Salvo Sottile è pronto a tuffarsi in una nuova avventura. Dopo il saluto riconoscente a “I Fatti Vostri”, il giornalista palermitano condurrà una trasmissione d’inchiesta nel prime time su Rai 3. Al Corriere ha raccontato i sogni da bambino e, soprattutto, ha ripercorso la sua carriera che lo ha portato dalla “nera” negli anni delle stragi mafiose, all’ultima esperienza televisiva con Guardì. Partendo da un aneddoto: a Salvo sarebbe piaciuto guidare un treno. “Mio nonno faceva il capostazione, a Cefalù: abitava lì con mia nonna – racconta tornando indietro con la memoria – Per quasi un anno, da bambino, ho abitato da loro, perché i miei lavoravano. Dopo tanti trenini, finalmente, avevo la possibilità di giocare con dei treni veri, tanto che da grande sognavo di guidarli. Li osservavo per ore, li vedevo sparire dentro la galleria che c’era poco distante dalla stazione. E ricordo mio nonno che mi diceva: al di là, c’è l’Italia”. Salvo Sottile svela un retroscena inedito della sua infanzia: “Da bambino ero timidissimo, sono stato pure bullizzato: a scuola i miei compagni mi prendevano in giro perché ero sovrappeso e non mi permettevano di giocare assieme a loro. Ricordo un pomeriggio in cui sono rimasto solo tutto il tempo con una palla in mano: non trovavo nessuno che volesse giocare con me. La strada poi, per fortuna, mi ha svegliato”.

Salvo Sottile, col padre, alla befana del giornale L’Ora (1975)

Il conduttore Rai rievoca gli esordi: “Mentre studiavo lavoravo anche in una libreria, mi davano 150 mila lire al mese. Con quei soldi mi sono comprato una delle prime telecamerine, usata. E ho iniziato a riprendere le cose che più mi colpivano della mia città, Palermo. In poco tempo mi ero fatto un mio giro: il poliziotto che mi raccontava cosa succedeva, il medico del pronto soccorso… e a 16 anni ho iniziato a propormi ad alcune tv locali”. “Una delle tv locali per cui lavoravo mandava le immagini anche a Mediaset – prosegue – Un giorno mi chiamarono per chiedermi se potessi andare a Roma per un colloquio. Cercavano un informatore dalla Sicilia: stava per nascere il Tg5. All’inizio risposi che non potevo partire. Per arrotondare avevo iniziato a fare anche i filmini dei matrimoni e quella settimana ne avevo tre. Era un introito importante per me. Poi però mi decisi e andai: in ascensore, in quella che un tempo era stata la famosa villa di Pippo Baudo poi diventata un palazzo di Mediaset, beccai Mentana e Lamberto Sposini. Mentana mi disse: ‘Ma sei il ragazzetto che sta a Palermo? Sei troppo piccolo per fare questo lavoro’. Sposini invece, che era il buono della coppia, fu più clemente: ‘Vediamo dai, se succede qualcosa tu avvisaci’”.

L’elenco di ciò che avvenne quell’anno è lunghissimo: “L’eruzione dell’Etna, l’omicidio Lima, la strage di Capaci, la strage di via D’Amelio. In pochi mesi capitò in Sicilia quello che non era mai successo in dieci anni. Non avevo mai fatto collegamenti in diretta. Quando chiamai Mentana per digli della strage di Capaci, dopo che mi aveva avvisato un poliziotto, mi disse: dobbiamo fare una diretta, raccogli tutto il materiale che puoi e mando un inviato: prende un aereo e tra 2 ore è lì. In realtà non mandò nessuno e mi disse all’ultimo, per non farmi montare l’ansia, di mettermi davanti alla telecamera. Panico totale. Ma iniziammo a fare questa diretta infinita. Avevo 18 anni”.

Salvo Sottile viene promosso a corrispondente dalla Sicilia per il Tg5: “La Rai aveva venti persone a Palermo e venti a Catania. Io ero solo per tutta la regione, ogni tanto dovevo coprire anche la Calabria”. Salvo Sottile, si scopre oggi, fu vittima di un’aggressione: “Non l’ho mai detto, nemmeno a Mentana, se no mi avrebbe tirato via di lì. Ma dopo quattro o cinque anni che stavo a Palermo e seguivo la cronaca nera e la mafia, una sera tornai a casa e notai che c’era una cosa diversa dal solito: un lampione era spento. Il tempo di mettere la chiave nella serratura e mi sono sentito prendere da dietro da due persone che mi hanno poi menato come fabbri. Non ho fatto denuncia perché avevo paura che mi levassero tutto. Per me era troppo importante continuare a fare quello che stavo facendo. Non ero l’inviato che arrivava, faceva un servizio e se ne andava via. Io vivevo lì. Pressioni ne avevo subite. Ricordo anche la gente che mi fermava e mi diceva: ma perché non parli del turismo? Io non credevo a quel tipo di mentalità. Poi però Mentana mi trasferì a Roma. E per fortuna”.

La sua popolarità raggiunge livelli altissimi quando gli viene affidata la conduzione di “Quarto Grado”: “Un programma incredibile. Prima conducevo il Tg5 ma a un certo punto Clemente Mimun decise di levare tutti gli uomini dalla conduzione delle 13. Quindi mi chiesero se volessi fare questo programma sperimentale, su Rete 4. Prima la cronaca era solo appannaggio di Federica Sciarelli, così io mi sono vestito il programma addosso: era una sorta di rappresentazione con una serie di parti in commedia. Di certo, era un modo diverso di fare cronaca. Sembrava dovessero chiudere il programma dopo tre puntate perché non andava benissimo, ma poi iniziò a crescere fino a fare il 17 per cento su Rete 4. Tuttora, per strada, le signore mi chiedono quando tornerò a condurlo”. Il giornalista palermitano confessa il motivo per cui lasciò “Quarto Grado”: “Non volevo essere associato solo a dei delitti, non volevo essere ‘quello che parla di cronaca nera’. Così ho deciso di lasciare e fare altro, prendendomi dei rischi”. In che rapporti è con Federica Sciarelli? “Quando sono arrivato in Rai ero quello della concorrenza – confida – All’inizio, quindi, c’era grande freddezza. Poi le ho mandato una pianta e lei mi ha detto grazie: abbiamo siglato questa pace botanica. Comunque la trovo bravissima”.

A Rai3 Salvo Sottile non ha avuto vita facile per via dei suoi attriti con l’ex direttore Franco Di Mare. “Daria Bignardi mi aveva proposto di fare ‘Mi manda Rai3’ ed ero rimasto lì cinque anni, fino a quando non è arrivato lui alla direzione – racconta – Ci sta che un direttore di rete voglia cambiare, ma non mi tieni un conduttore a bagno maria fino all’ultimo giorno, quando sai che non potrà più trovare altro da fare. Con lui mi sono ritrovato senza un lavoro. E dire che insieme avevamo fatto l’Afghanistan, in ottimi rapporti. Poi, chissà perché, ha deciso di dichiararmi guerra, come fosse una sua ossessione. Pretendeva anche che non andassi ospite da nessuno, chiamava tutti dicendo di non invitarmi. L’unico a non farsi intimidire fu Guardì (…) Devo moltissimo a Guardì. Tutto sommato, alla fine, Di Mare mi ha fatto un favore”.

Tra le persone a cui deve dire grazie figurano sicuramente Enrico Mentana e Lamberto Sposini. Quest’ultimo “è stato per me una sorta di padre: i primi tempi, quando ero a Roma, andavo a dormire a casa sua. Mi aveva preso sotto la sua ala”. “Mentana era più il preside, ti interrogava. Prima di mandarmi in Afghanistan, dove sono stato poi per due mesi, mi chiese di dirgli i confini – rivela – Lui per me resta il più bravo in assoluto: ammiravo la sua capacità di non stancarsi e la sua velocità di pensiero, fuori dal comune. Mi ha dato un’opportunità quando non lo avrebbe fatto nessuno. Negli anni abbiamo anche discusso, ma ogni volta che lo vedo rimane in me una sorta di soggezione, anche oggi”.

Salvo Sottile non avrebbe alcun problema a tornare a Mediaset qualora ci fosse il “progetto giusto”. “Quando sono andato via – ricorda – ho avvertito che c’era un pregiudizio su di me, perché aver lavorato per Berlusconi significava per molti essergli amico. L’avevo conosciuto al mio primo anno al Tg5, mi diede il suo numero e mi disse di chiamare se ne avessi avuto bisogno. Ovviamente non l’ho mai fatto. Era un uomo pieno di charme, cercava sempre di fare spogliatoio. Faceva sentire tutti importanti: dall’ultimo ragazzino di Palermo, che ero io, al direttore. In generale non rinnego gli anni di Mediaset, sono stati assolutamente formativi”.