Francesco Massaro

Quando alla solitudine
si aggiunge la paura

Natale ha paura. Martedì lo operano e l’altro giorno mi ha detto “salutiamoci ora perché magari muoio”. È un intervento seccante, ma non si muore. Però Natale non lo sa, per questo è preoccupato. Sessantadue anni e mai nessun malanno, non conosce ospedali né pronto soccorso. L’altro giorno era al bar coi sacchi della spesa, appoggiato a una mensola e lo sguardo perso davanti alla tv spenta. Oh Natale, gli ho urlato per destarlo dal torpore. Mi ha sorriso e mi ha detto stai tranquillo, sto aspettando che inizi la partita. Ma non c’era nessuna partita e poi, l’ho già detto, la tv era spenta. Natale è solo al mondo, non ha nessuno, solo i suoi sacchi della spesa che si porta appresso tutto il giorno. Poi in realtà ha..

Roberto non è solo
ma che farà
di tanta solidarietà?

Ieri Roberto è entrato al bar e per prima cosa mi ha cercato. Mi ha raccontato dell’incontro con l’assessore alle politiche sociali Peppe Mattina e della sua disponibilità a dargli una mano per rimetterlo in carreggiata. Io quando vedo le anime perdute come Roberto penso sempre a un autobus ammaccato con un milione di chilometri, uno di quegli autobus che in fondo ha solo bisogno di un meccanico di buona volontà che abbia la pazienza di dargli una bella botta per rimetterlo dentro a questo viaggio che si chiama vita. Non conosco nel dettaglio la strada percorsa da Roberto per arrivare a dormire dentro a una macchina scassata in via Giovanni Argento, di fronte ai palazzoni pieni di studenti, a un supermercato e alla sua vecchia casa che oggi abitano..

Dorme in macchina
ma dice alla figlia
che tutto va bene

Roberto dorme in macchina, in una strada dietro al bar da cui vede quella che un tempo è stata la sua casa. Ci vivono ancora la ex moglie e la figlia tredicenne. Si chiama Ilenia, è bella e oggi pomeriggio li ho visti prendere un the al limone al bar, padre e figlia, un the al limone ghiacciato con la cannuccia. “Come stai papà”, gli ha chiesto a un certo punto, e io mentre ascoltavo ho pensato a che razza di risposta può dare un uomo che la notte dorme in macchina in una stradina dietro al bar da cui guarda la casa che un tempo è stata sua. Lui si chiama Roberto e ha un guaio per ognuno dei suoi 47 anni. “Sai che ho trovato un lavoro?”, mi..

Una volta chi restava piangeva

Questa smania di protagonismo ci ha tolto il decoro e la dignità. Fino a relegare la morte di un carabiniere a un episodio minore

Il giorno che non ci sarà
la retorica
della commozione

Un giorno non avremo più parole da dire, apriremo la bocca e saremo muti: andremo nel panico per un secondo, poi la vivremo per quello che è, una benedizione; un giorno finiranno le passerelle, non ci saranno anniversari da sbandierare né sguardi contriti da fotografare; un giorno spariranno le strette di mano a favore di telecamera e nessuno contenderà i morti ai figli orfani e alle mogli vedove; un giorno, il 23 maggio e il 19 luglio, non ci saranno giornalisti e cantanti e claque e ballerine, non ci saranno dibattiti inutili, non ci saranno centometristi pronti a raccogliere l’eredità di chi non c’è più, al limite solo a proseguirne il lavoro, con serietà e rigore, e soprattutto lontani dalle luci della ribalta; un giorno non ci saranno polemiche, non..

Ah, se avesse fatto
quella dedica alla zia

In questi tempi politicizzati in cui tutto è scontro, accanimento, opposizione, lotta, ci scopriamo orfani del piacere delle piccole cose. Lo scrittore Antonio Scurati ha vinto il premio Strega e ha dedicato la vittoria a chi ha combattuto il fascismo. È una dedica, visti i tempi, importante, alta, meritoria: mi sembra quasi stupido sottolinearlo ma lo faccio lo stesso perché non si sa mai. Però pensavo, nello stesso momento in cui leggevo le parole di Scurati, alle piccole cose perdute, alle dediche di un tempo magari un po’ sceme e ingenue ma che davano il senso pieno della nostra storia personale, del nostro percorso, delle nostre emozioni più vere e più intime. Dedico questo premio a mio padre, a mia madre, a mio cugino, alla tata, ai nonni, al mio..

Palermo fra Carola e la monnezza

Ma che c'entra l'immondizia con la storia della capitana? Il fatto che in cinquant'anni non ho mai visto le barricate per la città sporca

Gerenza

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