Su un treno che da Torino mi riporta a Roma, mi imbatto in un signore elegante in là con gli anni. Indossa la mascherina ma la parte superiore del viso me lo denuncia (termine adeguato) come Francesco De Lorenzo, liberale, ministro della Sanità nella Prima repubblica. Gli ho parlato qualche volta al telefono ma non l’ho mai incontrato e poi ne è passato del tempo da quando era una figura pubblica. Lo saluto con qualche prudenza e faccio bene: non è De Lorenzo. “Non si preoccupi – mi dice – anche se il personaggio non gode della mia stima”. Comprendo il rischio e cerco di riparare nelle mie incombenze, ma il mio interlocutore ha l’urgenza di particolareggiare i motivi della disistima: il sangue infetto, i morti di Aids, le tangenti dei colossi farmaceutici, i soldi nascosti nel pouff eccetera. L’interlocutore è cortese e con altrettanta cortesia cerco di spiegargli che sta facendo un casino della madonna, quello del pouff è un altro, De Lorenzo non è mai stato non dico condannato ma nemmeno processato per la questione del sangue, che anzi una legge voluta proprio da De Lorenzo provò a porre rimedio alla questione, ma non c’è verso, il signore, con proprietà di linguaggio e prosa misurata, parte con una filippica che mi sentirei di riassumere così: è tutto un magna magna e processato o no, condannato o no, De Lorenzo resta un mezzo assassino. Mi spiace, mi sono arreso subito. Continua sull’Huffington Post