La questione del calcio italiano è talmente complicata da far sussurrare a Franco Frattini, attuale presidente del Collegio di Garanzia del Coni ed ex Ministro degli Esteri, che gestire il G7 era più facile. “In questo caso ci si confronta con milioni e milioni di sportivi e tifosi che non sentono e vedono ragioni – ha spiegato l’ex ministro (per due volte) del governo Berlusconi, oggi impegnato a risolvere il nodo delle squadre partecipanti alla Serie B – Fare il giudice in questa materia è molto complicato”.

Frattini è uno che si confronta, spesso, con gli umori dei tifosi. Risponde sui social ma, a quanto pare, non tocca più a lui decidere. Infatti, dopo essersi pronunciato a più riprese per una Serie B a 22 squadre (il format adottato dal campionato di calcio cadetto negli ultimi anni) e aver ricevuto pesci in faccia dal resto del Collegio di Garanzia, l’organo deputato a decidere sulla questione, l’ex ministro ha scelto di farsi da parte. Non ci sarà, infatti, alla prossima convocazione del Collegio (al suo posto un membro “anziano”), fissata venerdì 21 settembre, per decidere sui ricorsi presentati da Ternana e Pro Vercelli, due delle cinque società che chiedono con forza di essere ripescate in Serie B alla luce del “fallimento” estivo di Avellino, Bari e Cesena, nobili decadute in altre categorie se non – nel caso dei romagnoli – spariti del tutto.

Ma andiamo con ordine. La Serie B è finita da mesi. Il campo – questo sconosciuto – ha retrocesso Virtus Entella, Novara, Pro Vercelli e Ternana, e promosso dalla Serie C Livorno, Padova, Lecce e Cosenza. Ma in estate falliscono Avellino, Bari e Cesena. Si apre la “caccia” al ripescaggio: in un primo momento sembra che ad avere la meglio siano Novara e Catania (sconfitta in semifinale dal Siena), ma il ricorso delle altre tre “impone” al Coni una sospensiva cautelare della sentenza della Corte d’appello federale e alla Lega Calcio, con il silenzio-assenso della Federazione, di vagliare un nuovo format a 19 squadre per non scontentare nessuno. E’ l’inizio della fine.

Il Catania, che aveva festeggiato in piazza il ritorno alla cadetteria, arriva a dirittura a denunciare il commissario della Figc per abuso di potere, mentre la battaglia continua senza esclusione di colpi fra giustizia sportiva e ordinaria. Il 24 agosto il campionato di Serie B parte “monco”. E solo l’11 settembre sembra riacquisire una parvenza di credibilità, quando cioè il Collegio di Garanzia del Coni, quello di Frattini ma senza il voto di Frattini, decide di confermare il format a 19 e negare qualsiasi ipotesi di ripescaggio. Un paio di società decidono di appellarsi al Tar del Lazio, che accetta i ricorsi, indice un’udienza collegiale per il 9 ottobre e “sospende” la decisione del Coni. Andrà rivista. “Il fatto nuovo è che il Tar del Lazio oltre che sospendere la sentenza è come se avesse sospeso il campionato – ha spiegato Frattini, profilando uno scenario apocalittico – È chiaro che se noi dovessimo aspettare la data dell’ordinanza collegiale che il Tar ha stabilito al 9 ottobre, vorrebbe dire che fino al 9 ottobre non si giocherebbe la serie B”. Ma poi corregge il tiro: non si giocheranno, in effetti, solo le partite delle squadre coinvolte in questa querelle infinita.

Un provvedimento attivo da giorni. Il Catania, infatti, ha rinviato il suo esordio a Monopoli in programma il weekend scorso e andrà avanti a non giocare fin quando l’orizzonte dei campionati non sarà chiaro. Sono state rinviate, ad esempio, sei partite della prossima giornata di C, fra cui il derby fra gli etnei e il Siracusa. Il campionato “monco” di B nel frattempo va avanti, anche se rischia da un istante all’altro di tornare indietro. Venerdì, con la nuova seduta del Collegio di Garanzia del Coni, si potrebbe decidere la formula. Lunedì prossimo, eventualmente, i nomi delle tre squadre ripescate. Ma chi, allo stato attuale, si sente di escludere tappe ulteriori (anche se le società interessate saranno invitate formalmente a desistere)? Un ricorso, d’altronde, val bene una messa… L’unica cosa certa, in tutta questa storia, è l’ennesimo fallimento della governance di un calcio malato, impossibile da risollevare. In cui si scende in campo per inerzia e si combatte nelle aule dei tribunali. 102 club professionistici, spalmati in tre diverse categorie (quasi il doppio rispetto alla Germania) non sono garanzia di successo. Sono garanzia di casino.