Giuseppe Maria Del Basto

No, miei carissimi Bulli: noi di Buttanissima non siamo soli

Fino a ieri i bulli di Palazzo d’Orleans – con i loro milioni, i loro sprechi, le loro arroganze, i loro scheletri nell’armadio – hanno spacciato un’impostura: che l’opposizione di Buttanissima alle loro scempiaggini fosse una voce isolata nel panorama della stampa siciliana: vox clamantis in deserto, per dirla con le sacre scritture. Ma giorno dopo giorno la realtà mostra uno scenario diverso. Due settimane fa, quando il governatore Musumeci ha detto che alla Regione ci sono “palle che non si possono toccare”, Repubblica lo ha subito invitato a denunciare all’autorità giudiziaria fatti, dubbi e sospetti: in pratica lo ha accusato apertamente di essere, più che un politico d’onore, un politico d’omertà. Come se non bastasse, oggi è arrivata sull’allegra comitiva un’altra sonora batosta. Non la trovate sul Giornale di..

Cesa per il bis di Musumeci: c’è un sospetto da fugare

Leggo che si è fatto vivo in Sicilia un fantasma della politica: quel Lorenzo Cesa che è leader (ma sì, abbondiamo) dell’Udc, un partito che alle elezioni amministrative di Palermo non ha superato la soglia minima del 5 per cento ed è rimasto quindi fuori dal consiglio comunale. L’altro ieri, a Modica, il grande statista (abbondiamo, abbondiamo) ha dichiarato solennemente di essere favorevole alla ricandidatura e alla rielezione di Nello Musumeci alla presidenza della Regione. Ovviamente non ha spiegato i motivi. Ma qualcosa si può già intuire. Dentro la giunta presieduta da Musumeci, e precisamente nella stanza del Bullo, sopravvive un cucchiaio di tutte le minestre che certi politici, in concorso esterno con avventurieri di nuova generazione, cucinano, da quattro anni a questa parte, con un ritmo sempre più avido..

Valzer da 20 milioni
all’Ente Minerario
Una palla che scotta

"Ci sono verità indicibili. Ci sono palle che è pericoloso toccare, soprattutto in Sicilia”. Il governatore Musumeci ha chiuso così, con questo messaggio obliquo, la conferenza stampa di giovedì, quella del “passo di lato”. A quali turpitudini si riferiva? Difficile stabilirlo. Carmelo Lopapa, caporedattore dell’edizione siciliana di Repubblica, ha invitato pubblicamente il presidente a riferire quello che sa, o sospetta, direttamente a un magistrato della procura. Se questo non succederà, le parole pronunciate, con toni oracolari e apocalittici, a conclusione della conferenza stampa resteranno un esempio di omertà politica. Altro che onestà. Altro che rigore morale. Altro che trasparenza. Altro che legalità. Ma un consiglio – non richiesto, va da sé – Buttanissima è in grado di darlo al Presidente. Se proprio vuole rifarsi il trucco, chieda agli uffici di..

Palazzo d’Orleans: il teatro dell’azzardo all’ultima scena

Non faccio per dire, ma oggi voglio darmi un tono e citare, manco a dirlo, quel sant’uomo di Blaise de Pascal. Le ragioni della mente mi dicono che Nello Musumeci è al capolinea, che i fischi di Taormina annunciano già i titoli di coda, che la sua forsennata campagna per la ricandidatura è stato un miserabile flop, che persino la Meloni non sopporta più la sua gnagnera. Ma le ragioni del cuore mi suggeriscono, timidamente, che il Governatore resterà in sella, che il suo proposito di togliere il disturbo è nient’altro che una sceneggiata o, meglio, un altro capitolo della fiction che lui e le tre macchiette che lo circondano – il Bullo, il Balilla e il Corazziere – recitano da oltre quattro anni a Palazzo d’Orleans. Dicono di volere..

E Giorgia Meloni
fa fuoco e fiamme
contro i talk-show di La7

Ma che succede nel dorato e luccicante mondo dei talk-show, lì dove ai conduttori è concessa ogni sbavatura e ogni sbracatura? Che succede nel paradiso del dibattito, in quel luogo geometrico della democrazia trasformato giorno dopo giorno in una vetrina sempre aperta per ogni sfrenato narcisismo, per ogni pensiero illogico, per ogni azzardo senza freno e senza vergogna? Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia – un partito che certamente ha dieci, cento, mille difetti – fa fuoco e fiamme e minaccia querele a palate contro La7 che l’avrebbe offesa e insultata per un giorno intero: conduttori di ogni genere e qualità, da Lilli Gruber a Giovanni Floris, e ospiti di ogni peso e rango, da Ginevra Bompiani a Enrico Letta, l’hanno accusata di misoginia, di omofobia, di “una propaganda di..

Palermo. La riverenza
di un rettore
al potente ricercatore

Massimo Midiri, dal novembre dell’anno scorso riverito e applaudito rettore dell’Università di Palermo, ha sventolato su Repubblica la bandiera della legalità e della trasparenza. Costretto a parlare di quel gigantesco scandalo nazionale che fa riferimento ai concorsi truccati – sono 191 gli indagati, dalla Lombardia alla Sicilia, tra ricercatori, professori, prorettori e rettori con accuse di truffa, abuso e associazione a delinquere – il Magnifico ha detto di avere già avviato le innovazioni necessarie per contrastare la tirannia e la consorteria dei baroni: giorno verrà in cui i commissari saranno designati per sorteggio e non più per patteggiamenti di stampo mafiosesco. Buoni propositi, naturalmente. Vanificati purtroppo da una notizia che la dice lunga sul costume e il malcostume dell’Ateneo palermitano. Un ricercatore di Giurisprudenza, dopo un lungo periodo di aspettativa..

La sanità dimenticata
dal guardiaspalle
di Nello Musumeci

Sono giorni tosti per la sanità siciliana. Quello che accade al pronto soccorso di Villa Sofia, per dirne una, meriterebbe una risposta urgente. Ma il guardiaspalle di Musumeci, al secolo Ruggero Razza, è in altre faccende affaccendato. Il “delfino” lavora sempre di prospettiva (non elettorale, per carità: ha detto che non sa ancora se candidarsi). Così ha deciso di volare a Roma per la presentazione del Cerpes, il centro siciliano epidemie e pandemie, che avrebbe già dovuto battezzare a febbraio, e che per motivi rimasti ignoti, ha visto la luce soltanto ieri. Un momento di grande pregio per l’assessore, che nella sede della Regione, a Roma, ha ospitato un parterre de rois. C’era persino Silvio Brusaferro, direttore dell’Istituto Superiore di Sanità. Nonché Francesco Bevere, ex direttore del Dasoe e curatore..

L’oggetto del desiderio
dei candidati a sindaco

Se fossi socio onorario dell’antimafia chiodata – quella che vede nel sospetto un’anticamera della verità – mi porrei su Palermo una domanda. Come mai in una città con le finanze devastate e sotto inchiesta della magistratura, con il fallimento alle porte, con i servizi incapaci di assicurare un minimo di decenza, con la monnezza che ormai invade quasi tutte le strade, con i cimiteri che non sanno più garantire pietà ai morti e ai vivi che li piangono, come mai, si diceva, c’è una forsennata corsa a conquistare i posti di comando? Mai visti tanti candidati sindaci. Mai vista una lotta così violenta per accaparrarsi le poltrone di Palazzo delle Aquile. Mai vista una lotta fratricida come quella interna al centrodestra dove tutti, alla fine, hanno fatto, volenti o nolenti,..

Dell’Utri di nuovo intrappolato tra le patacche di Sicilia

Marcello Dell’Utri dovrebbe conoscere bene i pataccari. Per quasi dieci anni è stato impiccato all’albero di un processo – quello sulla fantomatica Trattativa – costruito attorno alle rivelazioni di Massimo Ciancimino, figlio di quel Don Vito che fu sindaco e boss di Palermo al tempo dei sanguinari corleonesi di Totò Riina. E come tutti gli imputati è stato costretto per quasi dieci anni a confutare quelle rivelazioni: perché fasulle e perché costruite a tavolino con la compiacenza – con la complicità, stavo per dire – di magistrati e organi di informazione, come le sentenze hanno ampiamente dimostrato. Ma il duro, durissimo calvario di quel processo forse non gli è bastato. Per un luciferino capriccio della storia, l’ex senatore – che fu, con Silvio Berlusconi, tra i fondatori di Forza Italia..

L’estate una e trina
di Filippo Luna
in attesa di Màkari

Estate di Luna piena, nel senso di Filippo, l’attore siciliano: in attesa di tornare per Rai1 sul set televisivo di «Makari», tratto dai romanzi di Gaetano Savatteri, di affrontare Leonardo Sciascia, prima sulla scena in un dialogo tra lo scrittore di Racalmuto e una giornalista (un’intervista “immaginata”, è ancora Savatteri a metterci lo zampino) e poi probabilmente anche nel film di Roberto Andò su Letizia Battaglia, l’interprete e regista jatino si è fatto uno e trino per i mesi caldi. Dall’Astolfo dell’«Orlando furioso» al barbiere Nardino de «Le mille bolle blu», al nuovo «Agamennone» (al debutto all’alba a cavallo del Ferragosto) al teatro greco di Segesta. Un excursus attraverso tre personaggi diversi tra loro, tre monologhi con scritture drammaturgiche differenti, tre modi di interpretare l’utopia folle, il dolore del lutto,..

Gerenza

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