C’è una questione ed è la “questione morale”. Chi non recede su questo aspetto è Claudio Fava. Micciché ha promesso che il dibattito parlamentare utile per affrontare (e arginare) il diffuso malcostume che pervade la politica siciliana, si farà dopo il voto sul “collegato”. Ma Claudio Fava prova a stringere i tempi, anche in virtù dell’ultima inchiesta sull’eolico che ha coinvolto un paio di assessori (Cordaro e Pierobon, che non sono indagati): “Il Presidente Miccichè convochi l’aula il 30 aprile per il dibattito sulla questione morale – ha detto il presidente della Commissione regionale antimafia – Sarebbe un modo non liturgico per ricordare Pio La Torre e le altre vittime di mafia, alle quali l’Ars ha voluto dedicare una giornata della memoria proprio quel giorno. La memoria è utile – ha proseguito Fava – se ci aiuta a comprendere il presente, altrimenti diventa solo un esercizio di stile. E il presente, oggi in Sicilia, parla d’una condizione malata della politica, pervasa da interessi illeciti e criminali. Alle inchieste giudiziarie in corso – conclude il deputato dei Cento Passi – non si può contrapporre solo il pervicace silenzio del presidente Musumeci e un generico atto di fiducia nella magistratura: occorre che la politica si assuma le proprie responsabilità. Intanto con un confronto aperto e non più differibile, tra governo e Assemblea”.