La commissione Affari istituzionale dell’Ars fa sul serio. La partita sui manager della sanità siciliana – così sembra – è tutt’altro che chiusa. Otto di loro, nominati nei giorni scorsi dal governo Schifani, hanno in corso procedimenti penali. E’ quanto emerso dalla riunione di martedì per l’esame dei curricula, atto propedeutico alla concessione del parere. La seduta si è conclusa con la richiesta di approfondimenti, fatta dal Pd ma anche da alcuni commissari di maggioranza, all’assessore alla Salute, Giovanna Volo. La quale dovrebbe presentarsi in audizione il 28 febbraio per cercare di dissipare le pregiudiziali poste.

In particolare la commissione ha chiesto al governo i casellari giudiziari dei manager nominati, le valutazioni dell’Agenas e dell’assessorato alla Salute sul raggiungimento annuale degli obiettivi; eventuali procedimenti di commissariamento nei confronti degli incaricati nel caso abbiano assunto già in passato il ruolo manageriale (un riferimento non casuale ai prodigi di Walter Messina, neo commissario del “Civico” di Palermo); i verbali della commissione d’esame e una relazione sui motivi dei due elenchi in cui furono inseriti gli aspiranti manager tra più e meno idonei (questione che ha tormentato i rapporti fra Schifani e Lombardo).

Tra i 18 manager, otto risulta che abbiano procedimenti giudiziari in corso: si tratta di Giuseppe Drago (Asp di Ragusa), Mario Zappia (Asp di Enna), Salvatore Emanuele Giuffrida (Cannizzaro di Catania), Alessandro Caltagirone (Asp di Siracusa), Giuseppe Laganga Senzio (Asp di Catania), Roberto Colletti (Villa Sofia), Maria Grazia Furnari (Policlinico di Palermo) e Giorgio Giulio Santonocito (Policlinico di Messina). I reati, a vario titolo, sono abuso d’ufficio, omicidio colposo, concorso formale-reato continuato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, rapporto di causalità, interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità, lesioni personali colpose, delitti contro il patrimonio mediante frode e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Per regolamento la commissione deve dare il parere sulle nomine entro trenta giorni, il timer scatterà dal momento in cui avrà ricevuto dal governo le risposte agli approfondimenti richiesti. Poi sarà libera di esprimersi sull’accettazione (o meno) delle nomine, rimettendo il parere sui ‘bocciati’ al giudizio dell’aula.

Insomma, una trafila di cui Schifani avrebbe fatto volentieri a meno. Al netto delle responsabilità personali di ognuno, infatti, si torna a battere il tasto della ‘questione morale’. E’ mai possibile che da un elenco di 90 candidati, il governo abbia individuato gli otto con procedimenti in corso, valutando comunque la loro esperienza migliore (e più completa) di altre? La risposta è insita nella domanda: sì, è possibile. Ma l’assessore Volo sarà tenuta a chiarire i motivi di questa scelta che, come risaputo, è avvenuta negli ultimi giorni di gennaio, mentre in aula, all’Ars, si consumava la disfatta del centrodestra sul tema della “salva-ineleggibili” (Nicola Catania, di FdI, ha appena perso la poltrona a favore di Giuseppe Bica) e delle province. Che qualcosa possa essere sfuggito agli occhi dei tecnici e dei politici, è probabile. Anche se riequilibrare i rapporti di forza proprio in questa fase, con una maggioranza dilaniata dalle tensioni e dai precedenti, appare un’operazione quasi impossibile. Specie dopo una spartizione che ha richiesto mesi, pesi e contrappesi.

Al centro della contesa, per motivi che non hanno a che fare coi procedimenti pendenti, restano i due manager in quota FdI: Ferdinando Croce e Walter Messina. Il primo vicinissimo a Ruggero Razza, è stato a capo della sua segreteria tecnica ma pare non abbia maturato i requisiti per la gestione di un’azienda sanitaria (gli viene contestata anche l’iscrizione tardiva all’elenco nazionale dei manager). Tra questi, l’aver maturato cinque anni d’esperienza nel settore sanitario (o sette in altri settori), pubblico o privato, con autonomia gestionale e diretta responsabilità delle risorse umane e/o finanziarie. A Croce, quindi, non basterebbero i tre anni da capo di gabinetto vicario dell’assessore per la Salute e capo della segreteria tecnica (dal 21 febbraio 2018 al 31 marzo 2021), un ruolo peraltro privo delle caratteristiche richieste. In questo caso specifico, inoltre, stranizza il fatto che la scheda di valutazione da parte della commissione giudicante risulti completamente bianca: qual è, quindi, il giudizio sul candidato?

L’altro, Walter Messina, è stato indicato dall’assessore ai Trasporti, Alessandro Aricò, alla guida del più grande ospedale di Palermo: il Civico. Sulla sua testa pendono due commissariamenti, prima da direttore generale e poi da commissario ad acta dell’azienda Villa Sofia-Cervello: uno risale all’epoca di Ruggero Razza e l’altro a quella di Renato Schifani, ad aprile 2023, per aver perso una montagna di fondi comunitari (provenienza Pnrr) utili alla realizzazione di un distretto ospedaliero a Palermo-Nord, all’arredamento e messa a norma di un padiglione, all’acquisto di arredi e attrezzature del reparto di ematologia e via discorrendo. L’ammontare del danno complessivo si aggira sui 280 milioni. Recentemente Messina ha firmato l’atto con cui degrada la dottoressa Desirée Farinella dall’incarico di direttore sanitario dell’ospedale dei Bambini, dopo la denuncia di una mamma a Repubblica. La decisione ha provocato un polverone, con la protesta dei sindacati e un atto parlamentare prodotto dall’on. La Vardera che parla di “mera operazione di facciata” per “placare il generale malcontento nei confronti della sanità siciliana”. L’approfondimento del governo basterà a cancellare i dubbi residui sulle sue abilità?