Giuseppe Sottile

L’antimafia dei miracoli

Stroncata la cupola, lo Stato ha vinto. Ma il mistero del male si è sciolto davanti alla reliquia di Santa Rosalia

La memoria corta
dei nuovi tartufi

Se dici “gioco a nascondere” e sei un animo gentile, ti viene in mente Lucio Piccolo e quella sua meravigliosa raccolta di poesie: “Da molti anni sono morti i mandolini e le chitarre, ma stasera girano le serenate...”. Poi pensi però che quel gioco è diventato il nuovo vizietto della politica siciliana e ti cascano le braccia. Avete visto con quanta arte tartufa il guerrigliero Leoluca Orlando si è inabissato pur di non mettere il nasino fuori mentre imperversava la sanguinosa battaglia del Pd, che ufficialmente è il suo partito? Il vizietto sembra avere conquistato pure Nello Musumeci. Il Governatore, ad esempio, ha segnato a dito personaggi e interpreti del crocettismo ma ha dimenticato di citare i dirigenti di quel sistema che lui ha inglobato nel suo governo: da Perillo..

Il multiparaculismo
del sindaco Orlando

Sono tutti lì a combattere perinde ac cadaver, a darsi sciabolate che neppure al tempo dei moschettieri. Sono tutti lì a cercare di conquistare la segreteria regionale del Pd: Davide Faraone contro Teresa Piccione; Giuseppe Lupo e Antonello Cracolici contro Faraone; Luca Sammartino e Totò Cardinale contro Cracolici e Lupo. Ma nei giorni cruenti della battaglia manca all’appello l’uomo che si era addirittura proposto come salvatore della patria: Leoluca Orlando. Ricordate con quanta pompa magna il sindaco di Palermo varcò la linea del Rubicone e si arruolò nell’esercito di Matteo Renzi? Era il gennaio di quest’anno. Ma dopo gennaio venne marzo e le elezioni di marzo portarono il Pd di Renzi alla disfatta. Da quel momento l’intrepido Orlando è sparito. Era il sindaco del multiculturalismo. Ora è anche il leader..

Quei campioni
del leccaculismo

Passano giorni, mesi e anni incolonnati nella via che conduce ad Arcore, nella villa di Silvio Berlusconi; o sulla strada che porta a Sant’Ambrogio, in quel di Cefalù, dove si trova la campagna di Gianfranco Miccichè, leader siciliano di Forza Italia e membro della maggioranza che regge la giunta regionale di Nello Musumeci. Cercano tutti un posticino nel paradiso dorato del sottogoverno, dove trovano potere, benefit, macchina e autista. Poi, quando agguantano la presidenza o l’incarico di amministratore delegato, si travestono immediatamente da padreterni, insensibili a ogni istanza e a ogni suggerimento. Prima mostrano insuperabili doti di leccaculismo e poi diventano degli azzeccagarbugli. Uno di questi, Marcello Caruso, presidente della Sas, è stato beccato da Miccichè con le mani nella marmellata del nullismo. Ed è stato scaricato in tronco. Viva..

La giustizia dei sacrestani

Dalla Commissione antimafia alla tv di Barbara D'Urso, il primo che arriva apparecchia il suo sinedrio

Peccato di continuità,
l’ultima dei grillini

Le volpi che si muovono dentro l’Assemblea regionale sotto la bandiera del Movimento Cinque Stelle hanno inventato un nuovo ordigno per colpire e affondare gli avversari. Si chiama “continuità”. Lo hanno sperimentato ieri su Nino Caleca, che è uno dei più prestigiosi avvocati della Sicilia, un giurista di chiara fama. Nel tentativo di evitare che Caleca possa diventare, come previsto, membro del Consiglio di giustizia amministrativa, le volpi grilline gli rinfacciano il peccato di “continuità” con il governo Crocetta. Non sanno però che la continuità è un’arma a doppio taglio, in grado di creare alla Regione un deserto esteso quanto il Sahara. Basta pensare a tutti quelli, a cominciare dal bullo di Palazzo d’Orleans, che hanno una continuità con Raffaele Lombardo. O basta pensare a Luigi Di Maio e alla..

Viva la corna
della legalità

Per carità, la Guardia di Finanza è stata encomiabile. Ha piazzato le telecamere nascoste, ha eseguito con scrupolo i controlli e alla fine ha presentato il suo bel rapporto all’autorità giudiziaria. Senza questo certosino lavoro di indagine i quarantadue assenteisti dell’assessorato regionale alla Salute sarebbero ancora lì, a sguazzare comodamente nell’illegalità. Tanto non avrebbero mai trovato un capoufficio disposto a richiamarli all’ordine né un direttore generale pronto a firmare una lettera di sospensione o di licenziamento. Ma il merito, oltre alla Guardia di Finanza, va alla moglie gelosa che, non trovando mai il marito dietro la scrivania, cominciò a sentire sulla propria testa il peso di un paio di corna e si premurò di sottoscrivere la denuncia dalla quale è scaturito poi tutto il putiferio. Evviva le corna, verrebbe da..

Stagione di scandali
nei palazzi del potere

Non bastava lo scandalo della Saguto e dell’allegra amministrazione dei beni sequestrati ai mafiosi. Non bastava lo scandalo della sezione Misure di Prevenzione. L’altro ieri, al Palazzo di Giustizia di Palermo, è esploso anche il bubbone della sezione Fallimentare, con un giudice sospeso dall’incarico per un anno e un’inchiesta che lo accusa di avere traccheggiato con Zamparini and Friends per evitare il naufragio finanziario del Palermo Calcio. Ma non è bastato nemmeno lo scandalo della Fallimentare. Per irrobustire la nostra fede nelle istituzioni repubblicane, oggi è scattato il blitz contro gli assenteisti dell’assessorato regionale della Salute: undici impiegati agli arresti domiciliari, altri trentuno denunciati. Chi legge Buttanissima sa che siamo mille miglia lontani dalla cultura del sospetto. Ma siamo sicuri che la losca filastrocca si chiuda qui?

A Corleone ha vinto
la buona politica

Ora che a Corleone ha vinto Nicolò Nicolosi, mite rappresentante del centrodestra, ora che gli elettori hanno ripudiato sia la logica del vecchi boss che quella dei Cinque stelle, che cosa si inventeranno i professionisti dell’antimafia per sostenere che Cosa Nostra in Sicilia è sempre forte e invincibile? Quale mascherina da talk-show troveranno per sputacchiare ancora su una terra che ha conosciuto il sangue e la violenza ma che ora ha solo voglia di vivere una vita normale, senza padroni e senza padrini? Nicolò Nicolosi ha doppiato i voti di Maurizio Pascucci, il candidato dei Cinque Stelle che volle fotografarsi accanto al nipote di Provenzano. Con il silenzio della buona politica ha sconfitto il rumoreggiare torvo di uno scandalo annunciato e ha stretto all’angolo oltre al mondo dei vecchi boss..

Il bullo si allarga,
Musumeci lo fermi

Ora che la giunta di Palazzo d’Orleans ha revocato il rendiconto “sospetto” che aveva tanto innervosito la Corte dei conti; ora che il presidente della Regione, Nello Musumeci, è andato umilmente a Palazzo dei Normanni per smentire il proprio assessore e dire che “ritorna ad essere efficace il disegno di legge approvato a giugno, quello già sottoposto alla parifica” della magistratura contabile; ora che il governo ha collezionato un’altra figura da perecottaro, ora a chi daremo la colpa se non all’Impomatato, al bullo che senza avere un voto è riuscito a infinocchiare Berlusconi e a farsi sistemare al vertice della Regione? Fino all’altro ieri si sapeva che l’Impomatato era capace di bullizzare la magistratura civile e in particolare i giudici addetti ai pignoramenti. Da ieri sappiamo che vuole anche bullizzare..

Gerenza

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