Giuseppe Sottile

Il bullismo della casta
che vince sulla cultura

Va be’, c’è il Covid e ci sono ben altri e dolorosi problemi, ma la storiella dell’orrenda aiuola realizzata dal presidente Musumeci sul frontale di Palazzo d’Orleans merita un’annotazione. La Soprintendente di Palermo, Lina Bellanca, sostiene che “i piani erano altri” e che la Presidenza della Regione ha arbitrariamente cambiato le carte in tavola. E le ha cambiate con una spocchia dietro la quale non c’è solo l’arroganza della casta ma anche tanto cattivo gusto. Di fatto Musumeci, modificando a suo piacimento il progetto, ha delegittimato la Soprintendenza. La quale avrebbe anche potuto fermare i lavori: con un cittadino qualunque lo avrebbe certamente fatto. Invece l’architetto Bellanca ha preferito sorvolare. Una pagina sgradevole sia per la politica che per l’amministrazione. E soprattutto per la cultura, umiliata dal bullismo di un..

Le opere e i giorni
del colonnello Nello

E’ vero, non bisogna mai disperare. Finalmente sappiamo come il colonnello Nello, purtroppo nostro amatissimo presidente della Regione, ha impiegato questi dieci mesi di emergenza Covid. Finalmente sappiamo perché gli imprenditori e i lavoratori martoriati dalla crisi andavano a Palazzo d’Orleans e trovavano lo sbarramento più cinico e insormontabile. Il governatore aveva recintato il suo regno per stupirci alla vigilia di Natale. Nei dieci mesi più difficili e strazianti per i siciliani, lui ha pensato bene di dedicarsi al marciapiede sul quale si affaccia la sua residenza. Ha piantato alberelli a cono e sgargianti fiorellini rossi. Ha sistemato una lunga filiera di palle incatenate e ha montato due fontane marmoree sulle quali verranno un dì a bere gli uccellini. Il tutto per una spesa di un milione di euro. Ne..

Bullo e colonnello
preparano la replica

Rassegniamoci. La formidabile coppia che ha imbalsamato la Sicilia per tutto l’infausto 2020 prepara una replica: stesso palcoscenico, stesso teatrino. Il colonnello Nello e il suo bullo di fiducia preannunciano un nuovo esercizio provvisorio; il che significa che bloccheranno la spesa della Regione per i primi mesi del 2021. Poi, con un’altra Finanziaria di cartone, mortificheranno ancora una volta tutti coloro – commercianti, ristoratori, albergatori, imprenditori, disoccupati e disastrati – che durante l’emergenza Covid hanno già bussato alla porta di Palazzo d’Orleans ma hanno ricevuto in cambio fuffa e blablabla. Il bullo rientrerà nel suo tradizionale ruolo di fantasista o di illusionista, fate voi; mentre il colonnello Nello, con la divisa da caporale di giornata, troverà comunque un poveraccio da cazziare. Vivranno così un altro anno felici e contenti.

Trattativa, che cosa dice
la sentenza su Mannino

L’ultimo cavillo inventato dalla Procura generale di Palermo per salvare il romanzo della Trattativa è stato polverizzato dalla Cassazione. La sentenza libera definitivamente l’ex ministro Calogero Mannino, assolto già in primo e secondo grado, da tutte le accuse che lo hanno perseguitato per 25 anni. Resta in piedi l’altra metà della Trattativa, quella celebrata con rito ordinario e alla quale Mannino si è sottratto scegliendo il rito abbreviato. Come si comporterà la Cassazione quando, fra qualche mese, sarà chiamata a giudicare il processo pilota, quello che ha inflitto pesanti condanne ai boss della mafia e a due generali dei carabinieri? Oggi, giudicando Mannino, la Suprema Corte ha messo il bollo alla tesi che la Trattativa è stata costruita sulle patacche di Massimo Ciancimino. Avrà il coraggio di estendere la stessa..

Il pianto dei farisei
sul Ponte dei sospiri

Stanno tutti lì a strapparsi le vesti perché Palazzo Chigi ha buttato alle ortiche le opere faraoniche che la Regione avrebbe voluto realizzare con il Recovery Plan. Dimenticano però che il governicchio di Musumeci ha perduto in tre anni ogni credibilità. Tutte le riforme immaginate, a cominciare da quella sui rifiuti, sono naufragate miseramente. L’emergenza Covid è stata fronteggiata con una finanziaria di cartone approntata da un bullo che, malgré tout, continua a piritolleggiare tra i corridoi di Palazzo d’Orleans. L’unico successo che il colonnello Nello può vantare è quello di avere sistemato su ogni poltrona un amico catanese. Trova spazio, in questo piagnisteo generale, Giancarlo Cancelleri. Che da vice ministro delle Infrastrutture continua a promettere il Ponte sullo Stretto. Ma ormai pure le pietre sanno quanto vale in Italia..

Statali, uno sciopero
che allunga la vacanza

Dicono – perché è molto difficile cogliere certe assenze – che i sindacati della pubblica amministrazione hanno dichiarato uno sciopero per giovedì 9 dicembre. Qui nessuno si azzarda a contestare le legittimità delle rivendicazioni: c’è un contratto che non si rinnova da parecchi anni; e c’è un lavoro che va rivisto e riorganizzato anche e soprattutto alla luce delle nuove tecnologie e dello smart working. Gli immancabili leoni da tastiera sostengono che nella devastante crisi economica provocata dal Covid gli impiegati statali hanno comunque mantenuto intatto il proprio stipendio e che lo sciopero rappresenta uno schiaffo a tutti coloro che invece hanno perso reddito e lavoro. Noi ci limitiamo a dire che l’offesa agli italiani sta semmai nel fatto che lo sciopero è stato legato al giorno dell’Immacolata. Un modo..

Scandali & Monnezza
Com’è triste Palermo

"Orlando il sindaco lo sa fare", diceva. E così dicendo lasciava intravedere per Palermo un’epopea fatta di efficienza, di legalità, di sana e robusta determinazione. Ma dopo vent’anni e passa di comizi e illusioni, di peronismo straccione e di inutili proclami antimafia, a questa infelice città resta solo l’epopea della monnezza. Non bastava lo scempio dei rifiuti accatastati in quasi tutti gli angoli delle strade e che ammorbano soprattutto le dimenticate periferie. Non bastava lo scandalo dei Rotoli, con le bare che non trovano sepoltura. Oggi la cronaca ci offre anche lo spettacolo – triste, beffardo e un po’ ribaldo – degli impiegati del cimitero che nell’orario di lavoro anziché trovare una sistemazione ai defunti in cerca di una estrema dimora se ne andavano tranquillamente a spasso per i negozi...

Nello, il padroncino
con le mani vuote

Ora che metà legislatura è passata invano, qualcuno dovrà spiegare a Nello Musumeci che lui è a capo di un governo che ha sede a Palazzo d’Orleans, nel cuore di Palermo. Per quasi tre anni il presidente della Regione ha amministrato la Sicilia con gli occhi puntati solo su Catania e dintorni. Aveva promesso di abbattere i carrozzoni clientelari, ma tutti i simboli dello spreco sono ancora lì, vivi e vegeti. Aveva promesso riforme e rivoluzioni di ogni genere e grado e non è riuscito nemmeno a partorire una decente legge sui rifiuti. Per tre anni ha dato a intendere di essere al timone di un transatlantico e non è riuscito a muovere nemmeno un carrettino a mano. Ha davanti altri due anni. C’è ancora tempo per dimostrare che il..

Dove Musumeci
non sbaglia mai

Se li prendete singolarmente ciascuno vi dirà di essere uno statista. Ma se leggete il catalogo che Buttanissima ha appena compilato scoprirete che il governicchio di Nello Musumeci è composto in massima parte da tanti piccoli Giufà, velleitari e inconcludenti. Per dirla con Karl Kraus, “hanno con la realtà lo stesso rapporto che la fattucchiera crede di avere con la metafisica”. L’emergenza Covid e il conseguente disastro economico hanno messo a nudo fragilità vecchie e nuove di una Regione che non riesce a governare se stessa. Nella confusione danzano macchiette di ogni ordine e grado: dal bullo che su ogni capitolo di spesa tenta sempre la zampata clientelare a un governatore che finora ha perso su tutti i fronti, non ultimo quello della legge sui rifiuti. Solo sul sottogoverno Musumeci..

Retromarcia sui giornali
E il bullo restò solo

No, grazie. Come fu e come non fu, il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha abbandonato la sua tradizionale sudditanza e ha rifiutato il piattino clientelare apparecchiato, manco a dirlo, dal suo bullo di fiducia. Il quale, non dimentichiamolo, voleva trasformare i dieci milioni da assegnare alla stampa siciliana, colpita da una crisi irreversibile, in una colossale spartizione di mance e prebende per editori spregiudicati e leccaculisti pronti a baciare le pantofole più sporche della politica politicante. Musumeci ha inserito nel decreto una clausola che prevede, almeno per dodici mesi, il mantenimento dei livelli occupazionali nelle aziende che riceveranno dalla Regione il contributo a fondo perduto. La norma, va da sé, non risolverà la crisi dei giornali. Ma servirà almeno a contenere le ambizioni del bullo e delle sue parrocchiette..

Gerenza

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