Se Maometto non va dalla montagna, è la montagna che va da Maometto. Per questo numerosi sindaci, in rappresentanza dei comuni montani di tutta la Sicilia, martedì pomeriggio si sono presentati in assemblea regionale e hanno salutato con un applauso vigoroso – attirandosi i rimproveri del presidente Gianfranco Micciché (“Non si può, non siamo mica a teatro”) – l’approvazione di un disegno di legge sull’istituzione delle zone franche montane, con l’obiettivo di far uscire questi comuni dall’isolamento, attraverso l’imposizione di un regime fiscale vantaggioso e dando l’opportunità alle imprese di assumere in presenza di sgravi. Ma c’è un “però”: trattandosi di una legge-voto, come sancito dall’articolo 18 dello Statuto regionale, l’ultima parola spetta al Parlamento nazionale. Un iter che si preannuncia articolato, ma sul quale l’assessore alle Attività Produttive, Mimmo Turano, a nome del governo, ha promesso di vigilare.

L’istituzione delle zone franche montane, inoltre, potrebbe essere l’ultima legge approvata quest’anno dal parlamento siciliano, dato che da questo momento in poi scatterà la sessione finanziaria che rischia di impantanare le feste dei deputati. L’ultima riforma vera, sebbene ancora in fieri, riguarda i comuni montani con meno di 15 mila abitanti e il cui territorio ricada, per almeno il 50 per cento, a una quota di almeno 500 metri sul livello del mare. E dove, ovviamente, sia intervenuto un fenomeno di spopolamento. Come si legge nelle promesse della proposta legislativa, affinata dalla terza commissione dell’Ars, “si tratta di un disegno di legge voto da inserire all’interno di provvedimenti statutariamente previsti per il complessivo miglioramento della qualità della vita di popolazioni che da anni subiscono una grave emarginazione economica. Si cerca in tal modo di arrestare l’esodo delle attività imprenditoriali che non hanno più trovato un contesto ambientale favorevole prevedendo misure agevolative per attrarre nuovi insediamenti produttivi nei territori montani”.

L’assemblea regionale siciliana cerca di fare “colpo” sul governo Conte, o chi verrà dopo, citando una serie di dati di “svantaggio” per l’Isola (come la sottrazione di 25 milioni l’anno di spesa pubblica”, allo scopo di convincere Camera e Senato  spiegando che il ddl “non può essere considerata una iniziativa di favore ma al contrario il primo avvio di una serie di iniziative legislative rispondenti alla corretta applicazione dello Statuto siciliano ed alla corretta applicazione dei complessivi rapporti con lo Stato”. Bisogna trovare comunque la copertura finanziaria, anche se l’assessore all’Economia, nonostante i conti dissestati della Regione, ha promesso un impegno (simbolico) e relativa copertura entro sessanta giorni.

Tra i benefici previsti dalla legge per le aziende, rientrano: l’esenzione dalle imposte sui redditi per i primi tre periodi di imposta; l’esenzione dall’imposta regionale sulle attività produttive; l’esenzione dalle imposte municipali proprie a decorrere dall’anno 2020 e fino all’anno 2025 per gli immobili siti nelle zone franche; e l’esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente per i primi cinque anni di attività, solo in caso di contratti a tempo indeterminato, o a tempo determinato di durata non inferiore a dodici mesi e a condizione che almeno il 30 per cento degli occupati risieda nel sistema locale di lavoro in cui ricade la zona franca montana. L’aula, che ha votato convintamente sì in tutte le sue componenti, si fida ma non troppo.

Il Pd, che in numerosi interventi ha fatto trasparire scetticismo, ha fatto mettere ai voti un ordine del giorno per far sì che il governo regionale non tagli un solo euro di trasferimenti ai comuni montani. Mentre il Movimento 5 Stelle sostiene i principi generali di una legge “doverosa verso quel popolo autentico dell’entroterra siciliano, sempre operoso nella storia, e che potrà continuare ad esserlo con questa legge che compensa le forti dinamiche sociali che hanno portato allo spopolamento e al trasferimento nelle fasce costiere, dando anche la spinta all’urbanizzazione nei grandi centri abitati”. I grillini, inoltre, hanno evidenziato i vantaggi dei comuni beneficiari: “L’esenzione di alcuni tributi per chi assume nuovo personale nelle imprese, la riduzione dell’Imu per le nuove attività nei locali sfitti, l’esonero da contributi a scalare per le attività e le imprese che si insediano e che resistono, l’Iva agevolata, le agevolazioni per le startup”.

Mentre la Sicilia affonda nei debiti, almeno i comuni montani hanno un motivo per sorridere.