Per cinque anni il Bullo di Palazzo d’Orleans ha turlupinato il povero Musumeci facendogli credere di essere quasi l’ottavo re di Roma. Il pavido governatore ha creduto alle sue frottole. E in virtù di questo atto di fede gli ha consentito di soggiornare nella Capitale a spese della Regione, di piritolleggiare tra il ministero dell’Economia e quello per il Sud, di entrare e uscire dalla stanza di Mara Carfagna con la spocchia di un erede di Quintino Sella: un erede al ficodindia, naturalmente. Ma i bluff hanno vita corta. E oggi Roma ha annunciato urbi et orbi che il Bullo vale quanto il due di briscola, che le leggi partorite dalla sua testolina impomatata valgono quanto lo scarabocchio di un asinello e che la Sicilia, con ominicchi come lui, non potrà mai intravedere una luce di speranza. Musumeci se ne faccia una ragione: il Bullo l’ha portato al disastro.