Gli anni della militanza nella Dc, il bagno di folla per l’elezione alla presidenza della Regione nel 2001, primo governatore eletto dal popolo con oltre un milione e mezzo di voti. Poi l’inchiesta per mafia, la rielezione nel 2006 alla presidenza, la condanna in primo grado per favoreggiamento semplice, la foto con i cannoli a Palazzo d’Orleans che fa il giro dei network mondiali e le dimissioni.

Con la condanna definitiva a sette anni (favoreggiamento aggravato alla mafia) si aprono le porte del carcere per Cuffaro. Quattro anni e 11 mesi trascorsi in una cella di Rebibbia, quindi la laurea in giurisprudenza, la vita in campagna e le missioni come medico volontario in Burundi. Fino al rilancio della Dc e alla riabilitazione con l’estinzione dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici decisa dal Tribunale di sorveglianza di Palermo.

C’è questo e tanto altro nel docufilm “1768 giorni” realizzato e auto-prodotto dal videomaker Marco Gallo, 35 anni, e presentato, in anteprima a Palermo. In sala anche il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, che tesse le lodi di Cuffaro (“se non ci fosse bisognerebbe inventarlo”), e l’ex governatore Raffaele Lombardo. È la prima volta che Cuffaro e Lombardo si mostrano insieme in pubblico, per molti anni i due avevano interrotto in rapporti, adesso ripresi. Parte del ricavato del docufilm andrà in beneficenza alla onlus AiutiAmo il Burundi.

In mattinata il collettivo Offline aveva tappezzato di manifesti alcune strade con la scritta «Totò Cuffaro riabilitato e presto beatificato», locandina ispirata all’opera 1984 di George Orwell. «Io rispetto e credo nella nostra Costituzione – il commento di Cuffaro -. Secondo l’articolo 27, comma 3, le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. Penso sia un dovere per tutti e un diritto per chi ci crede. Non tutti ne sono convinti evidentemente. Ma l’articolo 13 della Costituzione difende e garantisce la libertà tutta, anche quella di pensiero e di espressione. Soprattutto di chi pensa e si esprime contro di me. Ed io credo nella Costituzione e la rispetto, sempre».