Francesco Massaro

“Sicilia Bedda”: Von der Leyen e la solita recita fastidiosa

“Sicilia bedda”. La stucchevolezza istituzionale sta tutta in queste due parole pronunciate da una signora che della Sicilia non sa niente e a cui hanno spiegato che con quel Sicilia bedda alla francese (mi ha ricordato la lettera di Ingrid Bergman a Rossellini, “non parlo l’italiano, so solo dire ti amo”) avrebbe vinto a mani basse. È il potere che usa il linguaggio del popolo per conquistarlo, per far credere di essere meno inaccessibile e istituzionale e ingessato di quello che in realtà è. Mi sono chiesto cosa sa la Von der Leyen della Sicilia e dei siciliani per potere essere credibile, per sollecitarmi, al suono di quelle parole, un fremito di orgoglio. La distanza fra noi e loro, sempre, sta proprio nel patetico tentativo di esserci vicini, di fingere..

La pacchia avvelenata del RdC

La gente non lavora perché è più comodo farsi arrivare i soldi a casa senza fare niente. La mia esperienza

L’insopportabile retorica della Palermo che cambia

Sarebbe bene scrivere le cose fuori dall’onda emozionale, però. Però Palermo è questa, Palermo è la stessa di sempre, e quando il 23 maggio ci emozioniamo all’applauso all’albero Falcone fingiamo di non sapere che quelle diecimila persone non sono rappresentative di niente, sono una goccia nel mare della milionata di gente che vive come sempre ha vissuto e sempre vivrà, fottendosene di tutto e di tutti, e questo, attenzione, a prescindere da Orlando, Lagalla o Miceli. Palermo è Palermo indipendentemente dalla sua guida. Palermo è il presidente di seggio che non si presenta al seggio perché forse gli secca e deve andare a mare, Palermo si eccita per il Palermo che forse stasera va in B e per poco altro, Palermo è quella di quaranta, trenta, vent’anni fa. Lo zoccolo..

Ribellarsi per capriccio: la lezione più bella di Battiato

La morte di Battiato mi fa tornare alla mente una vecchia storia. La voce del padrone, anno 1981, è uno dei dischi italiani più belli di sempre, un capolavoro di musica, parole, arrangiamenti, un miracolo che ruppe gli schemi. Fu il primo disco a superare il milione di copie e, di fatto, consacrò Battiato. Battiato, per quanto folle possa sembrare, odiava quel disco. Odiava soprattutto Centro di gravità permanente. Col tempo, nei concerti, di quel disco concedeva pochissimo. Sapeva di deludere il pubblico ma pazienza. Con La voce del padrone i discografici pensarono di avere trovato la gallina dalle uova d’oro. L’anno successivo si aspettavano un album fotocopia, un altro disco da un milione di copie. Battiato, spiazzandoli, uscì con L’arca di Noè, album ostico con l’unica eccezione di Voglio..

Noi, carbonari della riapertura, contro i fanatici del Covid

Siamo la nuova Carboneria. Ci telefoniamo nascosti negli anfratti delle nostre case, ci scriviamo su chat che speriamo nessuno porterà mai alla luce. Sussurriamo parole manco avessimo l’amante. Siamo, in estrema sintesi, la Carboneria di chi si è rotto i coglioni del fanatismo di chi oltre al Covid vede solo il Covid. Di chi si è rintanato a casa per paura, dei fanatici delle mascherine e dei vaccini. Dei fanatici del chiudiamo tutto, di chi ritiene che la morte civile e psicologica sia preferibile a quella vera, carnale, terrena. Di chi, a ogni tua timida opposizione, ti risponde “e le bare di Bergamo? Te le sei scordate le bare di Bergamo?”. Siamo la Carboneria di chi vuole che il mondo torni a girare come una volta, come sempre, e storciamo il..

Pensino a salvare noi, anziché il cenone di Natale

È il nostro destino. Il destino di noi italiani, attaccarci alle minchiate nei momenti di emergenza, di panico, di allarme rosso. Il governo sta mettendo a punto il piano per salvare il cenone di Natale. La gente muore, perde il posto di lavoro, le aziende chiudono e loro pensano a salvare il cenone di Natale. Questo non è il momento di essere buoni, è, al contrario, il momento della concretezza, della determinazione, delle scelte impopolari, della bava alla bocca, di un certo tipo di cattiveria, quella che ti fa vincere le partite anche se gli altri sono più forti. È il tempo di fottersene dei regali di Natale, degli addobbi, altro che cenone di Natale, ma chi se ne fotte poi del cenone di Natale? Se c’è da uscire da..

La Catania ritrovata
di un palermitano

Sono uscito presto e ho cominciato a camminare. E ho rivissuto gli anni del giornale qui a Catania. Tra le pasticcerie preferite di mia mamma e i fumetti di una donna che non ho più voglia di cercare

Giulia si opera al Civico
Un conforto qui al bar

Giulia ha 25 giorni, domani se tutto va bene saranno 26. I suoi genitori pranzavano al ristorante del bar e lo capisci subito quando qualcuno pranza per abitudine, perché sono le due e insomma alle due pranzi per convenzione. Sul tavolo un piatto di riso, una grigliata di verdure e i pensieri persi dietro al vetro che dà sulla strada. La loro storia era iniziata il giorno prima in un piccolo paese che sta dall’altra parte della Sicilia, dove abitano, con l’elisoccorso che carica la piccola Giulia e la porta all’ospedale Civico. Stava male da giorni, era gialla, parlavano vagamente di infezione, ma infezione da cosa? Giulia ha perso conoscenza, l’allarme di notte, l’elisoccorso. La donna raccontava e piangeva, al tavolo di un bar lontano dal loro mondo, dalla loro..

Gerenza

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