“Aspetto, come tutti, di leggere le motivazioni della sentenza. Ma un dato è certo: Salvo Pogliese non si è mai appropriato di un euro che non fosse suo”. Raffaele Stancanelli, amico e sostenitore del sindaco di Catania, non vuole sostituirsi ai magistrati. Ma ci tiene sin da subito a fare luce. “L’aspetto morale e umano in questa vicenda è dirimente – spiega l’eurodeputato di Fratelli d’Italia –: Pogliese, per una mancanza di risorse del gruppo, aveva anticipato migliaia di euro per il suo funzionamento. Poi è rientrato in possesso delle somme spese. Questo aspetto è stato ampiamente documentato. Se i giudici hanno ravvisato qualcosa che non va, probabilmente è a causa di alcune procedure. Ma poiché il peculato è un reato pesante, va subito sgomberato il campo da possibili equivoci: Salvo non ha preso un euro ed è un uomo onesto”.

Il sindaco di Catania, però, è stato condannato dal Tribunale di Palermo in primo grado. Quando era capogruppo del Pdl all’Assemblea regionale siciliana, avrebbe utilizzato illecitamente i fondi destinati alle attività del gruppo. E per effetto della Legge Severino, il prefetto l’ha sospeso dalla carica per 18 mesi. “Mi dispiace molto per l’esito del giudizio – spiega ancora Stancanelli, che è stato primo cittadino del comune etneo dal 2008 al 2013 –. Ho manifestato a Pogliese tutta la mia solidarietà. Ma andare via adesso sarebbe stato un atto irresponsabile”.

Molti hanno chiesto le dimissioni del sindaco, sostenendo che la città non può rimanere acefala così a lungo.

“Non mi pongo il problema per un motivo semplicissimo. I catanesi hanno votato Salvo Pogliese ma anche la sua squadra. Consegnare la città in mano a dei commissari per i prossimi 7-8 mesi sarebbe stato un errore. Fra l’altro il vicesindaco, Roberto Bonaccorsi, è l’artefice di tutta l’attività che ha messo in salvo il Comune dal dissesto. Penso che tutti abbiano chiaro l’indirizzo politico di questo inizio di legislatura, per cui bisogna continuare a lavorare. Giunta e consiglieri sono lì per questo”.

I catanesi, già provati dal dissesto e dalla condanna di Enzo Bianco (da parte della Corte dei Conti), come potrebbe vivere questa vacatio di potere?

“Io questa vacatio non la vedo, non c’è. Queste vicende possono lasciare l’amaro in bocca, ma non interrompono il cammino”.

Come ha operato la giunta Pogliese?

“L’impegno è stato massimo. La sentenza del maggio 2018, che imponeva di dichiarare il dissesto, ha messo tutti in difficoltà. Ma l’Amministrazione si è ripresa alla grande, ha ottenuto dal governo nazionale molto di più di quanto era lecito attendersi, e poi ha avviato un’attività di programmazione importante – penso alle infrastrutture e alle linee guida del piano regolatore, già trasmesse al Consiglio comunale – che non può fermarsi ora”.

Anche la Legge Severino, forse, andrebbe approfondita. Sospendere un sindaco dopo il primo grado di giudizio non è da garantisti.

“Da un punto di vista giuridico, ancorché politico, non condivido che una pena afflittiva come la sospensione, che incide sulla sovranità popolare, possa essere applicata e diventare esecutiva dopo un grado di giudizio. La Costituzione dice che si è innocenti fino al terzo. In tanti la pensano come me”.

Ci sono state molte ricostruzioni in questi giorni. Una di queste sostiene che la condanna per peculato impedirà a Pogliese di correre per la presidenza della Regione. Un’altra, che lei stesso avrebbe preparato la strada per portarlo a Palazzo d’Orleans. Conferma o smentisce?

“Non devo confermare né smentire, semplicemente perché non mi pongo il problema”.

Ma è importante sapere chi verrà dopo Musumeci.

“Essendoci un presidente in carica, trovo poco serio e delicato che si parli del suo successore. Chi fa politica non può dilettarsi in questi esercizi”.

Musumeci di recente ha sparato a zero sui regionali, dicendo che l’80% di loro si gratta la pancia. Ha ragione?

“Vorrei capire come li ha quantificati… E comunque non è giusto sparare nel mucchio, io non l’avrei mai fatto. Anzi, da assessore ho raggiunto notevoli risultati grazie al lavoro di squadra e all’impegno dei dipendenti. Credo che le parole di Musumeci siano dettate dalla stanchezza. Che siano state pronunciate dopo tre anni di governo, però, mi inducono a pensare che andrebbe fatto qualcosa per motivarli e farli rendere al meglio. Non si può buttare il bambino con tutta l’acqua sporca”.

Nell’ultimo sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia balza al 18%. Ad appena cinque punti dalla Lega di Matteo Salvini. Perché gli italiani vi apprezzano così tanto in questa fase?

“Partiamo col dire che sono sondaggi e valgono quel che valgono. Ma è meglio averli a favore che non contro. Per me, comunque, non è una sorpresa. Da anni si avvertiva, e ne ero consapevole, l’esigenza di un soggetto politico che rappresentasse non solo i valori della destra tradizionale, ma anche di quella liberale, cattolica e riformista. Dopo aver trovato una leader, Giorgia Meloni, che sta dimostrando sul campo le sue capacità alla guida del partito, ed essere entrati in sintonia col forte sentimento di destra, che nel Paese è prevalente, arrivano i risultati. Non mi sorprenderei nemmeno del 30%…”.

Aspirate a diventare il primo partito della coalizione?

“Più che guardare ai cinque punti che ci separano dalla Lega, proporrei un’altra lettura: siamo a un punto dal Movimento 5 Stelle e a un punto e mezzo dal Partito Democratico. Questo vuol dire che, nelle prossime settimane, i primi due partiti italiani potrebbero essere Lega e Fratelli d’Italia, due soggetti della coalizione di centrodestra. Non è una cosa peregrina. Se a questi numeri aggiungiamo il 6-7% di Forza Italia, vuol dire arrivare al 50. E’ questo il motivo per cui non ci mandano a votare”.

Uno dei motivi è anche il rafforzamento di Conte e del governo dopo la vittoria sul Recovery Fund. Perché voi di Fratelli d’Italia vi siete astenuti?

“Lo abbiamo fatto perché non ci piacciono le facili euforie: i soldi del Recovery arriveranno molto in ritardo, mentre ci sarebbe bisogno di averli subito; non conosciamo le condizioni macroeconomiche; e inoltre, dal 2021, è previsto l’aumento di tassazione propria nei confronti delle aziende europee, piuttosto che per i giganti del web o le grandi multinazionali cinesi o americane. E’ chiaro che siamo favorevoli a nuove risorse, ma a condizioni migliori. L’astensione, comunque, dimostra che non facciamo opposizione in maniera aprioristica. E’ uno dei motivi per cui siamo in sintonia con l’opinione pubblica”.

Il centrodestra di cui lei parla non sempre è unito. In Europa, ad esempio, Forza Italia dirà sì al Mes, il meccanismo europeo salva-stati.

“E’ una scelta politica che noi non condividiamo. Nel momento in cui l’Italia dovesse ottenere 170-180 miliardi, di cui il 40% a fondo perduto, non sarà importante accaparrarsi il Mes, ma fare dei progetti ed elaborare un piano per spendere questi soldi, venendo incontro alle esigenze della nostra economia. Mentre il Recovery Fund è il risultato di un voto parlamentare, il Mes è il risultato di un trattato internazionale che ha delle condizioni impossibili da eliminare se non con l’accordo unanime di tutti coloro i quali lo hanno sottoscritto. E in quel trattato ci sono delle condizionalità che ci esproprierebbero dalla sovranità economica e finanziaria. Per questo siamo contrari”.

Anche alle Amministrative siciliane, tornando nel nostro microcosmo, andrete separati in molte città.

“Molte classi dirigenti locali non hanno superato certi egoismi e questo preclude un percorso unitario. Dove si vota col maggioritario, è notorio che prevalgono gli interessi locali a quelli politici. Nei 17 comuni in cui si vota col proporzionale, invece, si sta tentando – anche se con fatica – di trovare un’unità di intenti con gli alleati”.

In Sicilia proseguono gli sbarchi dei migranti. Lampedusa è al collasso. Ma che he fine ha fatto l’Europa su questo tema?

“Noi siamo accusati di essere antieuropeisti, in realtà siamo solo euroscettici su alcune politiche dell’Unione. Sul tema dei migranti l’Europa è stata carente, non hai mai preso la questione sul serio. Esiste un malcelato buonismo di maniera, per cui chiunque dica delle cose concrete e reali, viene considerato un razzista. Ma non è così. L’accoglienza deve andare di pari passo con la tutela degli interessi nazionali e della sicurezza. In questo caso sanitaria. Il fatto che non avvenga è uno dei motivi per cui siamo contrari a un certo establishment europeo”.