Il governo Draghi, rimasto in carica per gli affari correnti, continua a lavorare. E la prima a farne le spese è la Regione siciliana, che durante il Consiglio dei Ministri di ieri (quello in cui è stata ufficializzata la data del voto), si è vista impugnare l’ultima Finanziaria, per un totale di 28 norme. La Legge di Stabilità, partorita a maggio dopo quattro mesi di esercizio provvisorio, non va bene “in quanto talune disposizioni in materia di beni culturali e paesaggio, tutela della salute, armonizzazione dei bilanci pubblici e ordinamento civile, eccedendo dalle competenze attribuite alla Regione siciliana dallo Statuto e ponendosi in contrasto con la normativa statale, violano” alcuni articoli della Costituzione, compreso l’art.81 “relativamente alla copertura finanziaria”.

Tra le norme cassate quelle che riguardano l’assunzione del personale sanitario e tecnico impegnato nell’emergenza Covid e di diverse categorie di precari (Asu e personale ex dipartimento Foreste), il “mini condono edilizio”, i fondi (200 mila euro) per i collegamenti interni dei Comuni. Saltano per mancata o errata copertura finanziaria anche l’istituzione della giornata della memoria dell’eruzione dell’Etna del 1669, il contributo di 10 milioni per le imprese della pesca, la possibilità per i dipendenti pubblici di chiedere l’anticipazione del Tfr. Disco rosso anche alla norma in materia di esercizio di attività nei beni demaniali marittimi, alle assunzioni degli assistenti sociali, l’extra-budget per i privati convenzionati col sistema sanitario calcolato sul consolidato 2019, stop al riconoscimento di ente di ricerca per l’istituto zootecnico sperimentale e all’assunzione di 300 dirigenti a tempo determinato. Impugnate anche le norme per l’assunzione dei figli delle vittime del disastro aereo di Montagnalonga del 1972.

E’ l’intero impianto della legge, proposto dall’assessore all’Economia Gaetano Armao e approvato dall’Ars con un rush finale (e tre maxi emendamenti), che va rivisto. Difficile stabilire come e quando, dato che si avvicina la pausa estiva e, soprattutto, la data delle elezioni. Che Musumeci, dimettendosi, potrebbe persino anticipare. Nel testo dell’impugnativa si legge che “i segnalati profili di incostituzionalità connessi alla inidoneità della copertura finanziaria investono pertanto l’intera legge non essendo la copertura indicata nel ripetuto prospetto (“Totale maggiori risorse”) direttamente correlabile ad uno specifico onere discendente dalla legge in esame”. Non si tratterebbe di errori marginali, ma sostanziali. Armao come al solito minimizza: “La gran parte delle norme impugnate – dice – non sono di iniziativa governativa e comunque non determinano alcun effetto sugli equilibri di bilancio della Regione, né tanto meno nell’esame del disegno di legge di variazioni di bilancio che immette nuove risorse finanziarie per quasi 900 milioni di euro”.

In Legge di Stabilità, infatti, si era deciso di accantonare una cifra prossima al mezzo miliardo in attesa dell’esito dell’accordo di Finanza pubblica fra Stato e Regione, che Armao ha dichiarato chiuso qualche giorno fa. Le somme saranno sbloccate in seguito a una variazione di Bilancio (da 813 milioni complessivi) che è già all’esame delle commissioni di merito, all’Ars, e che dovrebbe costituire il testamento di questa legislatura. L’impugnativa della Finanziaria si aggiunge alle altre – numerose – che hanno contraddistinto gli anni di Musumeci al governo.