Sarà che fra un po’ scocca l’ora delle vacanze (pasquali), o che il clima da campagna elettorale – con le Amministrative e le Europee alle porte – non consigli di esporsi su temi delicati. Ma pare che dopo l’iniziale infatuazione, su deputati e assessori indagati sia scesa una coltre di silenzio. E’ la denuncia del Movimento 5 Stelle, che in questi giorni è tornato a spingere sull’acceleratore. Per chiedere quel famoso dibattito invocato anche da Claudio Fava, presidente della commissione regionale Antimafia e deputato dei Cento Passi. Che oggi torna sulla vicenda: “Miccichè aveva detto di non voler sovrapporre questa discussione all’esame e al voto sul “collegato” alla Finanziaria. Da ciò che ho capito avverrà subito dopo”. Nel frattempo, tutti gli indagati per la superloggia massonica di Castelvetrano (ci sono stati 27 arresti) sono a piede libero. Da Cascio a Lo Sciuto, “graziati” a causa dell’incompetenza territoriale della procura di Trapani sancita dal tribunale del Riesame. Le indagini toccano a Palermo.

Onorevole Fava, è rimasto sorpreso dalle ultime evoluzioni?

“E’ un cavillo giuridico che non fa venir meno la pericolosità della vicenda e ciò che questa vicenda svela, vale a dire l’assalto alla diligenza e l’ambizione di buona parte del ceto politico siciliano. Che questo assalto debba essere giudicato a Palermo piuttosto che a Trapani, non cambia nulla. Nel mirino resta la diligenza, cioè il sottogoverno della Regione Siciliana, o tutto ciò che la Regione può proporre o produrre in termini di risorse, ricchezze, denari, appalti. E’ una concezione della politica che purtroppo non è solo siciliana, ne è testimonianza ciò che sta avvenendo in Umbria in questi giorni; né può essere attribuita solo a una parte della politica, visto che l’Umbria dal dopoguerra è saldamente amministrata dalla sinistra”.

Perché in Sicilia la questione morale assume questa enfasi?

“L’abbiamo proposta presto e prima perché siamo su una frontiera che è sempre più esposta di altri luoghi al conflitto morale, alla dissipazione dei valori, a una politica vista sempre più come padrona impunita. Se l’alternativa a discuterne e darne visibilità, a metterla al centro del confronto politico, è il silenzio, allora è bene parlarne”.

Lei ha accennato al “collegato”. In commissione Bilancio continua la protesta dei Cinque Stelle, che hanno dichiarato di non partecipare ai lavori finché Savona, indagato per truffa, non si dimetterà dall’incarico. Lei cosa avrebbe fatto al suo posto?

“Io credo che Savona si sarebbe dovuto dimettere, perché le dimissioni in questo caso sono una forma di tutela per te stesso e per l’istituzione che rappresenti. Non è un’affermazione di responsabilità. Il conflitto tra la funzione di Savona e le responsabilità che gli vengono attribuite, toglie serenità a tutti: a lui, alla commissione e all’assemblea regionale. Però è anche vero che questi sono atti che vanno affidati al sentimento di responsabilità individuale. Credo che fare un passo di lato sarebbe stato un gesto di umiltà e di rispetto nei confronti delle istituzioni. Così come hanno fatto in commissione Antimafia alcuni deputati che non si dichiarano colpevoli, ma riconoscono che esiste una vicenda giudiziaria che può offuscare la loro funzione. Sono gesti semplici che restituiscono forza alla politica. Dove questi gesti mancano, la politica finisce relegata in una dimensione sempre più lontana dalla vita reale”.

Tra le ultime inchieste ce n’è una che riguarda il voto di scambio. Berlusconi, interpellato sull’argomento, ha detto che fare campagna in queste condizioni è pericoloso. Che tipo di messaggio è?

“Ingenuo e sbagliato. Il voto di scambio si evita cercando un voto che sia manifestazione di libertà d’opinione, di consenso, di autonomia di pensiero e non di appartenenza e di interesse. Se tu chiedi voto di obbedienza, dietro ci può essere l’obbedienza e basta, la pretesa di un risarcimento, di una gratitudine. O un modo per costruire una reciproca solidarietà. E al di là del fatto che abbia o meno un rilievo penale, sul piano politico rappresenta una compromissione della tua autonomia di eletto. Il voto va chiesto a tutti, partendo da ciò che unisce, non di interessi specifici condivisi o garantiti reciprocamente”.

Anche la legge sulla massoneria, che impone ai parlamentari di comunicare l’eventuale adesione a una loggia, presenta una scia di polemiche. Ad esempio, i deputati regionali Catalfamo e Lo Curto hanno scelto di non dichiarare nulla e hanno presentato ricorso al Tar solo perché il presidente dell’Ars ne ha dato comunicazione. Sostenendo che in questo modo viene violato il loro diritto di libera associazione. Che ne pensa?

“Mi sembra una tempesta in un bicchiere d’acqua. Ho la sensazione che proteste del genere – penso anche alle dichiarazioni del Grande Oriente d’Italia – siano una forma di autoreferenzialità per procacciarsi un po’ di visibilità e di pubblicità, evocando la violazione della libertà d’associazione. Ma nessuno impedisce a nessuno di aderire alla massoneria. Ma chi lo fa, anche per rispetto della carta costituzionale, deve dichiararlo”.

A che punto è il lavoro sul codice etico?

“Abbiamo ultimato la stesura del codice e oggi iniziamo a parlarne in commissione Antimafia. Contiamo di portarlo in aula dopo Pasqua perché diventi finalmente una norma di legge e non soltanto una chiacchiera da bar. Detto questo, so che un codice etico, per quanto norma di legge, non rappresenta il riscatto della politica siciliana. E’ uno strumento, una sollecitazione, una premessa necessaria, un impegno. Ma il riscatto della politica ha bisogno di un lavoro più articolato e più complesso di un sistema di norme. Ha a che fare con lo spirito profondo del fare politica, con un discorso di liberazione civile e culturale ancor prima che politica”.

E poi c’è il disegno di legge sulla trasparenza per rendicontare i finanziamenti ricevuti dai partiti in campagna elettorale. La Sicilia non ha recepito una norma nazionale e ci sta pensando lei a produrne una. Cosa prevede?

“Che gli elettori conoscano quali risorse vengono utilizzate, quali sono gli sponsor economici e i possibili legami di riconoscenza e gratitudine che un candidato costruisce nel corso della campagna elettorale. Noi veniamo da una legislatura, quella della presidenza Crocetta, in cui il costo della gratitudine che Crocetta doveva ai signori dei rifiuti lo hanno pagato i siciliani attraverso una paralisi nel riordinamento delle norme sul ciclo dei rifiuti, che prevedono la realizzazione delle discariche private come sbocco finale di questo ciclo. Come dimostra il sistema Montante, quando gruppi di potere si muovono scegliendo i candidati e quando tutto questo avviene all’ombra di intese private, produce un costo: toglie autonomia alla politica e determina il percorso delle scelte che spesso non sono nell’interesse della collettività ma solo di alcuni. Il disegno di legge sulla trasparenza arriverà in prima commissione, e poi ci auguriamo che rapidamente arrivi anche in aula dato che non mi sembra sommersa dai lavori…”.

A proposito di norme nazionali non recepite. Ci sarebbe anche la Spazzacorrotti. Solo in Sicilia i candidati alle Amministrative non saranno tenuti a presentare online i carichi pendenti e il curriculum vitae. In assenza di una legge che regolamenta tutto questo, cosa dovrebbero fare i partiti?

“Dovrebbero produrre ugualmente – online – tutte le evidenze giudiziali dei propri candidati. C’è tutta una serie di doveri di trasparenza nei confronti dei propri elettori che non sono obblighi di legge, ma esigenze intime della politica. Non un modo per sbandierare i propri vessilli: ‘noi siamo onesti, voi no’. Dovrebbe essere una cosa naturale. Credo che ciascun candidato dovrebbe essere giudicato per ciò che è e ciò che rappresenta. Se questo fosse un costume diffuso e non un suono di fanfare che viene utilizzato da una parte politica contro le altre, credo sarebbe una cosa normale. E andrebbe fatta perché rientra fra le regole della buona creanza elettorale”.

Caos rifiuti. Il governo gialloverde prima straccia il piano della Regione, poi propone gli inceneritori. Come si esce dall’impasse?

“Credo che la Sicilia sia il vaso di coccio in cui le tossine di questo governo nazionale, le impreparazioni, le inadeguatezze, le contraddizioni finiscono per essere sversate. Quando si parla di sicurezza, di lotta alla mafia, di integrazione, di ambiente, la Sicilia è il luogo in cui questi simboli dovrebbero trovare una loro semplificazione e così non è. In questo caso specifico, credo si debbano mettere da parte i termovalorizzatori e si debba attrezzare il ciclo dei rifiuti da un punto di vista di strutture e tecnologie”.

Anche sui vitalizi la Sicilia non ne esce benissimo. Lei, come il Movimento 5 Stelle, crede siano da tagliare?

“Vedere gente che ha fatto la storia della Repubblica, con la pensione ridotta a un quarto solo perché lo richiede qualche giovanotto dei 5 Stelle, mi mette i brividi. Mi sembra un ragionamento troppo facile: c’è bisogno di onestà? Tagliamo i vitalizi ai deputati di 80 anni così imparano a fare i parlamentari della Repubblica… Al prossimo giro potremmo scegliere i membri delle istituzioni col bussolotto o da un elenco telefonico. Ma non credo sarebbe garanzia di competenza e qualità dell’azione amministrativa. Devo dire che questo governicchio è la dimostrazione che la politica non è né un privilegio né un vizio. Ma, se fatta con senso delle istituzioni, è una risorsa al servizio del paese e come tale va tutelata”.

Perché, secondo Lei, Musumeci è ultimo nella classifica dei governatori italiani stilata dal Sole 24 ore?

“Perché non governa. E un governatore che non governa è il peggiore dei governatori. Perché non ha il coraggio di portare i disegni di legge in aula, perché continua a dire che non ha una maggioranza come se fosse una medaglia d’onore da appuntarsi al petto, perché è ostaggio dei vecchi signori del voto, e di uno in particolare come Lombardo, a cui vengono le bolle ogni volta che sente dire queste cose. Ma è così. Un governo del cambiamento che è ostaggio dei vecchi padroni della politica siciliana e che condanna la Sicilia all’immobilità dei suoi mali, è il peggior governo possibile”.