Il principale bersaglio di Musumeci, durante la discussione di mercoledì scorso a Sala d’Ercole, è stato Claudio Fava. Non appena l’articolo 1 della legge sui rifiuti è stato affossato dal voto segreto, il governatore ha chiesto la parola e ha sputato fuoco contro quelli che “non hanno il coraggio di metterci la faccia per dire no”. E non sono mancati i riferimenti personali: “Onorevole Fava, dov’è finita la sua etica?”. Anche la replica del deputato dei Cento Passi è stata accompagnata dal volto paonazzo e dai gesti scomposti del presidente della Regione. Che sembrava avergli lanciato un guanto di sfida: “Se mi sono sentito sotto tiro? Musumeci l’ha fatto perché ha il carbone bagnato. Non c’è avversario più fiero del sottoscritto rispetto a questo monopolio privato”. Fava parla dei signori delle discariche. “Con una differenza di fondo, sul piano culturale e della civiltà politica – aggiunge -: Musumeci parla sempre e solo di categorie morali astratte, come se fosse affacciato da un balcone dannunziano ad arringare la popolazione di Fiume. Il sottoscritto fa nomi e cognomi, quelli che un giorno o l’altro ci piacerebbe sentir declinare anche dal governatore siciliano”.

Partiamo da un dato. La legge sui rifiuti, il presidente della Regione lo ha ribadito in aula e anche nel corso di una intervista sul Giornale di Sicilia, quanto inciderebbe sull’oligopolio dei signori delle discariche?

“Zero. E Musumeci lo sa. Questa è una legge sulla governance che non ha nulla a che fare con quello di cui si riempiva la bocca l’altro giorno in aula: cioè che fosse un ostacolo agli interessi della criminalità organizzata o determinasse la fine del monopolio. Quello si potrà ottenere solo con un piano dei rifiuti organico in cui si stabilisce dove, come, quando, quanto si costruisce e in che modo si toglie centralità all’abbancamento in discarica. La governance, che invece sostituisce una figura organizzativa con un’altra ricostruendo il tessuto geografico delle province, può essere più o meno virtuosa: ma è un vestito sotto il quale non c’è alcuna sostanza. L’unica sostanza che permane come dato inossidabile è il fatto che noi continuiamo ad abbancare la maggiore parte dei rifiuti raccolti in discarica, con un guadagno – per i privati – che continua ad essere nell’ordine di centinaia di milioni di euro. E tutto questo passa anche attraverso i buoni uffici di questo governo”.

In che modo?

“Per esempio, nei confronti della famiglia Leonardi Musumeci ha un occhio di particolare attenzione. Farla diventare la più grande discarica privata a sud di Roma autorizzando 1 milione e 800 mila metri cubi di ampliamento, è una scelta che si è intestata questo governo nel gennaio dello scorso anno”.

Lei si riferisce alla discarica della Sicula Trasporti a Lentini. Ma in aula ha citato anche altri esempi.

“Ripeto: i padroni dell’immondizia in Sicilia hanno nomi e cognomi. La famiglia Proto, la famiglia Catanzaro e la famiglia Leonardi. Ho chiesto al presidente Musumeci e al suo governo la ragione per cui abbiano deciso di concedere questo straordinario ampliamento alla discarica dei Leonardi e non è arrivata nessuna risposta. Gli ho chiesto perché abbiano deciso di rinnovare per altri dieci anni la concessione a Proto e alle sue discariche, senza nemmeno attendere le motivazioni di una sentenza che lo ha condannato a sei anni di reclusione per fatti corruttivi che riguardano la Regione siciliana, ma anche in questo caso la risposta è stata il silenzio. Si è spacciato questo disegno di legge sulla governance come la soluzione del problema del ciclo dei rifiuti, che invece passa da tre cose: la creazione di impianti pubblici, un investimento significativo sui livelli di differenziata e l’approvazione di un piano organico dei rifiuti che dopo due anni questo governo non è stato in condizione di portare in aula”.

Cosa determina l’assenza di un piano dei rifiuti. In realtà la giunta l’aveva prodotto, ma poi è arrivata la stroncatura del Ministero dell’Ambiente.

“L’assenza di un piano sul ciclo dei rifiuti rappresenta un obiettivo vantaggio per i padroni delle discariche private, i signori che il presidente Musumeci evoca ma non nomina mai”.

Qual è lo spaccato che emerge dall’ultima seduta?

“Di molta ipocrisia e di un’assoluta assenza di memoria nelle cose che accadono e si dicono. Musumeci che invoca gli dei dell’onestà pretendendo di abrogare il voto segreto e si dimentica che nella scorsa legislatura è stato il suo gruppo parlamentare, assieme a tutto il centrodestra, a pretendere che il voto segreto restasse tra le opzioni in capo a questa assemblea regionale. Mi sento deluso da Musumeci e dal credito che avevo attribuito alle sue qualità. Dopo il dibattito in aula di mercoledì scorso viene fuori l’immagine di un governatore pavido e furbo”.

Anche lui sarà deluso per questo giudizio.

“E’ pavido perché non ha il coraggio di affrontare la sua maggioranza, e i franchi tiratori sono dentro la sua maggioranza. L’opposizione ha il diritto di votare contro una legge del governo: se qualcuno ha mandato giù l’articolo 1 della sua legge certo non può rimproverare d’incoerenza l’opposizione, ma deve prendersela con la sua maggioranza. Ma non ha il coraggio di farlo: pavido, appunto”.

E furbo perché?

“Perché quando l’argomento si fa spigoloso, è lesto a buttare la palla in tribuna, evocando anche in questo caso categorie morali astratte ed evitando di fare nomi e cognomi. Quelli che il sottoscritto fa da anni e che Musumeci continua a omettere nelle sue giaculatorie”.

Musumeci però ha ribadito al Gds che loro sono “stati i primi a finanziare nuovi impianti pubblici e ad aver sbloccato i progetti dormienti per sostituire le discariche”. E ha pure detto di aver scritto a tutte le Srr della Sicilia Orientale chiedendo “di segnalare i siti dove poter realizzare impianti pubblici”.

“Sembrano le dichiarazioni programmatiche di un signore che ha appena vinto le elezioni. E invece sono le dichiarazioni avvilite di uno che governa la Sicilia da due anni e non è riuscito a spostare avanti di un millimetro la palla. Se dopo due anni ci sentiamo dire che il presidente della Regione ha scritto una letterina alle Ssr siamo di fronte all’ammissione di un fallimento. Immaginare di potersela prendere sempre con l’eredità che Musumeci ha trovato, è un modo pavido e furbo per non affrontare il tema dei rifiuti. Un tema – lo ricordo a beneficio di tutti – sul quale ci sono in campo interessi pesanti, centinaia di milioni di euro che vanno ad allegrare le casse di poche e grandi imprese siciliane che gestiscono in regime di monopolio, da decenni, questo ciclo. Su questo avrei voluto sentire Musumeci in aula, non le sue recriminazioni sul voto segreto! Dopo due anni di governo non può continuare a presentarsi in aula a mani vuote”.

Abrogherebbe il voto segreto?

“La considero una prassi fastidiosa, ma il mio è il punto di vista di un deputato libero. Io non ho mai fatto mistero dei voti che do. Se l’aula decide di votare segretamente, mi adeguo e voto anche io come l’aula. Non ho bisogno di votare segretamente in modo diverso. Il mio voto contrario a questo disegno di legge e a questo governo è un voto che – con grande garbo e proponendo i miei argomenti – ho sempre manifestato. Se poi il voto segreto serve a qualcuno della sua maggioranza, è un problema politico che qualunque capo dell’esecutivo affronterebbe con il coraggio di chiamare le cose col loro nome: franchi tiratori. Che per definizione sono i deputati della maggioranza, non dell’opposizione”.

Ha detto che fin quando non verrà abrogato, il governo non metterà più piede in aula. 

“E’ una sgrammaticatura politica ridicola e grottesca per uno della sua esperienza. Nella sostanza è una lettera di dimissioni. Siccome non sono più capace di governare, mi dimetto: ma alle dimissioni do la forma del ricatto, per cui pretendo che non ci sia più il voto segreto. Onestà vorrebbe che in una discussione d’aula si affrontasse il tema se esiste o meno una maggioranza. Se non esiste, qualunque governo ne prenderebbe atto e ne trarrebbe le conseguenze. Ma Musumeci preferisce fare finta che il problema sia il dito e non la luna”.

E’ vero che le opposizioni avevano garantito di non servirsi del voto segreto per i primi cinque articoli del disegno di legge sui rifiuti? Micciché ha detto di aver avuto rassicurazioni dai capigruppo di Pd e Cinque Stelle. Lei è stato contattato?

“Da Micciché non ho ricevuto alcuna sollecitazione. Se l’avessi ricevuta avrei detto ‘mi dispiace, ma non mi impegno a votare a favore o a non votare in una forma piuttosto che in un’altra, perché l’aula va rispettata per la sovranità con cui assume le proprie decisioni. L’unica proposta l’avevo ricevuta giorni fa da Musumeci, che aveva invitato tutti i capigruppo a incontri bilaterali. Gli ho risposto che gli incontri bilaterali non hanno alcun significato in politica. La discussione si fa tutti insieme in aula. E soprattutto, se fosse servita a istruire un processo legislativo, si fa prima e non dopo che la legge è incardinata e gli emendamenti presentati. Così diventa soltanto una riunione da circolo dei civili”.

L’aula, oltre alla legge sui rifiuti, dovrà esprimersi a breve sui documenti finanziari. Come si fa ad andare avanti in questo modo?

“Galleggiando, come ha sempre fatto questo governo. Restando immobile, fermo al palo, ai blocchi di partenza. Continuando a evocare la Madonna, a prendersela col voto segreto e a citare astratte e improbabili categorie morali. Il punto è politico, ma affrontarlo per Musumeci vorrebbe dire dimettersi. E Musumeci non si vuole dimettere”.