Maria Pia Farinella per Il Foglio

Uno “sbirro nato”, un libro ed ecco le radici della mafia

“Uno sbirro nato”, avrebbe detto Sciascia. Come il leggendario capitano Bellodi de Il giorno della Civetta. Succede, quando l’uniforme è vocazione, attitudine a investigare, attenzione ai dettagli, capacità di leggere uomini e cose, di concatenare fatti avvenuti nel tempo per avanzare deduzioni basate su criteri oggettivi. Succede, se si mettono ragione ed etica al servizio della giustizia. Anche nella scrittura Giuseppe Governale è fedele a se stesso: generale dei carabinieri, una vita trascorsa nella trincea della lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo, con incarichi operativi sempre più complessi, fino ad assumere nel 2015 il comando di una struttura d’élite dell’Arma come il Ros e a dirigere la Direzione investigativa antimafia dal 2017 al 2020. Ha lasciato il servizio attivo, Governale, ma non ha smarrito il “gusto per la verità”..

Libri. Ritratto di matriarche in un interno siciliano

Donne di Sicilia. Madri e figlie impilate come matrioske. In attesa, chissà, che venga il loro turno sul ponte di comando. E le zie. Ché non si può affrontare il tema del matriarcato o, quanto meno, del condizionamento femminile sulla letteratura e sulla società siciliana senza tirare in ballo le celeberrime zie di Leonardo Sciascia. Una sorta di triumvirato, Angela, Nica e Marietta. Lui le amò teneramente tutta la vita, memore del tempo e delle cure che gli avevano dedicato durante l’infanzia. E dell’educazione ricevuta, i cui dettagli “antifascisti” – si era negli anni Venti dell’Italia fascista - raccontò nel capitolo Breve cronaca del regime, quasi all’inizio del romanzo autobiografico Le parrocchie di Regalpetra, pubblicato nel 1956. Certo, “lo scrittore è memoria”, diceva sempre Sciascia. Lo ripeté anche a me,..

Andrea Camilleri sfregiato dal camillerismo di appendice

Cent’anni d’isolutidine. Non la versione siciliana della Macondo di García Márquez. Ma i cento anni che avrebbe compiuti il prossimo 6 settembre un altro singolare narratore del sud del mondo come Andrea Camilleri, nato nel 1925 a Porto Empedocle, provincia di Agrigento. Cent’anni celebrati come se non ci fosse un domani. Perché chissà tra cent’anni quale sarà lo spazio nella storia della letteratura di Camilleri e soprattutto del camillerismo da lui generato. Che è fiume in piena. E si dirama in un reticolo di corsi d’acqua secondari e inferiori: ruscelli, rigagnoli, rivoli, pozze, marrane. Chissà. A chi, come me, ha la Spagna nel cuore viene in mente lo straordinario destino di Cervantes. Il quale era assai avanti negli anni e aduso a tutti i disincanti quando inventò il Don Chisciotte,..

Gioacchino, che diede nobiltà all’aristocrazia siciliana

Era un fuoriclasse, Gioacchino Lanza Tomasi. Qualsiasi cosa facesse. Era un piacere la conversazione con lui. Qualunque cosa raccontasse. Non solo per l’incanto di un uomo colto come pochi, capace di spaziare per il vasto mondo. Non solo per il patrimonio di esperienze, conoscenze e competenze testimoniato da un curriculum di prim’ordine. Di Gioacchino colpiva l’ironia, il guizzo che illuminava gli occhi azzurri, il gusto per la battuta fulminante. Aveva sempre un punto di vista non convenzionale che centrava l’obiettivo e induceva a riflettere. Quando scrive del padre adottivo Giuseppe Tomasi di Lampedusa, l’autore di quel capolavoro assoluto che è “Il Gattopardo”, Gioacchino Lanza Tomasi sembra che parli di se stesso: “Quella consapevolezza della provincia che deriva da un’istruzione aperta ad influssi esterni, avida di letture, che finisce col rendere..

Pasolini, il professore e il fascismo che cresce tra noi

Il fascismo tra noi lo cogli pure di mattina al bar. Sorseggi il caffè e se sei vintage sfogli perfino un quotidiano di carta. Nel frattempo il vicino di tavolo e di quartiere, lo conosci di vista e sai che è professore in pensione, conciona a voce alta per far lezione. “Il caffè al bar si paga col pos”, scandisce. “Altrimenti sei fascista. O leghista”.  Abbassa la voce ma non troppo, si guarda attorno con circospezione e sibila: “Oppure sei mafioso”. Addirittura. E già non sai se è maggiore l’esibizione di pubblico sprezzo del pericolo mafioso oppure del ridicolo tout court. Povero professore. Anche lui vittima del conformismo, di quella omologazione che oggi, a partire dai media e dai social, pervade tutto. Pervade qualsiasi percezione di ciò che ci circonda...

Cent’anni di solitudine. Perché ci mancano Sciascia e Pasolini

E’ l’anno dei centenari. La Marcia su Roma, l’ascesa al potere di Benito Mussolini, presidente del Consiglio del Regno d’Italia dal 31 ottobre 1922, l’inizio del Ventennio che tanto danno procurò all’Italia. Coincidenze, certo. Ma anche generi di conforto per la sinistra in campo. Tanto autoreferenziale da dare e darsi la patente di “migliore”, mentre guarda il dito puntato sui fantasmi del passato secondo l’assioma dell’eterno ritorno del fascismo d’assalto in Italia. Possibile, certo. Ma tanto dibattuto ora da renderlo luogo comune, stereotipo. E’ l’anno del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, mentre non si è ancora spenta l’eco delle celebrazioni per Leonardo Sciascia, nato un anno prima di Pasolini. Coincidenza anche questa. Ma pure occasione per riappropriarsi degli autori della “migliore” stagione della letteratura civile italiana, quella sbocciata..

La lezione di Sciascia ai professionisti dell’antifascismo

“All’armi, son fascisti”. Giorgia Meloni batte tutti per destrezza. E da Capalbio a Marzamemi, passando per le masserie del Salento, s’alza un grido: “All’armi, son fascisti”. Né accenna ad acquetarsi. Anzi, trova sponde pure all’estero. Oltralpe. Non solo intellò. Pure la ministra degli Affari europei nel governo di Francia si angustia per il futuro dell’Italia meloniana. Annuncia di voler vigilare sul “rispetto dei valori e delle regole dello Stato di diritto”. Nientemeno. Il tema è quello: il presunto mussolinismo di Meloni. Il paventato ritorno in Italia del fascismo, che tanti guai combinò illo tempore e che ebbe inizio con la Marcia su Roma, giusto cent’anni fa. “Il caso e le coincidenze” avrebbe notato Leonardo Sciascia. Il quale nella querelle viene tirato in ballo proprio per aver sempre denunciato “l’eternamente possibile..

Il fascismo che c’era e l’eterno fascismo che non c’è

"Muerte de un ciclista", un film spagnolo degli anni Cinquanta e l’eterno fascismo italiano. La censura e il ridicolo. Uno spettro si aggira per l’Italia, lo spettro del ritorno del fascismo. Nel frattempo che la guerra abbaia alle porte d’Europa. A conferma della celeberrima affermazione di Marx per cui “La storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa”, ci sono le grida degli influencer. Il fatto è che la categoria, fatta di uomini e donne dai più ritenuti al vertice della società attuale (tanto da farsi, ad esempio, perfino un selfie col capo dello Stato senza neppure sfilarsi gli occhiali da sole), nell’attuale vicenda politico-elettorale ha dimostrato di contare zero. Altro che uno vale uno. In questo contesto l’Istituto Cervantes, che promuove l’insegnamento e..

Migranti. L’America alle prese
con una Lampedusa che non c’è

“Nimby”, si dice in inglese. L’acronimo significa: “Not in my back yard”. Cioè, non nel mio giardino. Mai nel cortile di casa mia. In fondo è una storia semplice. Succede a Martha’s Vineyard, nel Massachusetts, Stati Uniti. Di là del mare e dell’oceano. Nel nuovo mondo. “La vigna di Marta” come suonerebbe il nome tradotto in italiano, è un luogo speciale. Lo sfondo perfetto per la saga amara dei Kennedy. E da loro in poi, l’isola pensatoio delle élite liberali americane. Mica una Lampedusa qualunque. Mica un’appendice della Sicilia, isolata suo malgrado nel mezzo del decadente Mediterraneo, regina senza corona di un’accoglienza fatta, se va bene, di solidarietà, volontariato e di buoni propositi. Che servono a tappare falle nazionali ed europee sui flussi migratori per poi inabissarsi nell’inesorabile degrado di..

Gerenza

Buttanissima Sicilia quotidiano online è una testata regolarmente registrata. Registro generale n. 223.
Registro della Stampa n.5 del 24/01/2018 presso il Tribunale di Palermo

Editore: Salt & Pepper S.r.l. Tel +39 091 7302626 P.IVA: 05126120822

Direttore responsabile Giuseppe Sottile

Change privacy settings

Contatti

+39 091 7302626
www.buttanissima.it
Via Francesco Scaduto, 2/D – Palermo
Questo sito è associato alla
badge_FED