Maria Pia Farinella

Santori, santoni,
propaganda e cotillon

Santoni & Santori. Propaganda & Cotillon. La danza della democratura, per dirla con Eduardo Galeano, lo scrittore uruguaiano de “Las venas abiertas de América Latina”. Uno che aveva sperimentato sulla sua pelle che talvolta la democrazia può convivere con la dittatura, mescolarsi in una sola parola. Fino ad arrivare ad una data fatidica, il punto di svolta del modello di sistema politico. Lui che aveva vissuto di persona il golpe militare in Uruguay nel 1973 e poi quello dei generali in Argentina nel 1976.  E che per due volte era finito nella lista nera dei condannati dagli “squadroni della morte”. Noi il cotillon della democratura lo vediamo in tv. Ballando con stelle scadenti che già a guardarle danno la misura dello spirito del tempo. E anche del luogo. In Italia..

Biden, Kissinger
e altri. L’età
del rimbambimento

L’età del rimbambimento. Che non è senescenza dovuta a invecchiamento e a decadimento delle facoltà mentali. O almeno non soltanto quella. L’era del rimbambimento è oggi. Hic et nunc, in tutto l’Occidente. Sono le rughe di un’epoca che da anni celebra la sua fine come fosse eroica. E invece ormai è giunta al punto di raccontarsi col fiato corto del “pensiero unico”, che è la negazione della complessità dell’esistente. Un manicheismo ipocrita e occhiuto applicato alla realtà. Con sprezzo del ridicolo. Manco fosse l’Inquisizione. Solo così si spiega il protocollo - o la narrazione intorno al protocollo, fa lo stesso - sulla “vigile attesa” come linea guida per contrastare l’insorgere di una malattia. Attesa di che, esattamente? E noi che dopo due anni attendiamo ancora di sapere cosa è successo...

La cultura del sottosopra
sta nella moglie
per finta di Adriano

La cultura del sottosopra. Che ha esempi illustri, per carità. Basta saperlo. Le favole a rovescio di Gianni Rodari, per esempio. Che sono teoria e arte dell’invenzione, “Grammatica della fantasia”, come il maestro elementare Rodari scriveva nel suo saggio più noto. Un salto nell’immaginazione fatto apposta per capovolgere la visione del mondo. Che succede se “un povero lupacchiotto porta alla nonna la cena in un fagotto” o se “Biancaneve bastona sulla testa i nani della foresta”? Erano gli anni Settanta e Rodari si poteva permettere di ribaltare il cattivo di turno e perfino di maltrattare le donne. Fosse anche una soave principessa già orfana di madre e vessata a morte dalla malefica matrigna. All’epoca di “politicamente corretto” non si parlava proprio. Figuriamoci di americanate come la “cancel culture”. Ancora eravamo..

Ovvietà o banalità? La prevalenza dell’inutile

Ora che Papa Francesco ha scompaginato le carte a modo suo ed è quasi assurto alla categoria dei filoputiniani per aver fatto notare che “l’abbaiare della Nato alle porte della Russia” non poteva restare senza conseguenze, bisognerebbe fare tutti una riflessione sulla prevalenza dell’inutile, “il Banal Grande” che è segno distintivo di questi tempi travagliati. E poiché l’inutilità è “lo svantaggio implicito nel superfluo”, lo dice il dizionario, bisognerebbe ripensare alle sottigliezze di Aldo Moro che amava marcare la differenza tra semplificare e banalizzare. “Semplificare significa togliere consapevolmente il superfluo; banalizzare significa togliere inconsapevolmente l’essenziale”, ricordava Aldo Moro. Il quale, però, era leader della politica in un’altra Italia, un‘era geologica fa, quando nelle scuole si faceva ancora il riassunto per imparare ad andare al nocciolo della questione. Un esercizio di..

La guerra d’Ucraina. Cristo si è fermato a Roma

Cristo si è fermato a Roma. Mentre da più di due mesi incombe, in un crescendo di violenza, dolore e morte, la guerra in Ucraina. Guerra adesso emersa e visibile a tutti con l’ingresso delle truppe russe nel paese, ma latente e misconosciuta per anni. Soprattutto nella regione del Donbass dove l’Ucraina confina con la Russia. Per dire, già nel 2014 l’ex segretario di stato Usa e premio Nobel per la pace nel 1973 Henry Kissinger, non sospettabile di filo putinismo, aveva avvertito che c’era una vera e propria mina vagante pronta a esplodere sul fronte orientale dell’Europa. “Una saggia politica dovrebbe cercare il modo di favorire l’intesa fra le due parti dell’Ucraina: quella nazionalista e quella russofona. Non il dominio di una fazione sull’altra. Spingere l’Ucraina a far parte..

Ucraina, una guerra
per immagini.
L’altra escalation

L’Ucraina per immagini. L’altra faccia del racconto di guerra. Mentre noi ci barcameniamo tra libertà condizionate per la pandemia e lo spegnere i condizionatori d’aria per spezzare le reni alla Russia. Come dire, “Delitto e castigo”, ma anche “Guerra e pace”, versione nostrana. Prima foto. Il presidente dell’Ucraina Zelensky si fa ritrarre seduto su una passatoia decorata distesa sulle scale di marmo, presumibilmente nel suo palazzo a Kiev. Dietro, a schermare la finestra in controluce col drappeggio dei tendaggi, ci sono mucchi di sacchi di sabbia. Per ricordare che l’Ucraina è in guerra. Con la potenza dell’immagine che è “forma per eccellenza”. Rappresentazione della “verità di un momento che contraddice altre verità di altri momenti”, per dirla con Leonardo Sciascia. Zelensky, il capo pensoso poggiato sulla mano, il braccio piegato..

Ucraina, dizionario
della guerra.
Dalla zeta alla zeta

Dizionario del conflitto Russia-Ucraina. Dalla zeta alla zeta. Che è segno identitario. Scelto dai russi all’inizio forse per distinguere le colonne dei loro carrarmati convogliati verso l’Ucraina ed evitare, soprattutto dall’alto, il fuoco amico. Per riconoscere da lontano le divise dei soldati. Per tracciare muri e trincee nelle città divenute campi di battaglia. Così dallo scorso 24 febbraio, quando i russi hanno dato inizio all’invasione dell’Ucraina, la zeta è diventata per l’Occidente filo-atlantista uno stigma da censurare, mentre in Russia e altrove un vessillo da sbandierare. Come ha fatto il giovane ginnasta russo Ivan Kuliak che a Doha in Qatar ha vinto il bronzo nella finale alle parallele della Coppa del mondo. Sfidando i provvedimenti disciplinari della Federazione internazionale di ginnastica, Kuliak è salito orgoglioso sul podio col segno Z..

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