Giuseppe Sottile

Quelli che il Palermo
è in Champions League

A leggere i giornaloni – sì, perché anche noi qui in Sicilia abbiamo i nostri amatissimi giornaloni – sembra che sia cominciata una nuova epopea. Sembra che, chiusa l’ignominiosa età della pietra, sia cominciata una folgorante e inebriante età dell’oro. Parliamo di calcio, ovviamente. Del Palermo calcio. Che dopo le devastazioni del clan Zamparini e delle altre macchiette dell’imprenditoria, sembra rinato a miglior vita. Per carità, Dario Mirri e la sua compagnia meritano tutta la fiducia e il rispetto di questo mondo. Ma forse andrebbero anche raffreddati alcuni entusiasmi. A leggere certe cronache sembra che la Serie A sia dietro l’angolo e che basterebbe un altro giro di giostra per conquistare la Coppa europea. Invece c’è da scavalcare una montagna e, forse, c’è pure da solcare un oceano. Il tifo..

La sfida di cartapesta
di bulli e bullizzati

Irredento e irredimibile, questo presidente della Regione sa sempre riversare sugli altri le colpe del proprio fallimento. Da più di nove mesi l’Ars è impantanata in un dibattito senza fine – anzi: senza capo né coda – sulla legge di Bilancio e sui cosiddetti “collegati” a quel che resta del documento finanziario. Ma Musumeci, sottomesso fino alla sudditanza al suo bullo di riferimento, quello che piritollegia lungo i corridoi di Palazzo d’Orleans, non richiama gli uffici a una maggiore serietà. E non piglia neppure a calci il bullo, primo responsabile del disastro politico della giunta. No. Il Governatore strilla per la chiusura estiva dei lavori parlamentari. E strillando lancia il guanto di sfida. “Ma il governo continua a lavorare”, dice. Un guanto di cartapesta, va da sé. Se gli assessori..

Dei call center
e altre persecuzioni

Fatta salva la solidarietà verso i lavoratori, è forse arrivato il momento di fare un discorso senza remore e senza riserve nei confronti dei call center e delle aziende, a partire da Almaviva, che in questo lavoro hanno impiegato capitali ed energie. Dispiace sentire che il settore è in crisi e che si annunciano licenziamenti. Ma oggi le chiamate al telefono sono diventate – è inutile negarlo – una forma di persecuzione. Spesso invasiva e spesso priva di ogni controllo. La privacy degli utenti viene travolta a ogni ora del giorno e della notte. Ed è ormai acclarato che molte chiamate finiscono per rasentare la truffa. Ci sono numeri (ad esempio lo 02 84975 145) che cominciano col chiedervi se avete pagato una bolletta e poi tentano di rifilarvi pacchi..

Il barone Cannitello
alla fermata d’Orleans

La storia fantastica della Sicilia racconta che un nobile dei nostri tempi – che abitava a Palazzo d’Orleans, o forse no – si invaghì del proprio campiere: un uomo rozzo, arrogante, bullesco e pieno di sé. E ogni volta che lo incontrava gli si inchinava salivoso fino ai piedi con riverenze assurde e prive di senso. A forza di piegarsi lo sconsiderato aristocratico siciliano finì per somigliare al barone Giovannino Cannitello, un grand viveur del secolo scorso che Tomasi di Lampedusa ha ritrovato tra le memorie giovanili. “Mia madre che andava a visitarlo sino alla fine – scrive l’autore de Il Gattopardo – ritornava impressionatissima perché egli era talmente curvo che, seduto in poltrona, il suo volto era a venti centimetri dal pavimento e per parlare con lui occorreva sedersi..

La Regione riaccende
la mistica del posto fisso

Evviva. La Regione ha riaperto i canali delle assunzioni e si prevede che nei prossimi quattro anni potranno essere immessi negli uffici quasi seimila nuovi dipendenti. Il governatore Musumeci esulta ed esulta pure l’assessore Bernardette Grasso: perché le assunzioni apriranno anche la strada alla promozione di quegli impiegati che da anni aspettano di ricoprire nuove e più prestigiose mansioni. Diciamolo: sarà una festa per grandi e piccini, per precari e disoccupati, per i fannulloni e per i raccomandati. Nel bel mezzo si celebreranno le elezioni regionali e non ci sarà deputato, uscente o pretendente, che non accenderà i fuochi per altre promesse e clientele. E chi se ne frega se le industrie chiudono e il commercio non tira, se i cantieri non partono e i treni non arrivano. Ogni deserto..

Gli uomini farlocchi
del governo che non c’è

Basta un dato per capire quanto sia farlocco e incompetente il bullo di Palazzo d’Orleans. E basta un dato per capire perché il governicchio di Nello Musumeci sia ormai diventato un monumento alla disfatta della Regione. Sono otto mesi che l’Ars non fa altro che occuparsi del documento finanziario; uno strumento senza il quale gli uffici sono di fatto alla paralisi. L’esame cominciò a dicembre dell’anno scorso. Poi il bullo del Bilancio ha portato in aula il collegato ed è stato un macello. Quindi ha presentato i collegati del collegato, inaugurando così quella che Cracolici, uomo di punta del Pd, ha definito una “finanziaria Netflix: ad episodi”. E siamo ancora lì: a rimestare cartacce senza capo né coda, ad aspettare che molti capitoli di spesa possano finalmente sbloccarsi e a..

Vincitori e vinti
tra Stato e mafia

Totò Riina e Bernardo Provenzano, i terribili boss delle stragi mafiose, sono morti in carcere. Dopo averli inseguiti e catturati, lo Stato gli ha inflitto la pena che meritavano: murati vivi dietro le sbarre del 41 bis. Poi si sono fatti avanti i rimasugli della vecchia cupola, da Settimo Mineo al nipote di Michele Greco, detto “il papa”. Ma lo Stato non gli ha dato scampo e li ha decapitati. Poi ci hanno provato i reduci della guerra di mafia, gli Inzerillo, eredi di una famiglia decimata dai corleonesi, che avevano trovato riparo in America. Ma anche il ritorno degli esiliati è finito con una retata tra Palermo e New York. Bene. Quale idiota potrà ancora credere alla favola nera, spacciata dagli irriducibili della Trattativa, secondo la quale lo Stato..

La sublime normalità
di una Sicilia ritrovata

Parce sepulto. Anche le sparute minoranze che non hanno mai amato Montalbano oggi renderanno omaggio ad Andrea Camilleri. Certo, non mancherà il purista pronto ad azzardare un confronto tra la tensione civile che dà corpo e anima ai libri di Sciascia e la levità dei racconti che hanno garantito a Camilleri un successo universale; e non mancherà neppure il critico irriducibile che verrà a illustrarci la distanza letteraria tra Bufalino e il cantastorie che ha fatto di Vigata il centro del mondo. Ma al di là dei dibattiti, va reso a Camilleri un merito certo e irreversibile. Ha sottratto la Sicilia alla retorica morbosa di una lotta perpetua tra il bene e il male, e l’ha restituita alla sublime normalità di una vita fatta di orrori e ammazzatine ma anche..

L’invisibile confine
tra il bene e il male

Se volete essere strafighi potete risolvere la questione con un richiamo a Chateaubriand: “Dove finisce il bene comincia il male”. O addirittura a San Paolo e al suo Mysterium iniquitatis. Oppure ricordatevi, più modestamente, di ciò che è successo ieri ai piedi del carro costruito, tra le mura borboniche del’Ucciardone, per Santa Rosalia, patrona di Palermo. E’ successo che uno dei carcerati, tra quelli di buona condotta, selezionati per spingere il carro della Santuzza durante la processione, ha tagliato la corda ed è scappato. “Ovvio che liberi tutti sarà il tema del prossimo Festino”, scrive con beffarda ironia il mio amico Totò Rizzo. Ma non prendetevela col detenuto evaso. Abbiate pietà di lui. Vi ha dato la possibilità – al di là di ogni tratto teologico – di capire quanto..

Gerenza

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