Anche mercoledì, dopo un quarto d’ora d’aula (e un intervento da parte dell’assessore Tamajo) il presidente pro-tempore Nuccio Di Paola ha rispedito a casa i deputati. Il ponte del Primo Maggio, al parlamento siciliano, scatta in anticipo. Neppure il tempo di smaltire le tossine del 25 Aprile. La rubrica sulle Attività produttive è durata lo spazio di un warm up e l’imbarazzo nel congedare tutti così in fretta ripropone un’amara realtà: a Sala d’Ercole mancano gli argomenti. L’attività legislativa – come sottolineato dall’on. Burtone (Pd) – procede lentissima. Il governo non propone nulla, e degli assessori non si vede praticamente nessuno. L’aumento delle indennità per adeguarle al costo della vita (900 euro in più al mese) è inversamente proporzionale all’impegno messo in campo dai deputati, che al netto della sessione Finanziaria, non hanno portato a casa una sola legge che sia degna di nota.

Ma la domanda è un’altra: quando finirà il rodaggio? L’attesa potrebbe essere ancora molto lunga, giacché l’avvio della prossima settimana – con il Ponte in mezzo – non sarà risolutivo: all’ordine del giorno è finita la rubrica sul Turismo, vista la disponibilità dell’assessore Amata a rispondere a qualche domanda in ghiaccio da mesi. A seguire un disegno di legge sulle farmacie rurali, il solito, e alcuni debiti fuori bilancio. C’è grande attesa per la reintroduzione delle province, ma la proposta del governo non andrà in aula finché a Roma non verrà abrogata la riforma Delrio. Si rischia di andare per le lunghe, e magari scavallare anche l’estate, atteso che c’è in corso una campagna elettorale infinita, l’ennesima, che costringerà l’Ars alla paralisi.

Facciamo due calcoli: il 2 maggio si rientra dalle grigliate e a quel punto mancheranno giusto tre settimane per decidere le sorti di 130 comuni, di cui quattro capoluoghi. Fra cui Catania, dove è già cominciata la guerra delle poltrone dopo la complicata selezione del candidato a sindaco (il meloniano Trantino). I deputati sono impegnati sui territori, accoglieranno i grandi leader nazionali, sfoglieranno il Manuale Cencelli per non incorrere in errori da principianti, e non avranno tempo di soffermarsi sui problemi della Sicilia. Un ragionamento sui numeri impietosi della sanità, ormai sprovvista di anestesisti e rianimatori? Giammai. Un’analisi realistica sul rischio di non riuscire a spendere nei tempi utili (il 31 dicembre 2023) i fondi europei del PO-Fesr 2014-2020? Macché. Un momento di verità sugli scandali relativi alla gestione delle risorse pubbliche da parte dell’assessorato al Turismo? Neanche per idea. La teoria del galleggiamento investe tutti, maggioranza e opposizioni: persino un sanguigno come Cateno De Luca è occupato a raccogliere consensi per il suo movimento e per se stesso (è candidato sindaco a Taormina) e gli rimane pochissimo tempo da dedicare all’Isola.

L’unica parentesi felice (o infelice, dipende dai punti di vista) sarà quando in commissione Bilancio ci si ritroverà a parlare di “collegati” alla Legge di Stabilità. L’ultima impugnativa romana, che ha fatto a pezzi i capitoli di spesa finanziati coi Fondi di sviluppo e coesione (Fsc), ha richiesto un intervento immediato da parte del governo, che infatti sta già pensando a una mini-Finanziaria per ripristinare le voci più importanti: quelle relative ai Forestali, che agognano da tempo un aumento delle indennità; quelle utili al Cas, il Consorzio autostrade, per fronteggiare l’aumento dei prezzi dei materiali, dei carburanti e dei prodotti energetici rispetto alle opere di investimento in corso, e mantenere in vita i cantieri; o i soldi destinati al carrozzone Resais per resistere a un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate. Poco importa che nel computo finirà il restauro del presepe settecentesco di Acireale (per poco più di centomila euro), provvedimento già stralciato dalla legge sul bollo auto. Le misure previste da questo ddl tampone sono tutte urgentissime e verranno approvate in un range di tempo ragionevole.

Il resto può attendere. Anche mesi se necessario. Dopo le elezioni c’è l’analisi del voto, sarà il momento dei ballottaggi, dell’insediamento dei sindaci; e poi di una nuova polemica contro il caro-voli (spostarsi a cavallo tra luglio e agosto è peggio che a Natale). Tra una scossa di assestamento e l’altra, si arriverà alla cerimonia del Ventaglio, il rituale appuntamento che precede le ferie estive, in cui il presidente dell’Ars presenta alla stampa i risultati ottenuti. Non vorremmo essere nei panni di Galvagno. E nemmeno del governo: nonostante la grande apertura di Schifani – un “parlamentarista convinto” – in aula non è approdata una sola proposta che meritasse o esigesse l’attenzione dei 70 deputati. Fuori dall’aula, invece, non sono mancati i temi. Il caro voli, la polemica con l’Anas, il fotovoltaico, i termovalorizzatori, il Ponte sullo Stretto. La politica ridotta a talk show ha trovato in Sicilia la sua sede naturale. E che ce frega se ci hanno impugnato la Finanziaria, tanto “non succederà mai più”. E che ci importa per il danno d’immagine provocato dallo scandalo di Cannes, tanto ci basta un turnover tra Scarpinato e Amata e il problema è risolto. Insabbiato per sempre. Al primo bilancio sull’operato dell’Ars, verrà fuori la storia dello stipendio e dei 900 euro. Al primo bilancio sul governo, neanche quello.