La politica ha una sua crudeltà. Prendete Renato Schifani. Da quando si è insediato a Palazzo d’Orleans ha eseguito, come un Don Abbondio, tutti gli ordini di Fratelli d’Italia. I patrioti lo hanno calpestato con l’arroganza propria dei vincitori e lo hanno persino costretto a rimangiarsi, nel giro di una notte, proclami pronunciati un’ora prima con i toni da caudillo. Lui non ha mai reagito. Anzi, si è esibito in genuflessioni sempre più sbracate e salivose. Pensava di salvarsi, poveretto. Ma appena è esploso il primo problema – quello dei tremila precari Covid – i colonnelli di FdI si sono dimenticati degli inchini e delle riverenze e hanno preteso soluzioni che il governo non sa dove trovare. L’alleanza è andata subito in tilt. Gli uomini della Meloni, ieri all’Ars, si sono resi conto che Schifani è un presidente ubbidiente ma evanescente. Quasi inesistente.