La presenza di Sicilia Futura e di qualche, isolata, anima di Forza Italia ha sconquassato il Pd siciliano alla vigilia della “festa” delle primarie. O così pare. Perché di fronte al ritiro di Teresa Piccione e alla scalata (solitaria) di Davide Faraone alla segreteria regionale, c’è un insieme di questioni sollevato da chi la Piccione l’ha sostenuta. Ossia quell’ala progressista, più identitaria, più di sinistra che ha guardato con sospetto all’incidere del “console” di Matteo Renzi e al suo tentativo – parole di Cracolici – di “creare un Pd oltre il Pd”. Non l’hanno digerita, hanno fatto appello a un sistema di regole confuse. Anche se Totò Cardinale, che di quella convergenze al centro è sostenitore e artefice, crede siano tutte “scuse pretestuose che non reggono all’evidenza dei fatti”.

Onorevole, perché Sicilia Futura, il suo movimento, ci teneva così tanto a partecipare alle primarie del Partito Democratico?

“Alle elezioni Politiche avevamo dieci candidati nelle liste del Pd. I nostri hanno cercato i voti, mentre i dirigenti del Pd facevano campagna elettorale contro. Questa è la verità. Quindi farei un ragionamento opposto: si può candidare a ricoprire ruoli importanti chi ha votato e fatto votare contro il Partito Democratico senza farne mistero? Sicilia Futura è dentro lo spirito delle primarie perché è un movimento nato, in accordo con la segreteria nazionale del Pd, per allargare il Pd al centro”.

Ma proprio per questo vostro intervento diretto, la Piccione ha scelto di ritirarsi. L’ha chiamata assenza di regole…

“Invece è una polemica sterile. E’ come quando da ragazzino viene uno più robusto di te, ti metti paura e vai via dicendo che avresti parlato con lo zio carabiniere… Hanno cominciato a parlare di magistratura ancora prima che iniziassero le procedure congressuali”.

Scusi, il carabiniere in questo caso chi sarebbe?

“Zingaretti”.

A cosa allude?

“Mi duole dirlo, ma c’è chi lavora per far vincere Zingaretti – che secondo me in Sicilia non può vincere – e rifare i conti daccapo. Puntano al commissariamento. Lo dicono pure in giro”.

Viste le premesse, questa frattura è impossibile da sanare?

“Credo di sì. Anche se sarebbe ora di sotterrare le spade e prendere il saio. Ciascuno, con umiltà, dovrebbe appellarsi alle proprie responsabilità e offrire il meglio di sé con un lavoro paziente, che si fa non “contro” ma “per” qualcosa”. Ricucire? Me lo auspico, ma temo sia impossibile”.

Qual è il suo orizzonte privilegiato?

“La creazione di un’area liberal-riformista che possa essere un punto di riferimento per quelli che non vogliono votare 5 Stelle e Salvini, un punto d’approdo per i delusi. Nel populismo non c’è consenso, non c’è cultura. Si vota solo contro qualcosa. E il voto viene dalla pancia, non dalla testa. Sono questi i punti di snodo che devono essere affrontati. Io non sono in trincea e non sono nemmeno armato. Ho una semplice posizione – notabiliare, si diceva una volta – che deriva dal mio vissuto e dalla mia esperienza. Ma non posso sottrarmi alla responsabilità, che oggi è forte”.

Anche Forza Italia su questa ipotesi si dice d’accordo. E’ per questo che ha spinto Faraone verso la segreteria del Pd siciliano?

“Anche l’ingerenza di Forza Italia alle primarie mi pare un tema strumentale. Se fai le primarie aperte, e questo vale per tutti, non puoi fare l’esame del Dna a chi va a votare… E vi assicuro che non c’era tutta questa voglia di andare ai gazebo. Non ce l’avevano gli elettori del Pd, figuratevi gli altri”.

Però è innegabile che molti temi proposti da Miccichè e Faraone si somiglino…

“Bisogna rompere gli schemi e i limiti del passato. Questo è un tempo in cui le culture compatibili devono poter stare insieme. Se non in un soggetto politico, in un progetto politico. Io spero che nasca un nuovo soggetto politico, ma sono certo che serva un progetto politico. Che non può maturare con tutti questi tabù. Io sono più vicino all’area liberal-riformista e popolare di quanto non sia vicino a quelli che stanno estremizzando e radicalizzando le loro posizioni di sinistra. Quando Faraone dice che vuole un modello da opporre al populismo dilagante, dice una cosa giustissima. Micciché? E’ la prima volta che dice di poter rinunciare al simbolo. Vediamo chi lo segue”.

In questo progetto, qual è il ruolo di Sicilia Futura?

“Sicilia Futura mi è assai cara, ma siamo in una fase di superamento del vecchio concetto di politica. Le faccio un esempio: quando si votò il presidente dell’Ars, qualcuno aveva voglia di far saltare il banco. Mancava una maggioranza certa, ma noi non ci prestammo a questo giochino. Vi immaginate uno del Movimento 5 Stelle alla presidenza dell’Ars? Meglio cento volte Miccichè. Questo per dirle che noi siamo all’opposizione di questo governo, ma non del popolo siciliano. Altrimenti avremmo un assessore e dei posti di sottogoverno… Tutte le volte che serviranno i nostri voti per approvare un provvedimento che condividiamo, i nostri voti arriveranno. Facciamo questo perché è dentro la nostra cultura. Lo abbiamo fatto anche con l’ultimo governo Crocetta. Anche in quel caso eravamo opposizione responsabile”.

Picciolo e Tamajo, i due deputati regionali di Sicilia Futura, hanno partecipato a un convegno organizzato dagli autonomisti di Lombardo. Bolle qualcos’altro in pentola?

“Io, che sono un politico navigato, gli avevo consigliato di non andare per evitare equivoci. Ma loro mi hanno detto che a un appuntamento del genere, in cui si parlava di Sicilia, era sbagliato rinunciare. Il messaggio che hanno portato è che dei problemi, noi, siamo pronti a discutere”.

Qual è il suo voto al governo Musumeci dopo un anno?

“Mi aspettavo di più, una maggiore accelerazione, ad esempio, sul fronte delle opere pubbliche. Adesso si stanno muovendo cantieri, ci sono dei progetti che andranno in gara e degli operai che potranno lavorare. Questa è una cosa positiva. Ma credo occorra una spinta maggiore. Non so se non arriva perché non esiste una maggioranza stabile o perché ci sono troppe contraddizioni dentro il governo”.

Qual è il significato delle elezioni Europee di maggio?

“Di solito non sortiscono grandi effetti. Ma stavolta saranno un termometro per vedere il grado di consenso ottenuto da questa politiche di Lega e 5 Stelle. E’ presto perché ci sia un’ondata di ritorno. Molti dei provvedimenti promessi sono ancora in itinere, c’è una massa enorme di aspettative da parte di giovani e famiglie. Immagino un voto forte per Salvini, che è molto bravo a gestire la sua immagine attraverso la comunicazione, mentre il M5S scenderà un po’. C’è il sistema delle preferenze che potrebbe far recuperare un po’ di consenso laddove, magari, c’è un mal di pancia. Chi farà buone liste avrà i voti, chi farà delle liste per proteggere qualcuno allo scopo di essere rieletto, questi voti non li avrà e sarà penalizzato. Credo che i partiti tradizionali come il Pd e Forza Italia saranno fortemente ridimensionati da questo umore nero che pervade l’aria”.