Massimo Midiri, magnifico rettore dell’Università di Palermo, dev’essere un uomo veramente generoso. Non gli bastava avere aperto le porte del Policlinico e di Palazzo Steri ai truffaldi del Bosniagate. Ha pure deciso di lanciare un master di altissimo livello il cui scopo è quello “di formare una nuova generazione di specialisti particolarmente preparati nell’ambito della progettazione europea e delle politiche dell’Unione Europea”. Roba da fare invidia alla Bocconi, alla Luiss, alla Normale di Pisa o alla London School of Ecomomy.

Al fine di garantire “una preparazione completa e multifacetica (sic) agli studenti”, il generosissimo rettore ha affidato il coordinamento del corso all’amico Bullo. Che – com’è facile immaginare – riverserà nel master non solo la sua esperienza di docente e di avvocato d’affari, ma anche quella di consulente e consigliere di personaggi che hanno segnato e segnano tutt’ora i percorsi più luminosi della storia d’Italia: dall’istrionico e ribaldo Stefano Ricucci, quello dei furbetti del quartierino, a Ezio Bigotti, l’avventuriero piemontese che riuscì a incassare più cento milioni con un censimento farlocco del patrimonio immobiliare della Regione. Fino, va da sé, a Renato Schifani, governatore della Sicilia, che se l’è portato a Palazzo d’Orleans e gli ha assegnato poteri uguali, se non addirittura superiori a quelli di un vice presidente occulto.  Ed è per questo che forse bisognerà suggerire al rettore Midiri di modificare leggermente il titolo del master al quale ha, con somma saggezza, assegnato l’autorevole sigillo dell’Università. Uno potrebbe essere questo: “I progetti servono o forse no: per fare carriera in Europa e, soprattutto in Sicilia, basta sapere traccheggiare con la politica”. Oppure questo: “Come devastare, da assessore, un bilancio della Regione e poi raccogliere incarichi ricchi e prestigiosi da Palermo a Bruxelles”.