Maria Pia Farinella

Il suicidio dell’Occidente. Antologia della crisi ucraina

“Sentinella, quanto manca all’alba?”. Il grido del soldato squarcia la notte dell’Occidente. E’ la visione apocalittica della caduta di Babilonia anticipata dal profeta Isaia. “La distruzione completa verrà da una terra orribile, come un turbine di vento che si scatena nel deserto. Attacca battaglia. Assedia città. Il perfido agisce con perfidia. Il devastatore devasta. Quel che ho sentito mi ha sconvolto. Quel che ho visto mi ha atterrito. Metti sentinelle di guardia”. Nell’attesa che ciò che deve avvenire si compia, le due sentinelle del libro di Isaia si scambiano nelle tenebre la parola d’ordine: “Quanto manca ancora all’alba?”. E’ il suicidio dell’Occidente. Il tema del momento. Una serie infinita di scritti. L’ultimo è di Federico Rampini, un saggio appena pubblicato: “Suicidio occidentale. Perché è sbagliato processare la nostra storia e cancellare..

Tra Putin e la Rai.
La parabola
dell’opinionista Orsini

Non sei allineato sul fronte del “pensiero unico”? Diventi “pifferaio di Putin”. Colpito e affondato. Non importa se l‘analisi geopolitica è il tuo mestiere. A essere impallinato stavolta è il soldato Orsini, nonostante un curriculum esemplare da professore e non solo, tre pagine fitte fitte pubblicate dalla sua università, la Luiss di Roma, dipartimento di Scienze Politiche. Silurato, il sociologo e saggista Alessandro Orsini, sul campo di battaglia finora più vicino, la guerra in Ucraina già apparecchiata sul piccolo schermo. Era stato ingaggiato da Cartabianca, talk show di Bianca Berlinguer su RaiTre, per partecipare in studio a sei puntate, compenso circa duemila euro a trasmissione. Neppure tanto, al confronto di quanto è stato elargito ai virologi in due anni di epidemia che per la stessa cifra garantivano non più di..

Sul teatro della guerra ciascuno recita la sua parte

A ciascuno la sua parte. Nella commedia dell’assurdo messa in scena a Montecitorio e altrove. Nonostante la tragedia che incombe. Nonostante si annunci una notte popolata di mostri in Europa. Perché una volta calato il sipario sull’atteso collegamento video del presidente ucraino Zelensky col parlamento italiano, sulla replica del presidente del consiglio Draghi e sui discorsi di circostanza dei padroni di casa, Fico e Casellati, resta solo il desencanto. Il disgusto di continuare ad assistere impotenti a una cattiva recita, a un ipocrita gioco delle parti che più che a Pirandello rimanda a Flaiano. Ancora una volta in Italia la situazione è grave. Sempre più grave. Ma non sembra seria. Sarà per l’evento Zelensky subito trasformato in avvento dall’informazione mainstream: ecco a voi l’eroe del momento offerto sull’altare del piccolo..

Le parole della guerra. C’è del metodo in questa follia

Amleto e il discorso sulla guerra. Parole buone per tutte le stagioni. Il glossario dell’emergenza che in Italia è tempo sospeso sine die. E poiché la lingua che si parla influenza la realtà che si percepisce, verrebbe da chiedersi come Polonio, ciambellano di corte, se “c’è del metodo in questa follia”. La callida, enigmatica follia che il principe Amleto di Shakespeare mette in scena per trovare la verità sulla morte del padre nel marcio regno di Danimarca. “Though this be madness, yet there is method in’t”. Il metodo dell’assuefazione. Perché sarà anche vero che le disgrazie non vengono mai da sole. Ma noi ci siamo trovati in un fiat (si potrebbe scrivere anche maiuscolo, Fiat) a soppiantare l’emergenza sanitaria contro il virus, nemico invisibile, con l’emergenza di una guerra guerreggiata..

Colpa di Dostoevskij? Siamo nella lista dei paesi ostili

Sorpresa. Siamo nella black list di Putin. Una mattina ci siam svegliati e anche senza trovare l’invasore, almeno non ancora, abbiamo appreso che la Russia ci ha inserito tra i paesi ostili. Ma come mai? Come è potuto succedere? Sgomento. Nel mentre che “l'Italia è pronta a sostenere un terzo pacchetto di sanzioni dell'Unione Europea alla Russia che dovrebbe ampliare la lista di banche e miliardari russi nel mirino, nel tentativo di spingere Mosca a un cessate il fuoco”. A dirlo è il nostro ministro degli Esteri in missione a New York, sottolineando che la Ue non cederà al "ricatto della Russia" sull'energia. Parla di Unione europea Di Maio, e non nota che il cancelliere tedesco Scholz sull’approvvigionamento energetico dalla Russia ha un’altra idea. Lo considera “essenziale”. Intanto, i nostri..

Quell’informazione che sta dalla parte degli infedeli

Dalla parte degli infedeli. Giornalisticamente parlando, s’intende. Dalla parte di quelli che provano a smontare pezzetti del gioco delle parti, del mainstream imperante, pagato agli editori con fior di contributi pubblici. O pensate davvero che nel “gran teatro del mundo” la verità coincida con l’apparenza, la realtà con la narrazione della stessa? Nelle redazioni la prima regola che si impara è quella di attaccare l’asino dove vuole il padrone. Altrimenti, dietro c’è posto. O fuori. In tempi normali, e soprattutto in alcuni settori considerati non cruciali, spettacoli, cultura, esteri, c'è tolleranza di pensiero e di opinione. Anzi, è “colore”, come si dice in gergo, dà l’idea di voler mostrare all’occhio del mondo una realtà sfaccettata e composita. Come in effetti è. In tempi straordinari come quelli che ci è dato..

Morire per Kiev?
Mario Draghi e le
citazioni pericolose

Due anni di virologi in tv e sui social in un assordante cicaleccio h 24 ogni giorno tutti i giorni e poi, zac, il conflitto Russia-Ucraina. Emergenza scaccia emergenza. Via i virologi dagli studi televisivi, sostituiti in un attimo da uno stuolo di esperti in geopolitica globale, cremlinologi di nicchia, teorici dell’arte della guerra. Psicologi perfino, ché ce n’è bisogno. Anche perché il presidente Biden si è appena espresso sul conflitto. Nel discorso sullo stato dell’Unione pronunciato al Congresso, ospite d’onore l’ambasciatrice dell’Ucraina in Usa Oksana Markarova, una festa di giallo e blu negli abiti di molte deputate americane, decise a sfoggiare i colori della bandiera ucraina, Biden ha affermato grave che Putin “può circondare Kiev con i tank, ma non avrà mai i cuori e l’anima del popolo ucraino”...

L’Occidente muore.
E i giornali non
stanno tanto bene

"L’Occidente di preciso a che ora tramonta? E se è già tramontato, da quando esattamente?”. Dopo anni di sentir parlare del crepuscolo della civiltà occidentale, uno la domanda se la pone, senza essere la Pizia, oracolo di Delfi nell’antica Grecia. E magari la vorrebbe anche fare al nostro esperto in tv, in studio h24, da quando è scoppiata la guerra in Ucraina. Il quale si destreggia nell’interpretazione della geopolitica globale come fosse Tiresia, per restare nel mondo classico. Che poi anche sulla data dello scoppio bisognerebbe mettersi d’accordo perché c’è chi ricorda gli scontri cruenti del 2014 a Kiev e dintorni, definiti “rivoluzione ucraina” dal punto di vista filoccidentale, “colpo di stato” secondo i russi. Con in mezzo la tragedia di Odessa, già città martire durante il nazismo e in..

Ricordi Sciascia?
“Perché cerco
un nuovo mondo”

"Irregular". E’ il titolo in spagnolo del film, un pamphlet per immagini ambientato in una Bolivia incontaminata e ignota, su cui sta lavorando Fabrizio Catalano, regista, autore teatrale, attore, sceneggiatore, scrittore, traduttore e nipote di Leonardo Sciascia. Ma è anche uno stato d’animo, “non conforme” o meglio “non conformista”, forse l’unico possibile per chi come Fabrizio Catalano ha avuto accanto un nonno “così speciale e così normale”. Per uno che da bambino ha visto l’esercizio quotidiano e familiare di virtù “normali e speciali” al contempo e, di conseguenza, si ritrova ad essere un adulto “irregular”. Che mal si adatta al contesto attuale, proprio perché “si basa sull’assurdo concetto di profitto illimitato da parte di pochi”, perché considera “chi è normale come un idiota e chi è speciale come il chierichetto..

Jorge e il suo doppio. Borges, Bergoglio e la “argentinidad”

Jorge e il suo doppio. Che è il crisma della “argentinidad”, il carattere, il segno distintivo, la condizione umana di chi è argentino, per usare la definizione della Real Academia Española. Lo mette in chiaro in tutta la sua enciclopedica opera lo scrittore saggista poeta filosofo accademico bibliotecario traduttore Jorge Francisco Isidoro Luis Borges, detto Jorge Luis, monumento letterario del Novecento. E lo testimonia, per un altro verso, l’altro celeberrimo Jorge argentino, Jorge Mario Bergoglio, che compie ora nove anni di pontificato e non perde occasione per ribadire il suo orgoglio di essere “porteño”. “Porteño” di diritto. Nato nel 1936 a Buenos Aires, la città sull’estuario del Rio della Plata, che è fiume ma sembra mare. Jorge Uno e Jorge Dos, dunque. E viceversa. Come nel film “Tangos, el exilio..

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