Il Palermo di Zamparini non c’è più. L’ex patron rimarrà, ma da consulente: “Lo fa per amicizia e a titolo gratuito” spiegherà il direttore sportivo Rino Foschi al termine di una conferenza stampa controversa che porta sul proscenio dello stadio Barbera il nuovo gruppo di investitori che ha deciso di acquistare il club rosanero. Quello di Zamparini è un monologo, un excursus, un parziale mea culpa. Anche se, sfogandosi di fronte ai giornalisti, non rinuncia alla difesa a oltranza del suo operato. “Vi voglio bene tutti quanti – ha spiegato l’imprenditore a inizio conferenza stampa – ma mi avete accusato ingiustamente, avete detto che non volevo vendere, ma cercavo un acquirente da cinque anni. Avete interpretato male il mio pensiero. Al club si sono avvicinate persone che mi volevano truffare e il Palermo non si merita questo”.

Zamparini, che ha scritto la storia del Palermo negli ultimi sedici anni, ha esordito spiegando che non so “se dire che questo è un giorno bello o triste. Il calcio è stata una cosa importantissima della mia vita ed è una cosa triste lasciare il Palermo. Ho avuto la fortuna di trovare chi continuerà il mio lavoro come un padre ha la fortuna quando trova un figlio che porta avanti quello che ha fatto nel corso della sua vita”. Ha provato a sponsorizzare il nuovo gruppo inglese – si chiama Global Futured Sports and Entertainment – anche se non è riuscito a dissipare i nuvoloni che si addensano sul futuro del club. Perché questi inglesi, presenti col Ceo Clive Richardson e con l’ex centrocampista di Juve e Samp, Davide Platt, non hanno un’idea precisa di cosa sia il Palermo calcio (se non per il fatto che si trovi momentaneamente in vetta alla classifica della Serie B) e non sanno com’è organizzata la sua struttura.

Sanno solo che dopo il pranzo a Sferracavallo e la conferenza stampa, sono attesi da altri “meeting” che potrebbero ritardarne il rientro in patria. Non è chiaro come si chiama la nuova proprietà del Palermo, né il nome di chi ci mette i soldi (non è possibile fare annunci perché hanno le società quotate in borsa e chiedono massima riservatezza). Si sa solo che il Palermo è costato la cifra simbolica di 10 euro e che il giro d’affari, per ripianare le varie perdite, si aggira sui 20 milioni.

“La struttura finanziaria del club verrà definita fra qualche tempo – dice Belli, l’advisor milanese che ha trattato la cessione del club di viale del Fante come consulente di Zamparini – i tempi sono dettati dallo stato dell’azienda che stiamo analizzando in questo momento. L’accollo dei debiti è solo un aspetto tecnico. La società è costata 10 euro”. Quello che ha parlato meno di tutti è stato l’uomo che ieri ha annunciato di avere acquistato il Palermo, l’amministratore delegato della Global Futures Sports and Entertainment Clive Richardson. “Negli ultimi sei mesi cercavamo opportunità d’investimento in tutto il mondo – ha detto – Siamo stati noi a cercare il Palermo. Questa per noi rappresenta una grande opportunità. Non c’è un singolo proprietario, ma non possiamo rendere noto adesso tutto l’organigramma societario che verrà comunicato in seguito. Non ci sarà una singola persona che avrà la proprietà, ma figurerà un insieme di proprietari”.

Platt sembrava l’unico, vero anello di congiunzione fra i nuovi proprietari e le “cose” di calcio, avendo giocato e persino allenato (in Inghilterra, al Manchester City): “Capisco le vostre domande, sono tutte cose che riguardano il business. C’è tanta burocrazia, regolamenti che nemmeno io capisco. Quello che conta è che la squadra continui a fare bene a cominciare da sabato”. Poco chiaro anche lui. E’ ovvio che qualcosa si è mosso, ma la stabilità è ben altra cosa. Non resta che aspettare. “Ma non dovete indagarli – ha tentato di intervenire in soccorso Zamparini – Solo verificare. E aiutarli”.