“Non sarà facile rimpiazzare Sebastiano. Chiunque sarà il successore, e io sinceramente non vorrei essere al suo posto, potrà colmare solo una fettina dell’enorme vuoto che ha lasciato”. E’ passata meno di una settimana dal tragico schianto e Gianfranco Miccichè non sembra rassegnarsi di fronte alla perdita dell’assessore regionale ai Beni Culturali. Sebastiano Tusa non è mai atterrato a Nairobi, con destinazione Malindi, dove ad attenderlo c’era una conferenza mondiale dell’Unesco. Domenica scorsa un boeing della Ethiopian Airlines è caduto a pochi chilometri da Addis Abeba, sei minuti dopo il decollo. L’archeologo di fama mondiale, figlio di Vincenzo, da pochi mesi al servizio delle istituzioni regionali, è una delle 157 vittime (otto italiane).

Il presidente dell’Ars era stato a trovarlo il giorno prima della partenza per l’Africa: “E quando mi sono recato in assessorato mi sono preso male – racconta adesso Miccichè – Non che il palazzo non fosse un bel palazzo, ma non mi sembrava adatto a ospitare il più importante degli assessorati. I Beni Culturali sono il posto in cui un presidente della Regione dovrebbe accogliere i capi di stato stranieri. Ne parlai con Tusa e venne fuori l’ipotesi di villa Bonanno, che fra l’altro è di proprietà della Regione. A lui sarebbe piaciuto traslocare lì, nel cuore di Palermo. Avrei provato a dargli una mano…”

Non c’è stato tempo. Che uomo era Sebastiano Tusa?

“Fino a qualche tempo fa lo conoscevo soltanto di nome. Fu Vittorio Sgarbi a presentarmelo. All’inizio mi diceva che sarebbe stato il direttore perfetto per il dipartimento dei Beni Culturali. Poi quando, decise di andare via, il presidente della Regione mi disse che lo vedeva al suo posto come assessore. Gli risposi che per me andava benissimo, perché era la volontà di Sgarbi. E Sgarbi è una persona di cui mi fido molto, sull’argomento dei Beni Culturali è imbattibile”.

Poi com’è andata?

“Ci siamo presentati, abbiamo cominciato a conoscerci e frequentarci, con le rispettive mogli. Io non sono esattamente nelle condizioni di valutare il livello delle competenze del professor Tusa, ma so per certo che era una persona di fascino straordinario, di grande eleganza, di estrema signorilità e gentilezza. Per chi è abituato al mondo della politica, non è facile trovare queste caratteristiche. La politica è molto poco gentile e molto poco fascinosa. La cosa che ho apprezzato di più è questo suo lato umano. Quando trovi delle persone del genere, te ne innamori per forza”.

Ha mai avuto dei confronti, specifici, sul tema dei Beni culturali?

“Certamente. Lui aveva tante idee certamente giuste, altre sulle quali mi sarebbe piaciuto approfondire un po’ di più. Prenda il tema dei parchi archeologici: volevo capire meglio la loro funzione. Una volta mia figlia tornò dal parco di Segesta, dove era stata con delle amiche, e mi aveva segnalato delle situazioni da terzo mondo. Ero stato a trovarlo per chiedergli di fare una verifica. Lui poi era innamorato di Selinunte. Sgarbi ha proposto in questi giorni un’idea che porterei avanti a mille all’ora: cioè la ricostruzione del tempo G, da dedicare a Sebastiano. Alla luce degli ultimi avvenimenti, è una cosa che assume un senso assolutamente nuovo”.

Come lo ricorderà?

“Pochi giorni fa parlava in televisione del museo di Marianopoli (in provincia di Caltanissetta). Lo conoscono in pochi, me compreso. Adesso andrò a visitarlo appositamente. Vede, di Tusa si dice che è una perdita difficile da colmare, in questo caso è vero”

Il suo successore sarà un tecnico? Vi affiderete a una persona equidistante dai partiti come lo era lui?

“Certamente Tusa non era una indicazione di partito. Quando Musumeci mi disse di avere questa idea, di fronte a un nome del genere non si poteva che dire di sì. Ma non spetta a me dire chi possa sostituirlo, bensì al presidente della Regione”.

Una delle suggestioni è la moglie: Patrizia Valeria Li Vigni. E’ una persona di cultura, dirige il museo d’arte contemporanea di palazzo Riso, a Palermo. Sarebbe una successione naturale, benché tragica, dopo quanto accaduto al marito. Il suo nome comincia a circolare. Cosa ne pensa?

“Valeria è una persona di estremo valore. E’ brava, del mestiere, dirige un museo. Sì, in realtà mi piacerebbe perché è molto dedita all’arte contemporanea, un settore che apprezzo molto. Ne sarei felice. Ma, ripeto, non è una scelta di mia competenza. E ripeto pure che non sarà facile colmare questo vuoto, neanche per lei”.

Ai Beni culturali meglio un tecnico di un politico?

“In tutti gli assessorati del mondo la disputa fra tecnico e politico può avere una logica. Ai Beni culturali no: ci vuole uno bravo. Sgarbi, ad esempio, lo richiamerei domattina, anche se lui non potrebbe farlo perché è sindaco. Serve una persona che abbia sensibilità, che non è una cosa obbligatoria per chi fa politica. Il fatto umano prescinde da dove vieni, se dalla politica o dalle professioni”.

Tusa è stato anche un personaggio d’esportazione. Ha rappresentato la Sicilia in giro per il mondo.

“Di recente, era stato a inaugurare la mostra di Antonello da Messina a Milano. Mi avevano chiamato per complimentarsi del nostro assessore, per il discorso che aveva fatto. In quell’occasione c’erano stati due discorsi molto belli: il suo e quello del sindaco di Milano, Beppe Sala. Mi hanno telefonato per riferirmelo, e io gli ho girato i complimenti. Questo era Tusa: un motivo di vanto per la Sicilia intera”.

Perché dice che non vorrebbe essere al posto di chi verrà dopo?

“Perché non c’è dubbio che non sarà facile. Temo che si troverà davanti un muro, dovrà combattere contro una naturale diffidenza. L’assessorato ai Beni culturali amava molto Sebastiano Tusa. Per chi arriverà al suo posto sarà difficile farsi accettare. Trovare la persona giusta è una sfida importante anche per Musumeci”.

Tusa era anche il più apprezzato degli assessori siciliani…

“Mi sarei stupito del contrario. Non me ne vogliano gli altri assessori, ma lui era di un livello superiore”.

Ha parlato a Tusa della sua riforma sulle soprintendenze?

“A lungo, e ammetto che non era totalmente favorevole alla mia proposta. Qualche dubbio preveniva dai suoi uffici. Io scinderei le soprintendenze in due parti: quelle che si dedicano alla tutela dei beni, tra cui farei rientrare anche i teatri, e quelle che progettano, che andrebbero sotto l’assessorato al Territorio e Ambiente. Non perché esistano delle convenienze, ma per un ragionamento logico che ho portato avanti assieme a dei professori universitari che hanno lavorato a questa riforma”.