Un “referente politico abituale di Cosa Nostra trapanese”: è questo il profilo di Paolo Ruggirello ricreato dalla Procura di Palermo che lo ha condotto in carcere ieri, nell’ambito dell’operazione Scrigno, che ha portato in cella 25 persone. L’ex deputato del Partito Democratico (in seno ai “dem” si è appena aperta una discussione, ma pare che il politico trapanese non sia stato sospeso perché da un paio d’anni non è più tesserato) sarebbe stato il punto di riferimento di Cosa Nostra nelle istituzioni. “Mi sto giocando tutte le carte per questi politici – ripeteva il boss di Trapani, Pietro Virga, a uno dei suoi collaboratori – Mi devi dare una grossa mano, dobbiamo raccogliere voti”. Era la vigilia delle Regionali 2017 e qui voti sarebbero dovuti finire a Ruggirello (che però non venne eletto).

Il tramite fra i due sarebbe Carmelo Salerno, un mafioso con tanto di sentenza passata in giudicato. Che Ruggirello incontrerà il giorno delle elezioni, il 4 novembre, proprio nel comitato elettorale di Paceco, paese d’origine del mafioso, per parlare dell’affluenza alle urne e lamentarsi di un risultato che (si sapeva già) non sarebbe andato in porto. Ma i due, assieme a un altro mafioso di lungo corso, Francesco Orlando, vengono immortalati a Dattilo il 26 febbraio 2018: si spostano in auto e quando tornano indietro Ruggirello consegna un pacco di fac simile per la campagna del Senato, a cui è candidato. Orlando, secondo quanto emerge dalle dichiarazioni del pentito Sinacori a metà degli anni novanta, era “un uomo d’onore riservato” alle stratte dipendenze di Messina Denaro. Tutta la vita politica di Ruggirello – emerge anche da vecchi inchieste – è costellata da rapporti borderline.