Giuseppe Sottile

Gli ottantenni, il vaccino
e il cinismo della sanità

Confesso di avere superato la quinta elementare e dichiaro sotto giuramento di usare giornalmente tutti gli strumenti di lavoro che il web mi mette a disposizione. Sono ancora lontano, ma non troppo, dagli ottant’anni. Però l’altro ieri – nel tentativo di fissare un appuntamento e pagare un bollettino – ho scaricato l’app delle Poste e mi sono perso in un labirinto. Quale sorte toccherà agli ottantenni che attendono di vaccinarsi contro il Covid? Riusciranno a prenotarsi – come spera l’assessore regionale Razza – nella piattaforma delle Poste, già disponibile da lunedì? E che ne sarà di quelli che vivono da soli o di quelli che non hanno mai aperto un computer? Quando il fisco deve inviare le cartelle delle tasse sa dove trovare gli ottantenni. Ma quando si tratta di..

Addio ai Rasputin
degli ultimi giorni

Come farà la politica italiana senza Rocco Casalino che suggerisce le cose da dire a Giuseppe Conte, senza Marco Travaglio che suggerisce al manettaro Bonafede le cose da fare, senza Goffredo Bettini che indica a Zingaretti la via migliore per galleggiare? Come faremo senza i monaci di corte nascosti nei sottoscala del Palazzo, senza i Rasputin annidati nel cuore del potere? Che ne sarà di questi teorici della politica inesistente, di questi filosofi del sottosuolo? Un’idea potrebbe essere quella di sistemarli in una delle primule inventate dal commissario Arcuri – mago Otelma di tutte le emergenze – per invitare l’Italia a vaccinarsi. Metteteli lì col cashback e con l’app Immuni; con Ciampolillo, Mastella e tutti i costruttori che in queste ultime settimane hanno vissuto un trascurabile momento di celebrità. Chiudeteli..

Manettari inconsolabili
dopo la caduta di Fofò

Manettari, forcaioli, tagliagola: guardateli sono tutti lì, stretti attorno ai lillipuziani della politica e a Fofò Bonafede, il ministro della Giustizia che sognava di trasformare l’Italia in un immenso e penitenziale Ucciardone. Non riescono ad elaborare il lutto e macinano rancore contro Renzi che li ha fregati, contro Mattarella che li ha umiliati e, naturalmente, contro Draghi, l’uomo di “altissimo profilo” che è stato chiamato dal Quirinale per formare un governo in grado di affrontare le drammatiche emergenze che ci affliggono. Non si rassegnano e credono che basta ancora uno slogan mandato a memoria – onestà-tà-tà o giù di lì – per salvare l’Italia dal fallimento. Non capiscono che il vento è cambiato e si ostinano a mostrare il cappio con il quale vorrebbero impiccare quelli che li hanno finalmente..

L’editoria e il coraggio
che Musumeci non ha

Ricordatevelo voi che siete stati fascisti, voi che avete votato movimento sociale, voi che credete ancora nella giaculatoria di “Diventerà bellissima”: Nello Musmeci, il vostro condottiero intrepido e roccioso, non ha un filo di coraggio. Ieri il giornale della sua città, “La Sicilia”, ha sollevato in prima pagina con un articolo di fondo lo scandalo della legge per l’editoria, approvata nel maggio scorso e rimasta maledettamente al palo perché i bulli della politica vogliono utilizzare i dieci milioni già stanziati per foraggiare, sotto le elezioni, i leccaculismo di giornali, siti web e tv private. Era legittimo aspettarsi che oggi il colonnello Nello, da governatore della Regione, desse comunque una risposta o una spiegazione; che mostrasse pubblicamente un disappunto o chiedesse addirittura scusa. Invece niente. Il coraggio chi non ce l’ha..

Un gioco sporco
sui giornali in crisi

Onore a “La Sicilia” di Catania i cui editori hanno scritto un violento atto d’accusa contro i vertici della Regione che a marzo dell’anno scorso, per imbiancare il sepolcro della loro ipocrisia, hanno approvato una legge di sostegno; ma subito dopo hanno fatto di tutto per evitare che i dieci milioni stanziati da quella legge arrivassero nelle casse dei giornali in crisi. Il governatore Musumeci prenda un appunto. Il quotidiano di Mario Ciancio solleva dubbi pesantissimi, non ultimo quello che i ritardi nel distribuire i fondi siano in realtà finalizzati a una scellerata manovra clientelare: più ci si avvicina alla scadenza elettorale e più diventa facile, per i bulli della politica, utilizzare quei dieci milioni come una mancia, buona per foraggiare il leccaculismo di giornali e giornalisti, di siti web..

Il bullo e l’asinello
Disastro alla Regione

Se la Regione avesse avuto la dignità di una scuola, il bullo che piritolleggia da due anni e mezzo lungo i corridoi di Palazzo d’Orleans sarebbe finito sin da primi giorni dietro la lavagna col cappello a punta e le orecchie lunghe dell’asino: ha sbagliato i bilanci, ha imbrogliato cifre e capitoli di spesa, ha imbalsamato i conti e ha procurato danni enormi a tutti quei siciliani che, flagellati dalla crisi, aspettavano legittimamente un aiuto. Ma Nello Musumeci, anziché prenderlo a pedate e buttarlo fuori dalla giunta, lo ha sempre difeso e coccolato. Fino all’altro ieri. Quando la Corte dei Conti, chiamata a verificare il rendiconto del 2019, ha trovato voragini difficili da colmare. Messo di fronte all’ennesimo disastro, il governatore ha preso finalmente atto di avere accanto non un..

Ma Renzi ha dato già
una batosta ai forcaioli

Le anime belle hanno avuto forse troppa fretta nell’annunciare la sconfitta e la perdizione politica di Matteo Renzi. Giuseppe Conte, che ora il suo dirimpettaio e il suo principale bersaglio, ieri ha dovuto rassegnare ufficialmente le dimissioni. La baldanza con la quale credeva di rimpiazzare i senatori di Italia Viva gli si è sbriciolata tra le mani: non ha trovato i voltagabbana pronti a soccorrerlo e si è finalmente arreso. Con un effetto collaterale non indifferente: per evitare un’altra conta in Senato il premier ha dovuto nascondere in fretta e furia sotto il tappeto la faccia impresentabile di Alfonso Bonafede, il ministro manettaro che Renzi non ha mai sopportato. Una batosta per i professionisti della forca che fino all’altro ieri hanno spadroneggiato dentro Palazzo Chigi e nelle stanze cinquecentesche di..

Lo spot è molto bello
ma i vaccini non ci sono

Non è facile raccontare la tristezza che ti assale nel vedere il primo dei quattro spot realizzati da Giuseppe Tornatore, regista da premio Oscar, per aiutare il commissario Domenico Arcuri a diffondere la cultura del vaccino. Si intitola “La stanza degli abbracci” e fissa un momento straziante: tra lo svolazzare ossessivo dei teloni di plastica si intravede il volto smarrito e implorante di una anziana donna che cerca il volto e le mani della figlia. Una scena di amore e smarrimento. Come quelle che si vedono realmente nelle case di riposo da quando è iniziata l’emergenza Covid. Lo spot va in onda già da alcuni giorni nei canali televisivi. Una campagna pubblicitaria perfetta che l’autore di “Nuovo cinema Paradiso” ha realizzato con una sensibilità forte e all’un tempo delicata. Bisognerebbe..

Il vero bersaglio di Renzi
è Bonafede, non Conte

No, l’obiettivo primario di Matteo Renzi non era Giuseppe Conte. E neppure la crisi di governo. L’obiettivo finale del leader di Italia Viva era ed è quello di scardinare la filiera di simpatici manettari che Conte e il suo fido Casalino hanno utilizzato per bastonarlo giorno e notte. Allo scopo, va da sé, di stringerlo all’angolo. Per rendersene conto basta sfogliare a ritroso il giornale di Marco Travaglio. O basta aspettare il 27 gennaio, giorno in cui Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia e punta di diamante dei forcaioli grillini, si presenterà in Parlamento per ottenere il via libera al piano con il quale intende mettere mano al processo civile e al processo penale. Vedrete le scintille. Vedrete i giochi di fuoco. Il ministro – e di conseguenza anche Conte –..

Gerenza

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