Si chiama “criminalizzazione del dissenso”. Ed è l’arte della quale ha fatto abbondante uso, ai tempi dell’antimafia chiodata, Leoluca Orlando, sindaco di Palermo. Quando un avversario gli muoveva una critica, lui non entrava nel merito delle cose. Spocchiosamente sosteneva che la contestazione “faceva obiettivamente il gioco della mafia”. Chi avrebbe mai immaginato che quell’arma, politicamente così meschina, venisse usata anche da Nello Musumeci? Non sapendo come coprirsi la faccia dopo che la Corte dei Conti ha definito carta straccia il documento di programmazione approntato dal suo bullo di fiducia, il governatore non è entrato nel merito delle contestazioni. Si è limitato a criminalizzare uno dei magistrati contabili – “è di sinistra” – con la segreta speranza di delegittimare ogni osservazione che la Corte da ora in avanti farà ai bilanci della Regione.