Sicilia. Per lunga, diretta esperienza, tutte le volte che, da sindaco o da responsabile dell’Anci vi ho accennato, sono stato guardato con sufficienza, come un potenziale inquinatore e zittito perché il problema, così ribattevano severi ambientalisti e grandi esperti, era ben altro – il benaltrismo essendo sempre l’arma a cui si ricorre per difendere princìpi astratti o più spesso banali posizioni ideologiche.

Poi, per carità, i termovalorizzatori li costruiscono e li usano gli svizzeri, i danesi, i norvegesi, quelli dell’Alta Italia, tutti gli “sporcaccioni” che deturpano l’ambiente e lo ammorbano con le emissioni nocive, mentre producono energia. Ché noi, invece, l’ambiente lo ingentiliamo con le discariche pubbliche, come quella di Bellolampo di Palermo, o private, come quelle di Siculiana e di Lentini e lasciando l’immondizia per le strade. Il piano dei rifiuti, con qualche ragione, è stato giudicato parziale e vecchio da Legambiente che, comunque, ha ritenuto “ottimi” i suoi obiettivi, se pure poco chiari gli strumenti per raggiungerli. Pur con le osservazioni del ministero dell’ambiente in parte recepite, esso risulta un tentativo di uscire dall’emergenza, di porre fine all’interramento dell’immondizia, di aprire la prospettiva ad impianti tecnologici, di allineare la gestione in Sicilia a quella del resto del Paese.

Il problema vero, quello che rende debole il piano, che lo lascia privo di una solida base, è l’assenza di una legge organica che regoli il settore. Quella che, nelle intenzioni ormai remote della Giunta, avrebbe dovuto farlo e che da tre anni è ferma in Assemblea, da quando il primo di cinquanta articoli fu bocciato ed il resto rinviato in commissione. Da allora si è scelto di lasciare che le cose andassero come sono andate, che se la sbrigassero i sindaci, ai quali il governo Crocetta ha lasciato il compito di gestire lo smaltimento dei rifiuti con una parcellizzazione di strutture che ha impedito l’adozione di criteri dotati di un minimo di consistenza e di validità economica ed organizzativa.

E proprio i sindaci hanno apprezzato il nuovo piano, riconoscendo che raggiunge un traguardo importante e che il suo autore ha dato garanzie di trasparenza, di correttezza ed è stato disponibile nel confronto con le autonomie locali. Con un quadro normativo incerto, con la tragica situazione determinata da molti anni di inerzia e di errori, in presenza di grossi interessi privati, Pierobon, senza essere un fulmine di guerra, si è mosso con una certa capacità, è rimasto fuori dai giochi di potere, ed ha, infine, cercato, per quanto di sua competenza, di colmare un vuoto che ha determinato, tra l’altro, il primato nel costo della raccolta e nello smaltimento dei rifiuti e risultati tra i peggiori d’Italia. Il veneto prestato alla politica siciliana è stato accompagnato alla porta per far posto a Daniela Baglieri, che sembra molto preparata, ma che sarà costretta a cominciare dal prendere conoscenza del settore. La scelta ha anche il valore strumentale di limitare le forti polemiche per la composizione tutta al maschile della Giunta.

Il vero obiettivo rimane, comunque, quello di consolidare la destra, contrastata in Assemblea da una opposizione numericamente più esigua rispetto a quella uscita dalle elezioni per le scissioni nel Partito democratico e nel Movimento cinque stelle e per il passaggio in maggioranza del gruppo che faceva capo a Salvatore Cardinale e dei renziani. Alle elezioni non ci si può presentare impreparati, da impreparati e disinvolti si possono semmai affrontare i problemi della raccolta dei rifiuti e non solo quelli.

Tanto, è amaro dirlo, il nostro popolo è abituato a dare il consenso a prescindere. A prescindere dai risultati che i governi e le forze politiche possono intestarsi.